Terremoto Trump,sciame mondiale: 2016 Austria, 2017 Francia, Italia: No e poi…

di Giampiero Martinotti
Pubblicato il 10 Novembre 2016 - 09:28| Aggiornato il 9 Dicembre 2016 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto Trump, faglia mondiale: 2016 Austria, 2017 Francia, Italia...

Terremoto Trump, faglia mondiale: 2016 Austria, 2017 Francia, Italia…

“Dopo la Brexit e questa elezione, tutto è ormai possibile. Un mondo crolla davanti ai nostri occhi. Una vertigine”. Gérard Araud, ambasciatore francese a Washington, ha pubblicato questo tweet quando la vittoria di Trump non era ancora ufficiale. Poi lo ha cancellato, ritenendolo poco diplomatico. Araud, tuttavia, ha visto giusto : quelle parole le ha scritte, forse, pensando al suo Paese. La prossima elezione a tenere con il fiato sospeso il mondo occidentale sarà la presidenziale francese di primavera e dopo il trionfo di Trump una vittoria di Marine Le Pen è diventata possibile. Razionalmente non è probabile, ma possibile sì.

La leader dell’estrema destra lo ha capito subito e non ha perso tempo. Anticipando tutta la classe politica, ha messo il cappello sulla vittoria di Trump. Malgrado il personaggio non le piaccia. Nei mesi scorsi, Le Pen si è schierata in suo favore con molta cautela : “Tutto tranne Hillary”, aveva detto. Ma il machismo del magnate statunitense la disturbava, gli attacchi furibondi ai musulmani e agli immigrati andavano contro la sua volontà di presentarsi come la leader che si rivolge a tutti i francesi. In un’intervista a Foreign Affairs, ha dato il suo sostegno a Trump, ma ha elogiato anche Bernie Sanders, due uomini che considera anti-sistema. Dopo la vittoria di Trump, ha fatto del voto americano, sulla scia di quello britannico, il simbolo del popolo libero che sconfigge l’establishment, cioè l’incarnazione del suo sogno presidenziale.

Non a caso un altro uomo della destra dura ha cercato di recuperare il voto statunitense: Nicolas Sarkozy, che il 20 e il 27 novembre giocherà il suo futuro nelle primarie della destra. Da settimane si presenta come “il candidato del popolo contro le élites” e il fallimento dei sondaggisti americani lo conforta nella sua idea di poter vincere malgrado il distacco da Alain Juppé, star finora incontrastata delle inchieste demoscopiche. Ma se Sarkozy riuscisse nell’impresa, l’idea di un ballottaggio in primavera tra lui e Marine Le Pen è un vero e proprio incubo per l’elettorato di sinistra e una parte di quello centrista: poiché nessuno crede a un François Hollande (o un altro candidato di sinistra) al secondo turno, si tratterebbe di scegliere tra la peste e il colera.

Ragionando a caldo, a poche ore dallo choc Trump, il voto francese di primavera assume così i contorni di una relativa prova d’appello del mondo occidentale. È vero che il 4 dicembre l’Austria potrebbe avere un presidente di estrema destra, ma con tutto il rispetto per l’Austria, la Francia è un’altra cosa: l’arrivo all’Eliseo di una Le Pen o di un Sarkozy animato da una rabbia anti-Islam e anti-immigrati potrebbe davvero dar ragione allo sconsolato messaggio dell’ambasciatore Araud. Il sisma Trump, se fosse seguito da una replica francese, avrebbe conseguenze impossibili da calcolare.