Berlusconi, il paese virtuale e la crisi reale: tra ronde padane e inni regionali, il timore che l’esempio dei 50 operai della Innse diventi contagioso

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 10 Agosto 2009 - 23:33| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

” …Basta con questo tg3 contro il governo, l’altro giorno 4 titoli su 6 erano contro di me..”

Così parlò Berlusconi nel corso di una intervista rilasciata al gr della Rai. Nessuno lo ha contraddetto, eppure era una affermazione falsa. Tra quei titoli abbiamo trovato Raffaella Carrà, una notizia sull’Aids, una sul tempo, una sulla crisi economica che avevano tutti i giornali…e allora?

Allora bisogna dedurne che a disturbare i sonni, già agitati, del cavaliere sia stata la scelta del tg3 di aprire con un collegamento in diretta con gli operai della Innse; 50 signori che stanno difendendo il posto di lavoro e per farlo 5 di loro sono saliti sopra la gru di questo antico stabilimento. Non lo hanno fatto per divertirsi, sarebbe stato meglio andare a Villa Certosa, ma perché il loro padrone, non troviamo altro termine possibile, ha pensato bene di vendere per ricavarci una bella area edificabile.

La fabbrica è talmente poco decotta che, dopo la loro protesta, ben tre cordate hanno manifestato un interesse all’acquisto. Perchè tanta paura? Perchè tanto livore contro la loro azione soprattutto contro la rappresentazione mediatica di questa lotta?

La spiegazione non è difficile: in un paese da cartolina, di inni regionali e ronde padane, dove la crisi non c’è, la sola idea che possa riesplodere la questione sociale fa letteralmente venire l’orticaria a chi pensava di aver trasformato l’Italia in un grande palcoscenico sul quale allestire ogni tipo di finzione.

Non a caso le ronde padane sempre così pronte ad inseguire i terribili vu cumprà non si sono fatte vedere sotto la gru dell’Innse; quelli saranno pure operai padani, ma non corrispondono allo spirito dei tempi, che non prevede neppure l’esistenza di una emergenza sociale.

Per queste ragioni il contagio lo vorrebbero bloccare subito, per evitare, come già sta succedendo in provincia di Roma, che altri lavoratori si mettano in testa di imitarli e non accettino più di fare le comparse o gli spettatori dell’ultima fiction del polo unico Mediarai