Pensioni giornalisti. Ombre sui tagli: violati prassi, statuti, leggi, sentenze

di Franco Abruzzo
Pubblicato il 22 Luglio 2015 - 07:04 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni giornalisti. Ombre sui tagli: violati prassi, statuti, leggi, sentenze

Andrea Camporese. presidente dell’Inpgi. Rischia un processo per corruzione ma non sente il bisogno di dimettersi

MILANO – Franco Abruzzo ha pubblicato questo articolo sulla riforma delle pensioni dei giornalisti anche sul suo blog.

RIFORMA PENSIONI INPGI: GLI STRAVOLGIMENTI STATUTARI E LE GRAVI DIMENTICANZE CONTENUTI NEL DOCUMENTO DELLA GIUNTA FNSI.

A che titolo l‘INPGI vorrebbe ora tagliare le pensioni in corso di pagamento visto che il suo unico obbligo statutario e istituzionale è, invece, solo quello di pagarle, visto anche che la Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale con tutta una serie di decisioni conformi hanno in casi analoghi bocciato questa possibilità di taglio?
Vi propongo sul complesso tema un articolo di Francesco M. de Bonis.
L’8 luglio scorso la Giunta della FNSI ha approvato a maggioranza la bozza di riforma delle pensioni INPGI in cui si prevede, tra l’altro, il taglio di tutte le pensioni INPGI 1 in corso di pagamento. All’inizio del documento (vedere sotto) si legge che la Giunta ha esaminato “le ipotesi di modifica delle prestazioni previdenziali dell’NPGI, proposte dal Consiglio di Amministrazione dell’Istituto e le relative valutazioni attuariali”.
Ma è davvero così? Assolutamente no, visto che il Consiglio di amministrazione INPGI in alcuna seduta ufficiale quest’anno non si è mai occupato della riforma delle pensioni, né ha tantomeno valutato il nuovo bilancio tecnico attuariale e dovrebbe affrontare l’argomento, comprese le valutazioni attuariali, solo il 27 luglio prossimo.
E allora su che ha deliberato la Giunta della FNSI? E poteva comunque deliberare il taglio delle pensioni? Assolutamente no, visto che lo Statuto della FNSI non prevede tale facoltà, mentre l’UNGP in base all’art. 2 del suo Statuto deve “tutelare gli interessi morali e materiali dei giornalisti pensionati, rappresentandoli nelle istanze sindacali, previdenziali e assistenziali e tutelare parimenti i titolari di pensione di reversibilità, indiretta e supplementare, erogate dall’I.N.P.G.I.”.
A sua volta l’art. 2 dello Statuto dell’Associazione Stampa Romana si prefigge tra l’altro di “promuovere il benessere dei pensionati”, mentre l’art. 2 dello Statuto del Gruppo Romano Giornalisti Pensionati presso l’A.S.R. si prefigge di “garantire gli interessi morali e materiali dei giornalisti pensionati e delle loro famiglie”, rappresentandoli nelle istanze associative, sindacali, previdenziali e assistenziali.
In conclusione, non solo non esiste per la FNSI alcuna possibilità di tagliare le pensioni INPGI 1 in corso di pagamento, ma non potrebbe proprio farlo perché violerebbe sia gli Statuti delle Associazioni in essa federate, sia di organismi di base da essa affiliati come l’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati (UNGP). Tale diritto “è riconosciuto ai giornalisti professionali iscritti alle AA.RR.SS. e titolari di pensione, considerato che il trattamento di quiescenza, cosi come generalmente concepito e disciplinato nei sistemi pensionistici, è una proiezione della retribuzione percepita in attività di servizio” (vedere art. 38 lettera b dello Statuto FNSI).
