India, elezioni. Destra Janata favorita, cattive notizie per marò italiani

Licinio Germini
Pubblicato il 6 Aprile 2014 - 18:10 OLTRE 6 MESI FA
Narendra Modi

Narendra Modi

INDIA, NEW DELHI – Il ‘falco’ e leader dell’opposizione Narendra Modi appare come il grande favorito delle elezioni legislative nazionali che prendono il via lunedi e si concluderanno il 12 maggio. Se le previsioni saranno confermate, l’India potrebbe quindi sterzare a destra dopo dieci anni del governo laico e anti-povertà del Congresso, lo storico partito guidato da Sonia Gandhi e dal figlio Rahul. Questo nuovo scenario è visto con una certa apprensione in Italia dove la vicenda dei mar Massimiliano Latorre e Salvatore Girone domina da oltre due anni le relazioni diplomatiche con la seconda nazione più grande del mondo.

Ma l’ascesa al potere dell’ex venditore di tè che dal 2001 governa lo stato industriale del Gujarat, preoccupa anche gli ambienti liberali all’estero come quelli rappresentati dell’Economist che lo critica in un articolo intitolato “L’India merita qualcosa di meglio di Narendra Modi”. Di recente, il governatore del Gujarat ha infatti denunciato il presunto “trattamento di favore” riservato dal governo ai due Fucilieri di Marina che si trovano in libertà provvisoria dietro cauzione nell’ambasciata d’Italia a New Delhi ed evitato lo spettro della prigione. Ovviamente, ora i toni sono quelli della campagna elettorale e bisognerà aspettare lo spoglio dei risultati il 16 maggio e l’insediamento del nuovo esecutivo per capire le ripercussioni sulla crisi con Roma.

Nell’ultimo sondaggio della Tv privata Cnn-ibn, il partito indù-nazionalista del Bharatya Janata Party (Partito popolare indiano o Bjp) di Modi viene dato in testa con il 35% dei consensi, quasi il doppio rispetto all’ultimo voto del 2009 quando si fermò al 18%. Il Congresso, lo storico partito della famiglia Nehru-Gandhi, non andrebbe oltre il 25% rischiando di scendere per la prima volta nella sua storia sotto la soglia dei 100 seggi nella Camera bassa (Lok Sabha). Nonostante l’exploit, il Bjp non sarebbe in grado però, secondo le previsioni, di raggiungere il “magico” numero di 272, ovvero la maggioranza, e quindi sarà costretto a cercare alleati tra i potenti e litigiosi partiti regionali.

Dotato di un forte carisma e forte dell’appoggio della classe industriale, Modi è riuscito a cavalcare la voglia di cambiamento e il malcontento popolare per l’inflazione e per la corruzione dilagante. Ma si trova a doversi confrontare con il suo passato di militanza nell’ala dura della destra indù e con i massacri di mussulmani in Gujarat nel 2002 quando era già al potere. Per questa sua sospetta connivenza con i radicali color zafferano, il 63 enne leader è stato dichiarato persona non grata negli Usa.

Il settimanale britannico nel suo ultimo numero in edicola si schiera apertamente contro di lui. “Come ‘chief minister’ del Gujarat – scrive – ha mostrato che è incapace di promuovere lo sviluppo economico. La coalizione di Rahul Gandhi, invece, è guastata dalla corruzione. Al confronto, Mr. Modi è pulito e per questo è da ammirare. Ma nonostante ciò, non ce la sentiamo di appoggiare la candidatura di Modi alla più alta carica dell’India”. L’Economist aggiunge poi di non trovare “incoraggiante” un governo guidato da Rahul Gandhi, ma lo considera “il male minore”.