Grecia, Iran: due storie segrete. Una finisce male, altra meglio. Indovina quale

Pubblicato il 4 Agosto 2015 - 15:10 OLTRE 6 MESI FA
Grecia, Iran: due storie segrete. Una finisce male, altra meglio. Indovina quale

Foto d’archivio

Era luglio e sotto i riflettori del mondo due illuminatissime vicende avevano pur sempre una loro storia segreta. Grecia e Iran, due storie segrete parallele alle pubbliche vicende.

La storia segreta della vicenda greca è il come non solo Varoufakis ma anche Tsipras e tutta Syriza e tutte le “Syrize” d’Europa combatterono e persero la battaglia di luglio. Avevano deciso e scelto di piegare sul campo il capitalismo finanziario, di farlo cuocere e bollire nella sua stessa acqua, come si fa con i polipi. Ammazzarlo insomma a colpi di mercato. L’idea era: dopo il No per via di referendum dell’elettorato greco all’Unione Europea e ai creditori della Grecia sarebbero seguiti giorni e poi giorni e poi giorni e poi settimane di paura, panico e perdite in Borsa e rialzi di spread e di capitali in ansia se non in fuga. Con questo “massaggio” il capitalismo finanziario avrebbe ceduto per sopravvenuto panico e avrebbe cancellato il debito greco pur di ritrovare la pace. Una riedizione alquanto a fumetti del “non avere da perdere che le proprie catene”, una mal digerita e mal masticata analisi delle forze in campo, una stima di fattibilità basata su esplorazioni e informazioni ideologiche tipo “l’intrinseca fragilità del capitalismo finanziario e dei suoi agenti governativi”.

Infatti non è andata come stimavano, i mercati hanno tremato, poco, un giorno. Al contrario i mercati (e i governi compreso quello di Tsipras) hanno fatto assaggiare, hanno “massaggiato” per giorni e giorni e giorni e settimane i greci in carne e ossa con dosi non omeopatiche di “Grexit”. Chi avrebbe ceduto prima, i governi europei amministratori delegati del capitale finanziario sotto i colpi al mercato o i cittadini greci a 60 euro al giorno massimo prelievo bancomat? Una banale analisi avrebbe fornito la risposta subito e chiara. Ma segretamente Varoufakis, Tsipras, Syriza e tutte le “Syrize” d’Europa hanno puntato niente meno che sulla resa per panico dei “capitalisti”.

La seconda storia segreta riguarda l’Iran, l’accordo che si andava a firmare secondo cui l’Iran stesso accetta di non produrre l’arma atomica per almeno dieci anni, accetta il principio delle ispezioni internazionali ai suoi siti nucleari e in cambio guadagna la fine dell’embargo e delle sanzioni. La parte segreta della vicenda riguarda il lavoro di chi si opponeva, di chi non ci stava. In Israele, negli Usa, anche in Iran. I contrari all’intesa hanno detto di essere tali ala luce del sole. hanno tenuto però segreta l’alternativa, la loro alternativa all’accordo: la guerra. Si è lavorato, si lavora e non si è smesso di lavorare ad una guerra preventiva contro l’Iran. C’è chi la voleva e la vuole. D’altra parte o l’accordo o la guerra: tertium non datur, una terza situazione non è più nelle cose.

Due storie di luglio, pubbliche e segrete insieme. La prima, quella greca, minaccia e promette di finire male. I sei mesi di blocco dell’economia greca che hanno coinciso con il governo Tsipras, lo stato comatoso delle banche greche, il vero rebus del rimetterle in vita con i soldi europei ma senza le regole europee che se fai pagare pegno anche agli azionisti, obbligazionisti e correntisti sopra i 100 mila euro ammazzo quel po’ di impresa che è rimasta in Grecia…Lo scioperare dei medici greci se non li paghi in contanti, il nessuno paga più nessuno in Grecia…La Grecia che promette e minaccia di non farcela, di on farcela proprio a restare nell’Unione Europea. Il moltiplicarsi in Europa dei nazionalismi, per ora economici, l’un contro l’altro in armi. La sensazione, già quasi il rimpianto, per non aver consentito e accompagnato la Grecia all’uscita. L’inconsapevolezza degli elettorati e delle pubbliche opinioni europee del dove si affoga e del dove si tocca e resta a galla. Sempre più a cercare salvezza e salute nell’acqua altissima dei confini e sovranità nazionali, sempre più in fuga dal’acqua bassa dell’unione continentale. Questa storia europea promette e minaccia di finire male.

Meglio promette di finire la storia iraniana. Evitare una guerra quasi sicura è ottima cosa, stiamo ancora pagando il salatissimo conto della insulsa guerra all’Iraq del 2003 condotta da Bush junior. E qualcuno dovrà pure dare una robusta mano al riluttante Occidente, riluttante comprensibilmemte a combattere. Una robusta mano a combattere, possibilmente sconfiggere, l’Isis. L’Iran? Perché no? Primo sopravvivere, poi filosofare. Ecco perché, o almeno come, la seconda storia promette alla lunga di finire meglio della prima.