Peraltro perché mai l’INPGI dovrebbe interpellare la FNSI e la FIEG per ottenere il via libera ad un taglio delle pensioni INPGI 1 in corso di pagamento, taglio mascherato dall’introduzione di un contributo di solidarietà che semmai spetterebbe solo al Governo o al Parlamento?
Come può allora la FNSI dare il suo benestare al taglio delle pensioni quando tale argomento esula completamente dalle sue competenze dovendosi occupare, come Parte Sociale, dei contratti di lavoro a tutela dei lavoratori in attività di servizio? Peraltro risultano iscritti al sindacato neppure un terzo dei giornalisti pensionati, che non avrebbero più alcun motivo di restare iscritti al sindacato, tenendo anche conto che 1.200 di essi devono addirittura essere ancora pagati della cosiddetta Ex Fissa prevista da accordi siglati dalla FNSI, ma non rispettati dalla FIEG che ha un debito con l’INPGI di circa 140 milioni di euro pagabili in almeno 12 anni, cioè entro il 2027!
E a che titolo l’INPGI vorrebbe ora tagliare le pensioni in corso di pagamento visto che il suo unico obbligo statutario e istituzionale è, invece, solo quello di pagarle, visto anche che la Cassazione e la Corte Costituzionale con tutta una serie di decisioni conformi hanno in casi analoghi bocciato questa possibilità di taglio?
E perché nella bozza di riforma si parla a vanvera che si intende con essa avviare un patto di solidarietà intergenerazionale, ma ci si dimentica, tuttavia, di sottolineare che la stragrande maggioranza dei pensionati INPGI 1 sta già pagando da anni un pesante obolo all’Istituto che ha così potuto beneficiare (ma, stranamente, senza dire neppure grazie) di circa 20 milioni di euro per effetto sia del blocco della perequazione sui vitalizi, cioè della rivalutazione monetaria in base agli indici ISTAT, sia del taglio delle pensioni oltre 91 mila euro lordi l’anno?
E’ corretto tutto ciò? E come si concilia il taglio anche sulle pensioni più basse dal 1° gennaio 2016 per le quali il governo Renzi ha deciso di restituire con gli arretrati a partire dal 1° agosto prossimo la perequazione bloccata da anni? E a che titolo e a favore di chi i giornalisti in attività di servizio dovrebbero continuare a versare ogni mese all’INPGI 5 euro (cioè 70 euro l’anno)?
E come mai nella tabellina a pagina 11 si prevede un risparmio di spesa per l’INPGI/1 di 6 milioni di euro solo a partire dal 2017, visto che la riforma scatterebbe, invece, dal 1° gennaio 2016? Non c’è forse un errore di data?
Ed è corretta la procedura ora adottata, ma che è diametralmente opposta a quella seguita 10 anni fa dall’INPGI, pur essendo rimaste in vigore le stesse norme di legge? Nel 2005 la riforma fu infatti votata prima dal Cda, poi dal Consiglio Generale INPGI e quindi inviata alle Parti Sociali e parallelamente ai Ministeri vigilanti. Ora invece la Giunta della FNSI si è pronunciata su una bozza di lavoro del Presidente INPGI Amdrea Camporese addirittura 20 giorni prima della seduta del CdA INPGI in cui sarà discussa e non è previsto neppure alcun passaggio al Consiglio Generale INPGI come nel 2005, nonostante si tratti di una riforma considerata epocale!
Ed eccco qui di seguito una serie di appendici dal contenuto molto illuminante.

