Italia via dall’euro? Prezzi doppi, borsa nera, merci introvabili. Draghi avverte, Turani spiega

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 7 Febbraio 2017 - 06:14 OLTRE 6 MESI FA
Italia via dall'euro? Prezzi doppi, borsa nera, merci introvabili. Draghi avverte, Turani spiega

Italia via dall’euro? Prezzi doppi, borsa nera, merci introvabili. Mario Draghi avverte, Giuseppe Turani (nella foto) spiega

Euro irrevocabile e imprescindibile. Contro le parole senza appello di Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea (Bce), si sciolgono le parole in libertà di quei politici che, in nome del dio Voto, agitano il fantasma di un referendum per imporre l’uscita dalla moneta unica. Questa è la sintesi di due articoli di Giuseppe Turani, pubblicati anche su Uomini &Business.

“L’ euro è irrevocabile, questo è il trattato”. In un’audizione alla commissione affari costituzionali dell’Europarlamento, Mario Draghi ha spazzato via le ambizioni di quanti in queste ore sono tornati a cavalcare le ipotesi di abbandonare la moneta unica. Un messaggio chiaro rivolto ai vari partiti politici europei che hanno messo al centro dei loro programmi l’uscita dall’euro, ma anche al popolo degli elettori.

Un messaggio che il numero uno della Bce ha chiarito con ancora maggiore enfasi: “Il mercato unico europeo non sopravviverà davanti a svalutazioni competitive. Abbiamo visto quello che è successo negli anni Settanta e Ottanta, che non furono certamente anni di stabilità”.

Prima di riferire nel dettaglio le parole di Draghi, vorrei chiarire alcuni concetti ai vari Salvini, Meloni e Beppe Grillo che parlano di uscire dall’ Euro come da una pizzeria dove hai mangiato male. Il discorso vale anche per la signora Le Pen, ma lei non sa l’italiano.

Spesso a sinistra ci si lamenta della povertà di idee dei propri leader e della propria formazione politica. A destra, però, dovrebbero buttarsi nel fiume più vicino con le tasche piene di sassi. E’ evidente che da gente come Salvini o Meloni non sia umanamente possibile attendersi molto. Più che altro sono due agitatori.

E lo stesso si può dire dei vari Beppe Grillo, Di Maio e Di Battista che ogni due per tre promettono un referendum sulla uscita dall’ euro.

Alla mattina passano al bar a prendere il cappuccino, sentono fra gli avventori che aria tira, in Brianza o in borgata, e alle 9 sono già in televisione, pronti a dare fiato a quello che hanno appena sentito. Il loro livello di elaborazione politica è questo. Non ne esiste altro, anche perché dentro i loro movimenti (come in quello di Grillo) nessuno si azzarda a parlare. Insomma, sono anche un po’ costretti a fare da soli. E quindi le conversazioni al bar con gli avventori trafelati sono l’unico momento dialettico delle loro vite.

Pensa che ti ripensa, ascoltando Gino il postino in pensione e Marta (la cameriera del bar) sono arrivati alla conclusione che è buona cosa dare la colpa di tutti i nostri guai all’esistenza dell’euro. E’ una cosa semplice da capire e anche intuitiva, il  che va bene perché la gente non ha tanta voglia di spremersi la testa.

Allora via dall’euro. Salvini, che sembra il più attrezzato, ha messo al lavoro anche un paio di cervelli specializzati. Il risultato è un po’ da rotolarsi per terra dal ridere, ma di più non sono riusciti a fare.

Stabilito  che bisogna, appunto, uscire dall’euro, come si fa? La strada maestra, la più semplice e diretta, sarebbe quella di una decisione autonoma della Germania di andarsene dalla moneta unica. Non si dice che per convincerla a tanto, convenga dichiararle preventivamente guerra, ma comunque una certa pressione andrebbe fatta. Via i tedeschi, con gli altri partner (immaginati più morbidi) si potrà discutere più agevolmente.

