Europa muore: uccide di tasse la classe media, riduce gli investimenti pubblici

Pubblicato il 1 Agosto 2013 - 07:10| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Europa muore: uccide di tasse la classe media, riduce gli investimenti pubblici

Obama: salvate la classe media o l’economia muore

L’ Europa muore con la morte della sua classe media. L’ Europa muore a forza di tartassare la classe media europea, con sempre maggiori tasse e a forza di affermare il mantra della necessità di minore domanda pubblica. Così l’enorme potenziale domanda interna per i beni prodotti dalle imprese locali sparisce, e con essa le nostre imprese locali e la nostra manifattura. Il danno è irreparabile.

Ci vorrebbe  Obama in Europa. Ma non perché tutto quello che dice è giusto, ma perché tutto quello che di giusto dice non trova ospitalità in Europa. Le sue parole si inabissano nell’Oceano Atlantico.

Obama giustamente dice che non è solo moralmente sbagliato, è anche sbagliato dal punto di vista della crescita economica che gli aumenti di reddito finiscano oggi solo nelle tasche dell’1% più ricco.

È ingiusto e sbagliato, dice Obama, che l’America continui a rimanere una “winner take all economy” dove quasi nulla viene lasciato alla larga maggioranza degli Americani; ma come sia anche una sciocchezza quanto a ricetta di politica economica.

“Perché quando le famiglie della classe media hanno meno da spendere, indovinate che succede? Le imprese hanno meno clienti che consumano.” Finendo per uccidere l’economia.

Obama rilancia, con un discorso forte, la centralità della classe media per le prospettive di crescita di lungo periodo dell’economia a stelle e strisce.

Ha invece torto l’economista,  Casey Mulligan, che si scaglia contro Obama e dice di non avere mai letto in tutta la sua vita di un modello economico in cui la crescita di lungo periodo di un paese dipenda dai consumi e non dagli investimenti. “I consumi crescono se crescono i redditi, non viceversa, sono gli investimenti che generano la crescita di lungo periodo”.

Che errore.

Certo che (anche se non sempre) gli investimenti generano crescita, quelli produttivi in un contesto produttivo. Ma mi ricordo dei bellissimi lavori – fine anni 80 – di tre economisti, Murphy, Schleifer e Vishny che ricordavano come spesso la Grande Spinta, the Big Push, la Grande Industrializzazione, in tanti Paesi è derivata da un’equa divisione dei maggiori redditi (provenienti ad esempio da un boom di export agricolo) che, finendo nelle tasche della classe media, dominante in termine di numeri, con la sua enorme domanda di consumi di beni manifatturieri prodotti internamente, ha stimolato invenzioni ed investimenti che non sarebbero mai stati altrimenti effettuati dalle imprese locali, permettendo, in un circolo virtuoso, a queste di crescere ed imporsi poi sui mercati stranieri.

Obama lo ha capito. L’Europa no.