Appendice 1 – Previdenza 08/07/2015. Via libera della Fnsi all’ipotesi di manovra Inpgi.

La Giunta: “Ci sono margini per renderla più equa”.
Via libera della Giunta esecutiva all’ipotesi di manovra messa a punto dall’Inpgi. Lo schema incassa 10 voti favorevoli, un contrario e 2 astenuti. Anche la consulta delle associazioni regionali di stampa si esprime favorevolmente con 14 sì, un no e 2 astenuti. La votazione giunge al termine di un ampio dibattito nel corso del quale sono stati esaminati tutti i punti della manovra, evidenziandone le possibili criticità e proponendo correttivi in una logica generale di equità e sostenibilità. La Giunta esecutiva della Fnsi ha espresso parere favorevole all’ipotesi di manovra presentata dall’Inpgi alle parti sociali il 18 giugno scorso. Il via libera arriva al termine di un ampio dibattito che ha coinvolto le associazioni di stampa regionali e ha messo in evidenza alcune potenziali criticità della riforma. Da parte di tutti, con pochissime eccezioni, è stato sottolineata la necessità di procedere in tempi brevi ad una riforma che metta in sicurezza i conti dell’Ente. Nell’ottica di una tutela della parte più debole della categoria, all’Istituto la Federazione chiede miglioramenti sulla parte di manovra che riguarda il welfare e il sussidio di disoccupazione. Imprescindibile l’impegno a non creare esodati prevedendo norme di salvaguardia che riguardino i colleghi già coinvolti da stati di crisi. Si chiedono poi forme di flessibilità e gradualità in uscita, sia pure superando l’attuale normativa sulle pensioni di anzianità. Tutta la riforma deve infine essere accompagnata dalla definizione di misure anche sulla gestione separata per dare respiro al mercato del lavoro nella consapevolezza che se il settore dell’editoria non riuscirà ad uscire dalla crisi difficilmente la manovra darà i risultati sperati. Per la Fnsi è infine fondamentale che la manovra sia equa, sostenibile e avvii un processo di solidarietà intergenerazionale. Per scaricare la delibera e i documenti approvati dalla Giunta cliccate qui:

Per conoscere e scaricare lo schema della manovra INPGI cliccate qui:

Per scaricare la simulazione del contributo di solidarietà cliccate qui:

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Federazione Nazionale della Stampa Italiana

DELIBERA

La Giunta Esecutiva della Stampa Italiana, riunita a Roma mercoledì 8 luglio 2015
Esaminate le ipotesi di modifica delle prestazioni previdenziali dell’Inpgi, proposte dal Consiglio di Amministrazione dell’Istituto e le relative valutazioni attuariali, nel condividere la necessità di un intervento non più procrastinabile atto a garantire nel futuro la sostenibilità delle prestazioni, preso atto delle indicazioni emerse dalle consultazioni avvenute anche a livello territoriale esprime parere favorevole alle ipotesi di intervento e affida al Segretario Generale, sulla base delle valutazioni e delle indicazioni della Giunta Esecutiva specificate nel documento allegato, di rappresentare al Cda dell’Inpgi le determinazioni della Fnsi.
La Giunta della Fnsi considera indispensabile una riforma visto lo squilibrio dei conti dell’Istituto e l’andamento occupazionale: a fine 2014 i giornalisti occupati iscritti alla gestione principale dell’Inpgi sono meno di 16.000 a fronte di 8000 pensionati. In questo contesto è necessario che gli organismi della categoria si assumano, anche per tutelare le future generazioni di giornalisti, la responsabilità di una manovra. Che deve avere le caratteristiche di equità, sostenibilità e solidarietà, anche intergenerazionale, proteggendo i soggetti più deboli.
