Dopo Brexit Italia referente n.1 per Usa, Renzi sarà capace?

di Fabio Squillante
Pubblicato il 26 Giugno 2016 - 06:49 OLTRE 6 MESI FA
Dopo Brexit: Italia referente n.1 per Usa, ma Renzi deve...

Brexit e dopo: Italia referente n.1 per Usa, ma Renzi deve sapersela giocare bene, cosa che per Fabio Squillante non è proprio scontato

Brexit può essere una importante occasione per l’ Italia, sostiene Fabio Squillante in questa analisi, pubblicata anche dalla Agenzia Nova, sulle prospettive che si aprono per il nostro Paese sul piano della politica internazionale e in particolare dei rapporti con gli Usa.

Con l’uscita del Regno Unito dall’Ue, gli Stati Uniti perdono il migliore alleato in Europa, il perno della propria politica d’influenza nei confronti dell’Unione. Ciò non significa che Washington perderà la capacità di condizionare gli eventi politici nel Vecchio continente. Oltre che sulla Nato e sulla presenza militare in numerosi paesi membri dell’Ue, infatti, gli Usa possono contare sul sostegno di molti Stati, come Bulgaria, Danimarca, Polonia, Portogallo, Romania, Svezia ecc. Nessuno, tuttavia, in grado di sopperire al vuoto causato dall’assenza della Gran Bretagna. Appare inevitabile che il prossimo presidente degli Stati Uniti, chiunque egli sia, cerchi di stabilire un rapporto privilegiato con un paese europeo di peso.

La Germania, leader naturale dell’Unione e fatalmente legata al suo destino, non potrà esercitare il ruolo di rappresentante degli interessi Usa, e nemmeno potrà assumerlo la Francia, Paese che ha sempre avuto una sua agenda politica e strategica. Negli ultimi decenni, i governi francesi hanno costantemente teso ad ampliare l’influenza del proprio paese sull’ Italia per condizionarne le scelte, in modo da costituire un blocco sufficientemente forte da equilibrare il peso della Germania, e continuare così ad avere un peso determinante in Europa. La prospettiva di Parigi è dunque quella europea, in un rapporto dialettico con la Germania. Spagna e Polonia non hanno né il peso demografico, né quello economico sufficiente a sostituire la Gran Bretagna.

Washington, dunque, dovrà probabilmente rivolgersi all’Italia, paese fondatore, membro dell’Eurozona, seconda manifattura e terza economia dell’Unione, che peraltro è già tradizionalmente influenzabile dagli Stati Uniti. Negli Usa vive una fortissima comunità italo-americana, che potrebbe svolgere un ruolo importante nel rafforzare un’eventuale relazione privilegiata tra Washington e Roma. Più volte, in passato, l’Italia ha chiesto il sostegno degli Stati Uniti nel confronto con i partner europei.

È solo grazie a Washington che il nostro paese entrò nel Gruppo di contatto che coordinava le azioni della comunità internazionale durante la guerra in Bosnia Erzegovina. Allo stesso modo, la linea italiana sulla Libia ha prevalso poiché sostenuta dagli Usa. Nonostante le periodiche spinte federaliste europee, i governi di Roma hanno sempre dovuto allinearsi alle posizioni di Washington, senza tuttavia poter mai essere determinanti nell’affermarle.

Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione, Roma avrà la possibilità di rendersi indispensabile all’alleato transatlantico, vedendo rafforzato il suo ruolo in Europa e nel Mediterraneo. Un primo importante segnale di questo nuovo peso specifico dell’Italia lo ha dato la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, invitando a Berlino, alla vigilia del Consiglio europeo di martedì 28 giugno, i leader di soli due paesi: il presidente francese, François Hollande, e il capo del governo italiano, Matteo Renzi.

È l’embrione di un triunvirato che potrebbe guidare in futuro un’Europa più equilibrata. Il probabile rafforzamento del peso specifico dell’Italia è uno sviluppo che i nostri cugini francesi non auspicano e che faranno il possibile per evitare. Solo la consapevolezza e la determinazione dei nostri maggiori attori politici, dunque, potrebbe consentire di ottenere questo risultato. Non è scontato che ciò accada.