Amnistia e indulto sempre in agenda…aspettando il 20 agosto e la riforma

di Giovanna Corrias Lucente
Pubblicato il 8 Agosto 2014 - 07:38 OLTRE 6 MESI FA
Amnistia e indulto sempre in agenda...aspettando il 20 agosto e la riforma

Amnistia e indulto sempre in agenda…aspettando il 20 agosto e la riforma

Amnistia o indulto sono sempre nell’agenda, più o meno palese, dei politici. La questione suscita usuali controversie e un approfondimento si impone: da un lato, le ragioni e le pressioni di imputati, detenuti e loro parenti; dall’altro le esigenze di difesa sociale.

Le prime non sono da trascurare: le carceri italiane sono sovraffollate ed, a causa della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (se diventerà definitiva), l’Italia rischia una serie di condanne, anche di notevole entità, per sovraffollamennto delle carceri. Proprio le condizioni invivibili che i detenuti da tempo lamentano hanno trovato, dunque, considerazione in sede sovranazionale.

D’altra parte, la crisi economica ha determinato un incremento dei delitti e conseguentemente la liberazione di condannati definitivi e l’interruzione del giudizio per numerosi imputati verrebbero osteggiate dai cittadini, preoccupati della incolumità di se stessi e dei propri beni.

Per bilanciare correttamente le esigenze è utile ricordare le diversità esistenti tra amnistia ed indulto: il primo provvedimento estingue il reato sia in corso di giudizio (amnistia propria) che quello per cui è intervenuta condanna irrevocabile. In genere, riguarda reati meno gravi (ma non esistono limiti alla sua estensione) e si applica secondo la pena edittale, (ossia la massima prevista dalla legge per il reato) oppure a categorie predefinite di reati.

L’indulto, invece, riguarda le condanne definitive e si limita ad estinguere la pena, normalmente identificata con quella inflitta dalla sentenza di condanna. Inoltre, per il principio di ragionevolezza, l’amnistia dovrebbe riguardare reati per i quali normalmente la condanna non comporta una pena da scontare; mentre l’indulto si riferisce a pene che o sono già in esecuzione o dovrebbero andarvi. Ritengo, comunque, si tratti di meri palliativi che si adottano in luogo di necessarie misure strutturali. L’amnistia avrebbe effetti più rilevanti, perché comporta anche una deflazione momentanea dei processi in corso.

Va, però, rimarcato che tale beneficio confligge con la volontà più volte manifestata dal Governo di riformare la prescrizione per bloccarne l’applicazione. Le proposte contemporanee appaiono schizofreniche e sarebbe più sensato provvedere ad una rapida emanazione dei decreti attuativi delle norme sulla depenalizzazione. Questo, infatti, sarebbe un cambiamento strutturale e necessitato, per l’eccessiva proliferazione di fattispecie di reato (non lesive di interessi rilevanti) da cui è afflitto l’ordinamento penale.

In più, nel tentativo di ridurre l’ambito della carcerazione preventiva (anch’essa collegata con il sovraffollamento delle prigioni) è appena stato convertito il decreto legge n. 92 che vieta l’applicazione di misure cautelari in carcere quando la prognosi della entità della condanna da infliggere non superi i tre anni. Le prime liberazioni conseguenti al decreto legge avevano determinato immancabili polemiche; in sede di conversione sono state introdotte molte limitazioni in funzione di difesa sociale.

Il legislatore anche questa volta è intervenuto in materia di libertà personale, dopo il decreto del luglio 2013 che alzava la soglia della pena prevista per l’applicazione della custodia in carcere da quattro a cinque anni. Suppongo che tale riforma – ben più incisiva di quella del corrente agosto – sia stata inutile.

L’ultimo intervento pare evanescente: la prognosi è rimessa al Giudice in forma discrezionale; né si può ipotizzare un virtuoso controllo sul tema da parte del Tribunale della libertà; probabilmente la riforma non avrà conseguenze apprezzabili.

La mia personale opinione è che, in questo momento storico, non occorrano misure atomistiche o parcellari, ma una profonda ed organica revisione del Codice di procedura e dell’ordinamento giudiziario, unica in grado di garantire la necessaria armonia del sistema e la sua rispondenza a principi generali uniformi, che potrebbe eliminare i mali della giustizia italiana. In attesa che – come preannunziato – il 20 agosto vengano pubblicate le linee guida della riforma della giustizia, auspico che rispondano a criteri non emergenziali od occasionali, ma risolvano esigenze reali.