In questi anni sono stati già assunti alcuni provvedimenti: l’Inpgi ha varato l’aumento dell’età per la pensione di vecchiaia delle donne, con gli editori si è raggiunto un accordo per l’aumento di 3 punti dell’aliquota IVS a carico delle aziende, e in un triennio sono avvenute oltre 570 assunzioni a tempo indeterminato grazie agli sgravi contributivi varati dal Cda dell’Istituto.
Tutto ciò però non è stato sufficiente.
Entrando nel merito della manovra, la Giunta della Fnsi ritiene necessario che l’Inpgi, pur nella sua autonomia, tenga conto delle seguenti indicazioni:
-l’Istituto deve comunque mantenere regole previdenziali migliori rispetto al sistema dell’Inps;
– l’aumento dei requisiti per accedere alle pensioni di anzianità non deve essere tale da creare “scaloni” e va esclusa la possibilità di creare “esodati”;
– vanno verificate e attuate tutte le salvaguardie per i colleghi disoccupati o coinvolti negli stati di crisi;
– deve essere mantenuta la possibilità di andare in pensione con 40 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica;
– non va inserito l’aggancio dell’età pensionabile alla durata della vita media;
– vanno inserite forme di flessibilità in uscita, sia pure superando l’attuale normativa sulle pensioni di anzianità;
– occorre evitare l’intervento sul trattamento di disoccupazione, visto il momento di enorme difficoltà occupazionale che sta attraversando la categoria;
– è opportuno intervenire su tutte le aliquote di rivalutazione, compresa quella dello 0,90%;
– è opportuno accompagnare la riforma con la definizione di misure sulla gestione separata, che diano chiaramente il segnale che si sta operando a fronte di una evoluzione complessiva del mercato del lavoro. A questo proposito è indispensabile riprendere l’operazione di riallineamento delle aliquote sui Cococo come prevede il decreto Damiano del 2007.
Inoltre la Giunta della Fnsi considera un segnale politico importante, nel momento in cui all’intera platea giornalistica sono richiesti tagli e sacrifici, intervenire ulteriormente sul contenimento dei costi dell’Ente, sui compensi dei suoi amministratori e sindaci.
Si ritiene infine indispensabile che l’Inpgi, di concerto con le parti sociali, nel tempo verifichi la tenuta della manovra, che è legata all’incognita della leva occupazionale: solo se ci sarà la ripresa del mercato del lavoro e se il lavoro dipendente tornerà ad essere centrale nel mondo dell’editoria, la riforma avrà pieno successo.
La Giunta ritiene necessario avviare al più presto un confronto con la controparte datoriale per definire un utilizzo più equo delle poche risorse a disposizione per gli ammortizzatori sociali, anche alla luce delle modifiche normative.
L’istituzione del contributo di solidarietà da applicare a tutte le pensioni non potrà prescindere dalla legislazione vigente e dalle sentenze in materia.
La Giunta infine dà mandato alla Segreteria di provvedere alla definizione di una data ragionevolmente ravvicinata per la convocazione del Consiglio Nazionale.
(approvato dalla Giunta Esecutiva con 10 voti a favore, 1 voto contrario e 2 astenuti e dalla Consulta delle Associazioni Regionali di Stampa con 14 voti a favore, 1 voto contrario e 2 astenuti).

