Europa lenta nonostante Bce, gli Usa reggono

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 23 Febbraio 2016 - 07:05 OLTRE 6 MESI FA
Europa lenta nonostante Bce, gli Usa reggono

Europa lenta nonostante Bce, gli Usa reggono

ROMA – Europa lenta nonostante Bce, gli Usa reggono. Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su “Uomini & Business” con il titolo “Europa al rallentatore”.

-Eurozona: “scende la fiducia ma sostegno BCE” – il calo degli indici di fiducia è la conferma che le turbolenze dei mercati finanziari incidono negativamente e, in aggiunta agli altri indicatori in decelerazione, rendono più probabile che la Bce attivi un nuovo ciclo di stimolo economico per mantenere la crescita e sostenere il ritorno dell’inflazione più vicino al target di poco inferiore al 2%. I verbali di gennaio della Bce mostrano che il consiglio direttivo è stato “unanime” nel concludere che la sua politica già aggressiva sarebbe dovuta “essere rivista ed eventualmente riconsiderata” con le nuove proiezioni macroeconomiche di marzo della Bce. Tuttavia i membri del Comitato hanno sottolineato come fosse necessario un equilibrio tra il segnale della “piena capacità” di agire e quello della “non pre-determinazione”. Numerosi dati interessanti previsti in settimana con Pmi flash (lunedì) attesi più deboli, numeri sugli sviluppi di credito e di inflazione (giovedì) della zona euro: quest’ultima attesa negativa per il peso dell’energia, ma stabile quella base.

-Usa: “lavori-salari-prezzi servizi reggono” – l’immobiliare, la produzione industriale e il mercato del lavoro in continuo recupero e i segnali nascenti di crescita dei salari fanno ben sperare per l’evoluzione della domanda interna e dovrebbero aiutare l’inflazione ad aumentare quando i costi energetici si stabilizzeranno. Ciò dovrebbe essere di conforto per i programmi di normalizzazione dei tassi della Fed che sta comunque monitorando la forza dell’economia Usa contro eventuali eventi contrari come le turbolenze del mercato azionario e i mercati esteri più deboli. Perciò nell’ultima riunione di gennaio la Fed ha riconosciuto un aumento delle incertezze sull’outlook per l’economia e l’inflazione. Di fatto l’approccio è stato quello ribadito la settimana scorsa dal presidente della Fed Janet Yellen: la tempistica per i rialzi sarà determinata dagli sviluppi economici. Questa settimana il Pil del quarto trimestre (4trim) in seconda lettura (venerdì) dovrebbe essere rivisto al ribasso con la correzione delle scorte e i deboli investimenti di fine 2015. Ordini di beni strumentali (giovedì) in recupero per la ripresa modesta degli investimenti, fiducia dei consumatori (martedì) sostenuta grazie ai prezzi bassi della benzina e le condizioni del mercato del lavoro favorevoli che compensano le turbolenze nei mercati finanziari. Ci saranno anche gli interventi del presidente e ceo della Fed di St. Louis James Bullard (falco, votante), del ceo e presidente della Fed di Atlanta Dennis Lockhart (neutro, votante) e del presidente e ceo della Fed di San Francisco John Williams (neutro, non-votante).

-Cina: “attesi gli stimoli fiscali” – l’accelerazione dell’inflazione a gennaio, è dovuta ai prezzi alimentari in vista del Capodanno cinese, più che a un vero rafforzamento della domanda e di un maggior utilizzo della capacità disponibile. Perciò la crescita potrebbe essere ancora sotto tono, e le prospettive restano per un aumento degli stimoli monetari e fiscali oltre a un programma di investimenti in infrastrutture.

-Brasile: “taglio di rating” – le vendite al dettaglio sono scese più del previsto a dicembre. Il governo starebbe studiando un target fiscale flessibile, nell’impossibilità di raggiungere l’obiettivo di avanzo primario dello 0,5% nel 2016. Il nuovo target sarebbe tra -0,6%/+0,8% e un annuncio potrebbe essere effettuato dopo il G20. S&P ha tagliato il rating del Paese di un livello a BB con outlook negativo. Inoltre si conferma l’inasprirsi delle tensioni politiche domestiche.

-India: “scende l’export” – il calo dell’import, a causa della discesa delle materie prime, la frenata dell’export e gli investimenti deboli aumentano le sfide del governo Modi che vuole spingere la crescita attraverso un forte programma di investimenti dall’estero.

-Giappone: “Bisogno di stimoli fiscali” – dopo il dato negativo del Pil del quarto trimestre (4trim), sulla scia del calo dei consumi ed export deludenti, ci sono ancora maggiori dubbi sul fatto che la crescita del primo trimestre (1°trim) 2016 possa essere in accelerazione. I dati domestici sono deboli per via dei guadagni salariali rimasti fermi tanto che i prezzi al consumo aumentano solo lievemente con le famiglie riluttanti a spendere. In tale contesto, nonostante la “iper stimolazione” monetaria, sta comunque diventando sempre più chiaro che mancano i driver fondamentali per supportare la ripresa dell’economia; crescita che si dovrebbe affidare al proseguimento delle riforme/stimoli del governo Abe il cui processo finora ha stentato a dare i risultati attesi.

-Svezia: “risveglio d’inflazione”- l’inflazione a gennaio è stata superiore alle stime della Riksbank. Tuttavia, è ancora probabile che la banca faccia ancora più azioni in futuro per sostenere l’economia. Atteso il verbale della Riksbank (lunedì) e vendite al dettaglio (venerdì) in recupero.

-Norvegia: “Pil debole” – la crescita nel quarto trimestre (4trim) è stata in linea con le previsioni, con la produzione manifatturiera, gli investimenti e l’export in calo, ma col consumo privato in crescita in particolare nei servizi. La Norges Bank dovrebbe continuare il suo percorso espansivo.

-UK: “bilanciato tra occupazione e inflazione” – mentre il tasso di disoccupazione si è mantenuto a un livello basso, avendo probabilmente raggiunto il suo livello di equilibrio di lungo periodo, la crescita del salario totale è decelerata ma quella della componente continuativa è invece salita. Ciò potrebbe indicare crescenti future pressioni inflazionistiche con un solido mercato domestico. Per decidere sui tassi la Bank of England (Boe) deve capire per quanto tempo il mercato del lavoro sarà in grado di continuare a migliorare senza il rialzo dei salari. Questo è ora possibile in quanto l’inflazione debole sta riducendo la pressione su datori di lavoro per aumentare i salari. In settimana il Pil del quarto trimestre (giovedì) dovrebbe essere rivisto al ribasso dalla lettura iniziale, suggerendo comunque che la crescita domestica rimane resistente compensando il calo delle esportazioni.