G7. Obama all’Aja in fase più tesa con Mosca da fine Guerra Fredda

Licinio Germini
Pubblicato il 24 Marzo 2014 - 09:56 OLTRE 6 MESI FA
Barack Obama e Vladimir Putin

Barack Obama e Vladimir Putin

OLANDA, L’AJA –  In uno dei momenti più tesi dei rapporti con Mosca dai tempi della fine della Guerra Fredda, Barack Obama sbarca all’Aja per un vertice sulla sicurezza nucleare, al quale ha voluto aggiungere anche un G7 per fare il punto tra i sette grandi sulla crisi dell’Ucraina. Un punto difficile, sul filo di lana, giocato con la volontà europea, e non solo, di non strappare con Mosca. Di cercare ancora, ostinatamente, di mantenere aperto un canale di dialogo per mantenere al tavolo del gioco una Russia che – è anche la posizione dell’Italia di Matteo Renzi – non puo’ essere esclusa dal governo del mondo.

Mosca è player globale, gioca da protagonista su molti dossier e scenari internazionali (dalla Siria all’Afghanistan) e le relazioni con la Russia sono “strategiche”. Va quindi riportata al senso di responsabilità, ha spiegato anche il ministro degli esteri Federica Mogherini, mentre lunedi a margine dei lavori dell’Aja il segretario di stato Usa John Kerry avrà un nuovo incontro, attesissimo, con il collega russo Sergei Lavrov. E insieme parteciperanno ad un incontro con il direttore dell’Opac. Ma la partita è difficile. E se dal G7 e’ attesa una ulteriore forte presa di posizione per convincere lo Zar Putin a fermarsi, dai confini dell’Ucraina non arrivano certo segnai confortanti.

Al di là delle smentite di circostanza, la Russia non sembra intenzionata ad accontentarsi della Crimea e starebbe schierando truppe ai confini dell’Ucraina orientale – è l’allarme Nato – dopo aver conquistato tutte le basi della penisola appena annessa. Forse anche spinto dalle critiche del passato, da chi lo ha giudicato troppo morbido nella gestione della vicenda siriana, Obama sembra intenzionato a fare ogni passo per cercare di creare consenso nei leader attorno ai principi fondamentali del diritto internazionale che la Russia ha violato con l’annessione della Crimea. Punto questo su cui nessuno ha dubbi. Lo stesso Renzi, parlando alle camere nei giorni scorsi, aveva dichiarato che il referendum di Crimea “è  illegittimo”.

Ma Obama potrebbe andare oltre: chiedere non solo le sanzioni, anche quelle più dure che Bruxelles ha messo sul piatto nel caso di un’escalation della tensione, ma anche un isolamento politico di Mosca. “E’ isolata dal mondo”, ha detto qualche giorno fa il presidente americano che sembra rivedere quella ‘soft power’ che l’ha caratterizzato e contrapposto finora alla ‘hard power’ dell’epoca Bush. Sul tavolo la posta è alta: la Russia sta mettendo in discussione l’ordine post-Guerra Fredda che gli Usa hanno contribuito a creare, ma anche Obama – e l’ha ripetuto più volte – non vuole abbandonare la strada del canale diplomatico.

Gli europei continuano ad indicare la strada del dialogo e a “triangolare” telefonate con Putin. Domenica Angela Merkel lo ha sentito al telefono: i due – e’ stato reso noto – “hanno espresso soddisfazione per l’invio di una missione Ocse in Ucraina” e parlato della situazione “dopo la riunificazione della Crimea alla Federazione Russa”. Ma il G7 di lunedi rischia di segnare anche il definitivo tramonto del G8. Di quel formato a ‘otto’, nato vent’anni fa proprio per fare entrare la Russia sancendo il superamento dei tempi della Cortina di ferro, che oggi sembra destinato a perdere un pezzo. Putin all’Aja non ci sarà e a rappresentare Mosca siederà al vertice sul nucleare Lavrov.

Nessun cambio di programma, si commenta tra gli addetti ai lavori, perch� lo Zar non ha mai partecipato ai vertici sulla non proliferazione nucleare. Ma il G7 di lunedi, anche e soprattutto alla luce della sospensione dei lavori preparatori del G8 di Soci di giugno, e la possibile ‘esclusione’ di Mosca dal club come ritorsione, sicuramente segnerà, nella gestione di una crisi così difficile come quella ucraina, la perdita di una ‘zampa’ del tavolo su cui il mondo aveva pensato poter contare per la governance mondiale e la pace nel pianeta. E al vertice dell’Aja sul nucleare non ci sarà neanche il premier ucraino, impegnato – ha fatto sapere – nei colloqui con l’Fmi per cercare di affrontare un’altra emergenza di Kiev, quella economica.