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Appendice 2 – Cosa scrisse la Corte dei Conti sulla riforma delle pensioni INPGI del 2005.

Ecco le 2 Relazioni della Corte dei Conti – Sezione Controllo Enti sulla sulla Riforma delle pensioni INPGI deliberata il 30/6/2005 e approvata dai Ministeri vigilanti il 24/4/2007, ma entrata in vigore con effetto retroattivo dal 1/1/2006.

1^ Relazione
Come si legge alle pagg. 30 e 31 della Relazione della Corte dei Conti – Sezione Controllo Enti sulla gestione finanziaria dell’INPGI per gli esercizi 2004 e 2005, approvata con delibera n. 106 del 20 dicembre 2006 (Relatore: Consigliere Bruno Bove)

5. – Il bilancio tecnico e la riforma previdenziale
In ottemperanza al disposto dell’art. 2 comma 2 del d.lgs. 509/1994 l’INPGI ha provveduto alla periodica redazione dei bilanci tecnici attuariali della Gestione principale.
Come già esposto nel precedente referto le previsioni dell’ultimo bilancio tecnico, redatto (da un attuario esterno) con riferimento ai dati al 31 dicembre 2003 e proiezione su un arco temporale di 40 anni (2004-2044), prospettavano una situazione di criticità della gestione riguardo al rapporto tra gettito contributivo e prestazioni nel periodo dal 2017 al 2037, e un andamento decrescente del patrimonio, a partire dal 2018 sino al suo azzeramento nel 2034.
A seguito di tali stime attuariali l’Istituto ha ravvisato la necessità, pure segnalata da questa Corte, di adottare misure di contenimento della spesa pensionistica ed ha a tal fine predisposto una serie di modifiche al vigente Regolamento delle prestazioni previdenziali e assistenziali, deliberate dal Consiglio di amministrazione in data 30 giugno 2005 ed approvate dal Consiglio generale il successivo 1° luglio.
Le principali modifiche regolamentari consistono:
nell’introduzione di una quota pro rata di pensione calcolata su tutta la storia contributiva degli iscritti;
nell’innalzamento dell’età prevista per le pensioni di anzianità con possibilità di mantenere gli attuali requisiti di età previa applicazione di abbattimenti percentuali definitivi; nell’introduzione di riduzioni percentuali per i prepensionamenti ex art.37 L. 416/1981.
Relativamente agli impatti derivanti dalla deliberata riforma pensionistica l’Istituto ha acquisito apposite valutazioni attuariali, proiettate sino al 2045, il cui conclusivo giudizio è nel senso che essa sia adeguata ai fini del ripristino degli equilibri di lungo periodo del fondo di previdenza ed al raggiungimento della sua autosufficienza finanziaria.
La riforma non ha però, sino ad oggi, ancora completato l’iter necessario per la sua entrata in vigore, mancando ancora le determinazioni delle parti sociali (FIEG e FNSI), quali previste dall’art 3 della d.lgs. 509/1994, e la successiva approvazione ministeriale.
Il rallentamento dell’iter è, come comunicato dall’Istituto, conseguenza dell’intenzione manifestata dalla FIEG di subordinare l’adempimento
contemplato dal predetto art. 3 alla trattativa sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico (allo stato in fase di stallo).
I tentativi esperiti dall’Inpgi al fine di superare la perdurante inerzia delle parti sociali – concretatisi, prima, in un ricorso cautelare al Tribunale di Roma, Sezione Lavoro (il quale, con ordinanza del 30 marzo 2006, lo respingeva, osservando, in particolare, che il Ministero del Lavoro, quale organo di vigilanza, era l’unico soggetto competente ad esprimersi sulla situazione di stasi denunciata dall’Istituto) e, successivamente, in una ulteriore delibera approvativa della riforma, con invio poi della stessa ai Ministeri del Lavoro e dell’Economia, dei quali si auspicava l’intervento ai fini dello sblocco della situazione – non hanno sinora sortito effetto.
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2^ Relazione
Come si legge alle pagg. 3, 4 e 32 della Relazione della Corte dei Conti – sezione Controllo Enti sulla gestione finanziaria dell’INPGI per gli esercizi 2006 e 2007, approvata con delibera n. 73 del 28 ottobre 2008 (Relatore: Consigliere Bruno Bove)

