Napolitano e la “farsa” Bersani: verso nuove elezioni

di Gennaro Malgieri
Pubblicato il 24 Marzo 2013 - 08:59 OLTRE 6 MESI FA
pierluigi bersani

Bersani: siamo alla “farsa”

Giorgio Napolitano è un uomo saggio ed un politico perbene. Non ha permesso nel corso del suo settennato al Quirinale stravolgimenti delle regole ed abusi di potere da parte dell’Esecutivo e del Parlamento. Perfino alcuni settori della magistratura che avrebbero voluto delegittimarlo, hanno dovuto fare i conti con la sua correttezza impermeabile alle incursioni di sabotatori in toga. È stato una garanzia per le istituzioni e continuerà ad esserlo fino all’ultimo giorno del suo mandato.

Con queste credenziali si appresta a seguire gli esiti del curioso “incarico” a Pier Luigi Bersani, soltanto perché leader della coalizione uscita vittoriosa dalle elezioni, pur non avendo – paradossalmente – la maggioranza in entrambe le Camere per formare un governo. Alla fine del compito del segretario del Pd, Napolitano non si accontenterà dei numeri virtuali che gli verranno posti sotto gli occhi, desunti dalle promesse sulle quali vuoi i “grillini” vuoi i “montiani” potrebbero di volta in volta votare insieme con il centrosinistra. Il capo dello Stato chiederà di vedere i numeri reali, quelli cioè che vengono dati al momento di conferire la fiducia al governo. E devono essere, oltretutto numeri consistenti, dunque non raccattati come elemosine da questo o quel gruppo destinati a venire meno al primo stormir di fronde.

Insomma, il trucco di Bersani di presentare un disegno di legge per rendere ineleggibile Berlusconi, un altro sul conflitto d’interessi, un altro ancora per riformare (non abolire) il finanziamento pubblico ai partiti, non sembra convincere Napolitano che si aspetta ben altro dall’ “esploratore” al quale non a caso ha negato l’incarico di formare il governo proprio perché consapevole che ne avrebbe fatto uno di minoranza con il quale poi avrebbe dovuto tirare malamente a campare, almeno fino all’insediamento del prossimo Presidente della Repubblica inevitabilmente costretto a sciogliere il Parlamento come suo primo atto.

Posto che, stanti così le cose, le “larghe intese” non si faranno per l’ostilità dello stesso Bersani, non resta a Napolitano che prendere atto dell’assenza delle condizioni per una maggioranza “vera” e prorogare necessariamente Monti fino a quando, dopo le elezioni, non si sarà ristabilita una situazione di normalità.

Prospettiva questa che è totalmente nelle mani degli italiani, i quali se continueranno al scherzare con il fuoco finiranno per bruciarsi non soltanto le dita. È giusto in democrazia esprimere consenso a forze anti sistema, purché queste si “costituzionalizzino” e diventino il fulcro intorno al quale far crescere un sistema nuovo se ne sino capaci, indipendentemente dai giudizi che di esso potranno dare gli oppositori. Ma dove va a finire la protesta degli italiani se sarà impossibile una qualsivoglia maggioranza che sostenga un governo che ha molte ed importantissime cose da fare, a prescindere da quelle che Bersani ritiene siano le priorità? Il fantasma cipriota, tanto per dire, sta allungando la sua inquietante ombra su tutta l’Eurozona, ed in particolare sui Paesi mediterranei a cominciare dall’Italia. Ci si attenderebbe che forze politiche responsabili affrettassero la formazione di un governo impegnato a difendere i risparmi dei cittadini e non se ne appropriasse nottetempo (non sarebbe oltretutto un inedito per il nostro Paese). Possibile che Bersani abbia in mente soltanto la cacciata di Berlusconi dal Parlamento, per compiacere Beppe Grillo che la fiducia non gliela darà comunque?

Ecco cosa agita i sonni di Napolitano: la perdita di tempo a fini di puro esercizio narcisistico. E perciò ha dato a Bersani meno degli otto giorni che si usa dare alle domestiche. Poi prenderà in mano lui le operazioni, per come la Costituzione gli consente. E non è neppure escluso che buona parte del Pd, vistasi alle strette, sconfessi il segretario e faccia tornare in campo il progetto di una coalizione allargata, soltanto per il tempo di fare la legge elettorale, varare il Documento di programmazione economica e fronteggiare l’assalto dei mercati che si stanno spazientendo. Poi, il voto.

Altro che “stagione costituente”, come biascica Bersani. Ma con chi vorrebbe riformare addirittura la Costituzione nel bel mezzo di questo casino politico? Con Grillo che parla di “decrescita felice” sputtanando così un testo teorico di Serge Latouche, suggestivo e non privo di realismo, o le idee di Stiglitz che ben altri interpreti politici meriterebbero?

Siamo seri. Aspettiamo la fine della pantomima sperando che a Napolitano nel frattempo non venga una colica da stress.