Conte, la Perfida Gallia, l’Italia proletaria…Ripasso di storia in diretta

di Lucio Fero
Pubblicato il 24 Gennaio 2019 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Conte, la Perfida Gallia, l'Italia proletaria...Ripasso di storia in diretta

Conte, la Perfida Gallia, l’Italia proletaria…Ripasso di storia in diretta (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Conte Giuseppe presidente del Consiglio del governo italiano agli italiani si presentò sette mesi fa come avvocato del popolo. Aveva scelta di auto battezzarsi così e l’idea piacque, ebbe successo e riscontro. Anche se si pensò soprattutto ad una buona idea più di marketing che di identità storico-politica. Errore, era sostanza e non immagine quel sentirsi incarnato dal popolo, l’unico e solo popolo. Unico e solo popolo perché chi dissente dal popolo e da chi lo incarna è contro, nemico del popolo. Sostanza, sostanza nota del pensiero politico, sostanza e non immagine.

Ancora oggi perfino la stampa non amica crede di vedere in Conte “il volto buono del populismo”. Errore, non c’è volto buono o cattivo, semmai c’è in Giuseppe Conte una sorta di beatitudine compiaciuta quando si riafferma “populista perché io sto con il popolo”. E c’è in Conte una determinazione quasi mistica (del resto il santino di Padre Pio sia eternamente nel portafoglio sia orgogliosamente esibito) nella missione del portare la lieta e buona novella. La lieta e buona novella della “Italia di popolo” che rompe i suoi ceppi e si leva…

Ancora oggi non manca che descrive Conte come un mediatore, in origine una sorta di prestanome poi fattosi personalità autonoma e perfino aspirante timoniere in proprio del governo. Doppio errore, Conte non è un mediatore, è un interprete ad alto tasso di convinzione e fedeltà dell’ideologia e cultura M5S. E’ autonomo quanto lo può essere in una processione quello che sostiene in prima fila a braccio la statua del santo.

Vero è che ad ogni passo, ad ogni mese che passa Conte assume spessore e la sua figura diventa più netta, si staglia di più, assume contorni storicamente e culturalmente riconoscibili. Nel suo ultimo intervento di fronte a platea internazionale ha esaltato con passione l’Italia, la nazione popolare che spezza le catene dell’austerità, dell’euro perfino gli è uscito di dire nell’enfasi.

E in nome dell’Italia popolare Conte ha pubblicamente diffidato la Francia. In nome dell’Italia popolare ha marcato solco e distanza e ostilità verso la Francia. E quasi altrettanto Conte e il suo governo stanno facendo nei confronti della Germania. Anche se Conte che non manca di vanità mostra di credere che qualche suo caffè e sorriso con la Merkel…

In realtà la Germania sta sostanzialmente mollando l’Italia. Sulle banche e sui migranti la Germania mostra di prendere atto che dell’Italia non ci si può fidare. Germania e Francia si stringono a due con le nuove intese. Strette perché vedono arrivare tempesta. Strette a due e non a tre perché l’Italia sta dall’altra parte.

L’Europa si dispone alla possibile scomposizione, Francia e Germania e forse verranno raggiunte da Olanda e Belgio e forse Spagna e Portogallo cercheranno di restare in scia. Polonia, Ungheria, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca stanno per così dire in Europa solo per timor panico e atavico della Russia, per il resto per nulla sono Ue. L’Italia naviga da sola e se ne compiace, Conte è andato a raccontarlo giulivo a Davos.

Dunque l’Italia la Grande Proletaria, dunque la Perfida Gallia, dunque le inique sanzioni dell’austerità e della moneta straniera…Dunque perfino le fanfaronate: Conte a Davos ha detto il Pil 2019 crescerà dello 1,5 per cento, il suo governo ha scritto 1 per cento, tutti dicono sarà 0,5 per cento se va bene. Dunque perfino moltiplicare per tre fascine e covoni. Dunque un ripasso di storia in diretta.

Ripasso perché quelle che la cronaca politica e sociale sfoglia in questi di giorni non sono le pagine di un libro ma quelle di un riassunto breve e semplificato (una volta si sarebbe detto un Bignami, poi una tesina, oggi un mini pdf?). Un riassunto breve e semplificato che sembra per fortuna dar ragione a chi così semplificò: la prima volta in tragedia, la seconda in farsa.

Fuori d’Italia, giunge notizia che in Baviera alla commemorazione pubblica e ufficiale della Shoah, dell’Olocausto degli ebrei per mano nazista, i deputati di Afd (Alternativa per la Germania, i sovranisti e populisti tedeschi) hanno abbandonato l’aula ritenendo offensivo per la Germania continuare a battersi il petto e a mortificarsi con questi riti anti nazionali. Ripasso anche qui in diretta della storia, pregando il cielo e la terra che la storia non ripassi.