In Europa una guerra Civile, non fra Nord e Sud ma fra giovani e vecchi

di Gustavo Piga
Pubblicato il 10 Giugno 2013 - 05:29| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Guerre moderne: non con i cannoni ma con le valute

Guerre moderne: non con i cannoni ma con le valute

Secono il premio Nobel James Mirrless una guerra civile europea è in corso, non più tra Nord e Sud, come quella che divise gli Stati Uniti, ma tra giovani e vecchi.

L’idea iniziale di correlare invecchiamento delle società e livello dell’inflazione fu di Franco Modigliani:  il tasso d’inflazione era destinato ad essere tanto più alto quanto più la popolazione fosse composta da giovani non detentori di titoli.

Un altro economista noto anni fa, Faust, richiamava come popolazioni con una maggioranza di giovani (vecchi) avrebbero spinto per più (meno) inflazione e come tale rischio avrebbe potuto essere smorzato dalla nomina di un comitato della Banca centrale fatto di anziani (giovani).

Una soluzione per vincere la guerra civile europea a favore dell’occupazione sarebbe dunque quella di fare entrare i giovani nei gangli decisionali della politica economica, Banca Centrale inclusa, da cui oggi sono esclusi?

Vi è anche una connotazione geografica del problema.

Certo gli Stati Uniti hanno una popolazione over-65 minore in proporzione di quella europea: forse questo può spiegare in parte le politiche economiche più espansive americane rispetto a quelle europee?

Questo potrebbe suonare contraddittorio con la situazione del Giappone dove, benché protesi verso una società in forte invecchiamento, sono oggi invece al comando della lotta per crescita ed occupazione. Ma non lo è. Basta leggere le parole del Ministro dell’Economia giapponese Akira Amari:

“Tra un paio di decenni un quarto della popolazione giapponese avrà un’età superiore ai 65 anni. Aumenteranno le spese sanitarie e previdenziali e diminuirà la forza lavoro, potrebbe essere una tragedia. Ma se invece fosse possibile una soluzione a questo problema, grazie allo sviluppo tecnologico o mediante la riforma del sistema previdenziale, creando cioè una società nella quale le persone rimangano attive per tutta la vita, questa soluzione potrebbe essere esportata in tutto il mondo”.

Ecco dunque che se il Giappone è intenzionato ad eliminare il pensionamento degli anziani e introduce il concetto di lavoro eterno torna a comprendersi come il partito dell’inflazione, reflazione, occupazione possa imporsi anche in una società che invecchia come quella nipponica, ma che tuttavia potrebbe dover risparmiare di meno e lavorare di più.

Dobbiamo dunque sperare in una riforma pensionistica in Europa che allunghi ulteriormente l’età pensionabile affinché l’Europa la smetta finalmente di combattere come Don Chisciotte l’inflazione che non c’è e si concentri su politiche della domanda che stimolino l’occupazione, come in Giappone?

No, perché sappiamo bene che in Italia la riforma pensionistica ha ucciso occupazione, specie giovanile, altro che stimolare politiche espansive. Meglio concentrarci su qualcosa di più ambizioso: il pensionamento di una classe politica che non rappresenta in alcun modo i giovani, le piccole imprese, il nuovo e che difende oramai da troppo tempo gli interessi dei detentori (anziani) di attività finanziarie.

Non è un caso che i giovani si siano scatenati davanti alla Bce a Francoforte; forse sarà lì che un giorno ci sarà la Gettysburg dell’austerità. Ma chi sarà il Lincoln che guiderà le truppe dei giovani verso la vittoria?