La finanza che ci nutre e ci divora

Pubblicato il 4 Marzo 2009 - 16:46| Aggiornato il 6 Marzo 2009 OLTRE 6 MESI FA

Tra un po’ sarà compleanno, sta per compiere dodici mesi la frase: “Per sanare davvero l’economia occorre riscrivere le regole della finanza internazionale”. L’ha pronunciata cento volte Obama e venti Berlusconi. Cinquanta Brown e più di cinquanta Sarkozy e la Merkel. L’hanno ripetuta e approvata banchieri centrali e periferici, autorità mometarie ed economisti. Il nostro Tremonti ne ha fatto perfino un comandamento, più o meno l’undicesimo dopo i  classici dieci. E ci sono stati vertici e summit, impegni e conferenze stampa, promesse e assicurazioni di governo e Parlamenti. Il papa ci sta scrivendo sopra un’Enciclica. E tutti attendiamo la lieta novella, se non proprio il messia che riscriverà le tavole della legge dell’arricchimento.

Ma alla vigilia del primo compleanno dall’annuncio mondiale dell’avvento, le tavole restano vuote e i tanti Mosè sulla montagna sembrano scrivani con in mano una penna senza inchiostro. Non è cattiva volontà e neanche ignoranza. E’ che riscrivere le leggi, le regole internazionali della finanza altro non può voler dire che comunicare a qualche miliardo di umani che arricchire come prima, più o meno tutti insieme anche se in misura diversa, più o meno nello stesso tempo anche se con diversa velocità, non si può più. Anzi bisogna smetterla. Smetterla con quello che un paio di miliardi di umani consideravano e considerano un diritto acquisito: indebitarsi per comprare più di quanto il reddito prodotto consenta. Smetterla con quel che altri due miliardi e passa di umani hanno appena cominciato a considerare un traguardo raggiunto: arricchire in fretta e in massa.

Chi glielo dice agli umani che la finanza che si è mangiata da dentro l’economia usa e poi quella mondiale è la stessa finanza che ha distribuito, se non a tutti a moltissimi, quote parti ineguali ma pur sempre quote parti di benessere? Non glielo dice nessuno perchè nessuno sa quanti siano i titoli tossici ma nessuno sa soprattutto quanto peserebbe lo choc e come reagirebbero quei miliardi di umani a sentirselo dire. A sfogliare i libri di storia, gli umani, quando è capitato che qualcuno, la realtà, gli abbia detto nei secoli scorsi qualcosa del genere, reagiscono molto male. Caricano come una mandria spaventata e travolgono tutto. Perciò, se quelle regole saranno mai riscritte, bisognerà farlo in relativo e prudenziale silenzio.