Boldrini cartina di tornasole. Se si colora segnala: salvatevi altrove

Pubblicato il 23 Febbraio 2015 - 16:26 OLTRE 6 MESI FA
Boldrini cartina di tornasole. Se si colora segnala: salvatevi altrove

Laura Boldrini (Lapresse)

A scuola per decenni hanno insegnato che la cartina di tornasole…Forse lo insegnano ancora, di certo queste due strane paroline “cartina” e “tornasole” le si può ancora leggere qua e là sui giornali o sentirle pronunciate in televisione. Come mai fosse la cartina di tornasole restava però discretamente oscuro sia ai tempi che lo insegnavano a scuola sia, tanto più, oggi. E poi chi l’ha mai davvero vista una cartina di tornasole? Narrano di apparizioni nei laboratori di scienze, ma chi ci è andato davvero nei laboratori di scienze? Quindi cartina di tornasole era, è un modo di dire, un’assonanza antica e quasi senza concrete sembianze. Fino a che…

Fino a che non è apparsa, non si è incarnata, non si è rivelata come umana creatura. Fino a che, qui e adesso, il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, non si è assunta il compito, il ruolo, la missione della cartina di tornasole della politica italiana, o meglio della natura culturale della politica italiana. E’ una forma laica di transustatazione: nella figura pubblica della Boldrini mutano le sostanze materiali della militanza e dell’ideologia e si fanno segnalazioni, avvisi, mappe. Per salvarsi, rifugiarsi, orientarsi. Comunque da un’altra parte. Altra e diversa parte da quella dove si accende la luce Boldrini.

Cartina di tornasole è in chimica elementare quella cosa che se si colora segnala che reazione c’è e che elementi chimici si combinano. Laura Boldrini è quella figura pubblica che se si auto colloca e definisce segnala che lì dove sta lei c’è militanza generosa nell’impegno ma asfittica nel respiro sia scientifico che storico, asfissia di scienze umane e di discipline scientifiche appunto. E, soprattutto dove si colloca e si accende la Boldrini c’è ideologia. Ideologia intesa come versione fast food della filosofia della storia, come compendio minimo dell’etica sociale. Ideologia fatta di quattro slogan e quattro cantilene, le une amorevolmente inanellate le une alle altre in un rosario da devota del politicamente per caso.

Già, per caso. Laura Boldrini è legittimamente presidente della Camera e al tempo stesso è in politica per caso. Suo mestiere, vocazione e passione era altro: l’Alto Commissariato per i Profughi dell’Onu. Praticamente altro non c’è nel suo curriculum e praticamente altra categoria concettuale non c’è nella sua interpretazione del mondo. Diventa presidente della Camera quando, all’indomani delle elezioni del 2013, in un parlamento spaccato in tre, tre incapaci di governare da soli, il Pd di Bersani cerca, crede, immagina, spera di gettare con la Boldrini un piccolo rampino, se non ponte, governativo in direzione Beppe Grillo. La cosa non esiste, non va e finisce là. Non finisce però ovviamente là la presidenza Boldrini.

In politica per caso, o meglio in rappresentanza/omaggio alla questione dell’immigrazione. Una bandiera, sì, insomma, un gagliardetto. E adesso tocca leggere che la parlamentare eletta con Sel niente meno potrebbe diventare l’anti Renzi. Lo scrive La Repubblica. L’anti Renzi dei Civati e dei Fassina, dei Vendola e dei D’Attorre, dei Cuperlo e delle Camusso, degli stessi Landini e Cofferati dalla Boldrini superati alla guida della “vera” sinistra. Lo scrive La Repubblica e , diciamo così, se ne assume la responsabilità. Tutto può essere, in fondo la Boldrini è appunto una cartina di tornasole: dove si accende e si colora lei…

Per ora svolge però solo e soltanto appieno questa funzione: ha appena detto che il Jobs act, il passaggio dai contratti precari a contratti a tempo indeterminato per migliaia, decine, centinaia di migliaia di trenta/quarantenni italiani è cosa che “offende” il Parlamento e che Renzi gioca “all’uomo solo al comando”. Diranno la loro i lavoratori e le lavoratrici italiane, diranno loro se il Jobs act è libertà di licenziamento e nulla più o finalmente “una cosa di sinistra” e cioè dare qualcosa, un contratto, a chi aveva meno o nulla, i precari. E ciascuno potrà dire se la lotta a “un uomo solo al comando” gli appare come l’essenza, unica, della democrazia o come la genuflessione al primo comandamento del privilegio acquisito: ciascuno abbia il diritto di veto su ogni altro, eccolo il comandamento.

Quel che è certo e quel che vale per tutti è che la Boldrini funziona. E’ una efficientissima e infallibile cartina di tornasole: dove lei prende colore là c’è la reazione chimica detta gauchismo  di Pavlov: militanza angusta più consommè di ideologia, residui minimi di scienza sociale e cultura storica, tanto impegno e un pizzico, anzi due, di sussiego civettuolo.