La Germania, purtroppo, nemmeno ci pensa, ma Salvini ci spera. Hai visto mai? Magari, un giorno.

Nel caso, probabile, di resistenza dei tedeschi, si potrebbe seguire una diversa strada: se ne vanno dall’euro tutti gli altri, e noi con loro. Se proprio poi nessuno se ne vuole andare, faremo da apripista e ce ne andiamo noi.

Ricompriamo le nostre macchine della zecca e ci mettiamo a produrre lire, finalmente felici. Svalutiamo subito del 30 o del 50 per cento la neo-lira, così i prodotti italiani per gli stranieri costeranno la metà (nelle loro valute). Facile immaginare le file a Chiasso: verranno qui anche per comprare il pane, non solo le Ferrari e i vestiti di Armani. Pazzesco boom economico, disoccupazione (tre milioni) riassorbita in un pomeriggio. Vittoria assoluta. Salvini, Meloni e Grillo, con i loro consulenti, attraversano l’arco di trionfo. I festeggiamenti durano una settimana.

Cessano quando accadono due fatti. Salvini ordina alla Apple l’ultimo modello di iPad, e si accorge che il prezzo è raddoppiato. Si incazza come una bestia. Alla Apple, davanti alle sue proteste, gli rispondono col mantra di Grillo.

Purtroppo arriva anche la bolletta relativa al primo invio di petrolio all’Italia: raddoppiata anche quella. “Sceicchi bastardi, musulmani di merda”, tuonano insieme Salvini e la Meloni. Si potrebbe dichiarare guerra all’Oman (tanto per fare qualcosa), ma i militari (ai quali è stato raddoppiato lo stipendio) sono in vacanza.

Si dà allora incarico alla Banca d’Italia di raddoppiare la stampa di lire. La moneta italiana si svaluta ancora, ormai siamo al 70 per cento. Il prezzo delle marmellate inglesi nei supermercati ha raggiunto livelli proibitivi, gli smartphone sono spariti dalla circolazione e sono riapparsi, estratti da scatoloni in soffitta, certi vecchi Nokia.

In un mese 3.456 aziende italiane vengono comperate dall’Islanda:  costano il 70 per cento in meno, grazie alla svalutazione della lira. Il premier islandese dichiara: “Non sappiamo cosa farcene, ma costavano così poco che le abbiamo comprate”. In un mese 120.830 aziende chiudono i battenti, travolte dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime. I disoccupati invadono nuovamente le strade, adesso sono 6 milioni. Accanto a loro, milioni di casalinghe: nei supermercati non c’è più niente.

La folla rumoreggia. I disordini appaiono inevitabili. La gente si placa solo quando vede arrivare, dal Brennero, una lunghissima autocolonna della Nato. I militari scortano 30 camion che poi si riveleranno pieni di euro in diversi tagli. E scortano anche una limousine con sopra tre eleganti signori. “Siamo la troika” – dicono – “E siamo venuti a salvarvi”. Due contesse romane organizzano subito cene di benvenuto.

Salvini, la Meloni e i loro consulenti sono stati avvistati in Africa centrale, dove avrebbero aperto una pizzeria italiana. Di Maio serve ai tavoli. Di Grillo non si sa nulla, anche se si sospetta che si sia rifugiato in Kenya da Briatore. Il sacro blog è stato venduto alla Nike.

Di fronte a questo festival di scemenze, le sagge parole di Mario Draghi.

Grazie alla moneta unica, ha detto, “abbiamo forgiato legami che hanno resistito alla peggiore crisi economica dalla Seconda guerra mondiale. Stare uniti in tempi difficili è la ragione d’essere dell’euro”. L’ euro è “imprescindibile”. “Obiettivo dell’Unione economica e monetaria dovrebbe essere cercare di ottenere il progresso economico e sociale, come era l’intenzione dei firmatari di Maastricht. E per questo, abbiamo bisogno di una crescita sostenuta e della creazione di posti di lavoro».

Altro che cazzate.