Grillo vuole andare al voto al più presto. Ecco perché, spiega Giuseppe Turani

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 2 Giugno 2017 - 06:45 OLTRE 6 MESI FA
Grillo vuole andare al voto al più presto. Ecco perché, spiega Giuseppe Turani

Grillo vuole andare al voto al più presto. Ecco perché, spiega Giuseppe Turani (Foto Ansa)

ROMA – Beppe Grillo e i grillini hanno fretta di andare ad elezioni anticipate perché temono gli appuntamenti elettorali amministrativi, come quello di Parma, dove Federico Pizzarotti potrebbe essere riconfermato sindaco con una lista propria. Ma non solo, secondo Giuseppe Turani, che ha scritto per Uomini&Business questo articolo dal titolo “Gli eroi di Porta Portese”.

Stufo dei suoi balordi, Grillo cerca facce nuove, magistrati sopratutto. Più cattivi  sono, meglio è. Ma perché Grillo e i grillini hanno così tanta fretta di andare al voto? Sentono che il tetto sta per cadergli in testa e quindi vogliono sbrigarsi. Giudizio eccessivo? Mica tanto. L’elenco delle loro disgrazie, presenti e future, è impressionante.

1- Intanto c’è la questione di Roma, dove si sono incastrati. Non possono mandare a casa l’inconsistente, forse addirittura inesistente, Raggi perché poi bisogna rifare le elezioni e sarebbero sicuri di perderle. Quindi se la devono tenere lì, nonostante i tre avvisi di garanzia. E ogni mattina rivolgono un pensiero alla Madonna perché i giudici romani non abbiano troppa fretta: gli lascino almeno fare le elezioni, ai grillini.  San Grillo cerca di fare lui il sindaco dalla sua villa di Sant Ilario a Genova, ma confonde la Garbatella con il Tuscolano, e quindi fa solo casino. Insomma, la Raggi, più che un sindaco, oggi è una specie di bomba sotto il sedere dei grillini: può esplodere in ogni momento, portandoli tutti all’inferno al grido di “bello, bello, bellissimo”.

2- A Parma si voterà fra poco e verrà sanzionata l’inutilità di Grillo. Pizzarotti, da lui espulso, rischia di essere riconfermato sindaco con una lista propria, senza più il marchio a cinque stelle, che Grillo, come un barone medioevale, conserva in cassaforte.

3- Ci sono, sempre fra poco, le elezioni amministrative e, a parte Taranto, i 5 stelle saranno fuori da tutto. Niente, nemmeno un sindaco. Zero. Come cavalieri oscuri sono arrivati e spariti nella notte.

4- A Torino l’elegante e colta Appendino ha mentito per circa tre mesi su un buco che le avrebbe lasciato il sindaco precedente (Fassino). Ma è stata sbugiardata dalla Corte dei Conti. Non sa leggere i libri contabili o glieli ha letti il solito Grillo, mentre veleggiava lungo le coste sarde?

5- Ogni tanto il povero Di Maio va in tv a presentare il programma economico dei 5 stelle. Che avesse grosse lacune in geografia e in grammatica si sapeva, ma in economia è anche peggio. Ostinato con il reddito di cittadinanza, sostiene che lo si pagherà tagliando gli emolumenti ai consiglieri delle società partecipate: 10 miliardi di euro secchi, con un solo decreto. Peccato per lui che l’insieme di tutti quegli emolumenti non arrivi nemmeno a 500 milioni. Quindi ci sono 9,5 miliardi che non esistono, se non nella testa dello stesso Di Maio. Il resto del programma è a questo livello, due spanne sotto lo zero.

6- Che l’insieme dei 5 stelle sia fatto un po’ da stupidini non meraviglia. In pratica sono stati eletti dei perdigiorno che, invece di lavorare o di andare a scuola, stavano tutto il giorno in Rete a leggere cazzate (sirene, scie chimiche, no vaccini, acqua e borotalco per curare il cancro, ecc.). E quindi sia Grillo che Casaleggio hanno deciso di fare una campagna acquisti per trovare gente un po’ più presentabile. Soprattutto fra i magistrati. Si pensava che uno dei giudici più inquietanti (Piercamillo Davigo) avesse accettato di essere il loro (immaginario) presidente del Consiglio. Ma saggiamente Davigo ha detto di no (“Mi occupo di politici solo quando rubano”, incoraggiante). Farà solo il guru, dietro le quinte. Sembra invece disposto a accettare un ministero (giustizia, ovviamente) Antonino Di Matteo (detto Nino). Di Matteo è quel magistrato che ha ereditato la super-inchiesta Stato-Mafia da quello scentrato di Ingroia. Ormai saranno più di dieci anni che rimestano in quel secchio vuoto. Curiosamente, Ingroia aveva cercato di andarsene fondando addirittura un movimento politico (tre voti alle prime elezioni, subito sciolto). Di Matteo trova invece non male i 5 stelle, così non deve fondare niente. Ci ha già pensato Grillo.

Insomma, fra eccessi giustizialisti, sindaci inesistenti o bugiardi, ragazzotti che nemmeno sanno quel che dicono, si capisce perché Grillo ha fretta di andare al voto. Lui insiste nel dire che i 5 stelle sono il nuovo. Invece è solo roba trovata a Porta Portese o al Balon di Porta Palazzo, scarti. E sa che uno scherzo prima o poi deve finire. Quindi vuole prendere i voti prima che una colossale pernacchia mandi lui e i suoi sicofanti a quel paese.