Regali di Natale: Monti vieti ai dipendenti pubblici anche quelli da 1 euro

di Gustavo Piga
Pubblicato il 22 Novembre 2012 - 11:06| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

I regali di Natale si avvicinano e il clima delle feste, in questo umore dimesso per la crisi, porta cattivi pensieri.

Porta anche a una richiesta, anzi una invocazione, al presidente del Consiglio Mario Monti: modifichi tutti i Codici Etici e vieti tutti i regali, tutti, quale che ne sia il valore, anche il classico portachiavi di plastica o una bic da meno di un euro.

Temo che il mio appello cadrà nel vuoto ed è un peccato, perché se Monti lo facesse, certo il Paese gliene sarebbe grato. Un po’ meno, forse, i tanti dipendenti pubblici che sarebbero colpiti dal divieto, sempre che l’autorità del Governo si possa estendere anche a Regioni, Province, Comuni….

In base all’esistente Codice Etico, un dipendente pubblico può accettare doni fino a 150 euro: mi pare una cifra enorme e forse farebbe il Governo a ridurla drasticamente. Anche perché a un malpesante subito viene da chiedersi: e se uno facesse 3 regali da 149 euro a distanza di qualche settimana?

In ogni caso, se ci confrontiamo con gli Usa, dove a queste cose prestano molta attenzione, 150 euro sono comunque troppi.

Negli Stati Uniti la norma è che

“un impiegato può accettare doni, non sollecitandoli, che abbiano un valore di mercato aggregato di 20 dollari o meno per occasione, purché il valore aggregato di mercato dei singoli doni per una persona non superi i 50 dollari per anno solare”. Seguono abbondanti esempi, quali: se ricevi due regali, uno da 18 ed uno da 15 dollari, deve rinunciare ad uno”.

Due economisti tedeschi,  Ulrike Malmendier e Klaus Schmidt, lei che lavora negli Stati Uniti e lui a Monaco di Baviera hanno fatto una serie di esperimenti, che mi pare significativo riferire, sulla influenza dei (piccoli) regali sui comportamenti altrui quando questi sono mirati a convincere un decisore (tradotto in italiano potrebbe essere:stazione appaltante) a favorire il donatore (leggi: fornitore) a scapito di qualcun altro (sempre di fornitore si tratta), magari più bravo, a danno dell’interessato finale alla bontà della decisione: nel caso degli appalti pubblici, l’interesse pubblico, quindi di noi cittadini e contribuenti.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul sito del National bureau of economic research, un quasi centenario istituto privato di ricerca americano.

La conclusione è che, rispetto ad una situazione in cui i doni non sono possibili, chi riceve i (piccoli) doni si sente molto più in “dovere” di reciprocare la generosità del donatore anche se questa va a danno di colui per il quale il percettore del regalo lavora (perché sarebbe stato meglio aggiudicare la gara all’altro fornitore) ed anche se non vi sono per lui addizionali premi monetari (tangenti) o se l’interazione non si ripeterà.

L’effetto di questi piccoli doni non è … piccolo, anzi è ben maggiore di quando non vi sia una terza parte interessata ed il percettore del dono compra per sé: in questo caso utilizza il più delle volte il fornitore migliore. Per di più chi riceve il dono sa bene che questo è stato fatto per ottenere un favore che va a danno del proprio utente-referente (cittadino/contribuente), ma contraccambia comunque aggiudicando la gara al fornitore sbagliato, quello che ha fatto il piccolo dono.

Anche il non fare un dono ha effetti nocivi per il (non) donatore che viene spesso punito: anche se si ha il prodotto migliore, non fare il (piccolo) regalo riduce la probabilità di essere selezionati dal 90% a meno del 60%.

Secondo Malmendier e Schmidt, un (piccolo) regalo fa scattare un “obbligo” a contraccambiare, un “legame speciale”. Più l’atto è inatteso, maggiore la voglia di contraccambiare. Da notare che se il valore del regalo cresce, l’effetto è negativo, perché scatta la molla del senso di colpa o del sospetto che il regalo sia inteso per motivi di frode/corruzione.

Per superare il problema, invocare maggiore trasparenza serve a poco, perché non compensa la voglia di contraccambiare che cancella invece ogni tipo di “vergogna”.

Quindi la soluzione è una: vietare del tutto i regali, anche minimi.