Alle pagg. 3 e 4 omissis…
In particolare, è compito dell’Istituto erogare ai medesimi la seguente estesa gamma di prestazioni (obbligatorie e facoltative): trattamenti pensionistici (invalidità, vecchiaia e superstiti; prepensionamenti ex art. 37 della L. 416/1981 e successive modificazioni; pensioni non contributive (equivalenti alle pensioni sociali INPS); liquidazione in capitale (agli iscritti ultrasessantacinquenni privi dei requisiti utili al pensionamento); liquidazione TFR (a valere sull’apposito Fondo di garanzia di cui alla L. 297/1982); trattamenti temporanei di carattere assistenziale (assegni per il nucleo familiare, trattamenti di disoccupazione, trattamenti per cassa integrazione, indennità di mobilità, indennità per infortuni), prestazioni di natura creditizia (prestiti, mutui edilizi ipotecari); prestazioni per finalità sociali (borse e assegni di studio, ricoveri in case di riposo) ed una serie di altre prestazioni consistenti in sussidi straordinari, contributi per cure termali, assegni una tantum ai superstiti, assegni temporanei di inabilità, assegni di superinvalidità.
Nel precedente referto ampi cenni erano stati dedicati al progetto di riforma pensionistica deliberato dall’INPGI a fine giugno 2005 ed alle vicende che avevano determinato un prolungato arresto dell’iter procedimentale previsto dalla legge ai fini dell’operatività della riforma medesima.
A riguardo è utile rammentare che le principali modifiche introdotte all’allora vigente Regolamento delle prestazioni previdenziali e assistenziali della Gestione sostitutiva consistevano:
nell’introduzione di una quota pro rata di pensione calcolata su tutta la storia contributiva degli iscritti;
nell’innalzamento dell’età prevista per le pensioni di anzianità con possibilità di mantenere gli attuali requisiti di età previa applicazione di abbattimenti percentuali definitivi;
nell’introduzione di riduzioni percentuali per i prepensionamenti ex art. 37 L. 416/1981.
La situazione di stallo del procedimento derivava dalla protratta mancanza delle determinazioni delle parti sociali (FIEG e FNSI), quali previste dall’art. 3 del d.lgs. 509/1994, dovuta, in particolare, all’atteggiamento inerte assunto dalla FIEG (con tutta probabilità, come strumento di pressione nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico ed esplicitamente poi motivato dalla stessa FIEG con l’intenzione di subordinare l’esercizio del suo diritto di autonomia negoziale, di cui al citato art. 3, ad una preventiva modifica statutaria volta ad ampliare la propria rappresentatività in seno all’INPGI).
Dopo le diffide ad adempiere notificate dall’Istituto alle parti sociali, la situazione si è sbloccata nel 2007, avendo il Ministro del Lavoro, previa acquisizione del parere del Consiglio di Stato, reso esecutiva, in data 24 aprile, la riforma previdenziale varata dall’Inpgi ed avente decorrenza dal 1° gennaio 2006.
Il Consiglio di Stato si era infatti espresso nel senso che il Ministero avesse il potere di chiudere il procedimento anche in mancanza delle determinazioni assunte congiuntamente dalle parti sociali, nella considerazione che la legge affida a queste un diritto partecipativo, non un indefinito potere di veto in merito alle delibere su contributi e prestazioni adottate dall’ente previdenziale.
A pag. 32 …..omissis….
Sempre con riferimento alla medesima gestione è poi da riferire che tra i relativi costi un peso di rilievo assumono quelli per i prepensionamenti (con un ammontare annuo di oltre 9 mln € nel 2007 ed analoghi importi nel quadriennio precedente), posti a totale carico dall’INPGI ai sensi dell’ articolo 38 della L. 416/1981.
L’Istituto, che ha più volte segnalato l’irragionevolezza di tale disposizione normativa – nella considerazione che l’INPS viene invece sollevato dagli oneri dipendenti dai prepensionamenti anticipati, essendo gli oneri stessi posti dalla legge a carico del bilancio statale – ha recentemente impugnato dinanzi al giudice amministrativo un provvedimento di concessione di trattamento straordinario di integrazione salariale (emesso nel maggio 2008 dal Ministero del Lavoro a favore dell’Agenzia Giornali Associati), prospettando questione di costituzionalità, per violazione dell’art. 3 della Costituzione, riguardo alla predetta norma.
E’ stata approvata dal predetto Ministero nell’aprile 2007, dopo una lunga vicenda (vedasi, a riguardo, il paragrafo n.1.1 della Parte Prima), la riforma pensionistica deliberata dall’INPGI a fine giugno 2005, la quale risulta, secondo le stime attuariali in merito acquisite dall’ente, adeguata ai fini del ripristino degli equilibri di lungo periodo del fondo di previdenza ed al raggiungimento della sua autosufficienza finanziaria.
Valutazioni queste che, se configurano, allo stato delle ipotesi demografiche ed economiche ivi adottate, un rassicurante scenario riguardo al futuri equilibri della gestione previdenziale e assistenziale, non eliminano comunque l’esigenza che sugli andamenti della stessa venga proseguita dall’Istituto un’assidua vigilanza, indispensabile ai fini di una tempestiva adozione degli eventuali interventi correttivi che si rivelassero via via opportuni. E ciò soprattutto in considerazione di fattori che nel tempo potrebbero influire negativamente sull’entità del gettito contributivo e sul peso globale delle prestazioni, quali, in particolare, una progressiva crescita dei rapporti di lavoro a termine e il graduale aumento delle aspettative di vita.
Con attenzione costante è da seguire anche l’andamento dei mercati ai fini di un’adeguata politica degli investimenti, i cui proventi concorrono ad assicurare la stabilità della gestione complessiva.