James Foley decapitato, reporter sempre in prima linea

Licinio Germini
Pubblicato il 20 Agosto 2014 - 09:16 OLTRE 6 MESI FA
James Foley prima di essere decapitato

James Foley prima di essere decapitato

USA, NEW YORK – Un reporter in prima linea, nei conflitti piu’ cruenti, in Afghanistan, in Libia, in Siria. E gia’ vittima di un rapimento, nell’aprile del 2011, mentre era impegnato a seguire la rivolta che ha rovesciato il leader libico Muammar Gheddafy: James Foley, 40 anni, di cui l’Isis ha rivendicato la decapitazione, aveva una grande passione per il suo lavoro e una una grande esperienza, era un veterano del giornalismo di guerra. Ma questo non e’ bastato a salvargli la vita.

Quando e’ stato rapito in Siria, il 22 novembre 2012 nelle vicinanze di Taftanaz, nella provincia nordoccidentale di Idlib, stava seguendo la guerra civile siriana, iniziata un anno anno e mezzo prima, nella zona piu’ pericolosa. Inviava i suoi reportage al Global Post, un sito online, riferiva della frustrazione dei cittadini di Aleppo per il perdurare del conflitto: e’ stato fermato insieme al suo autista e al suo traduttore, che sono poi stati rilasciati, da quattro uomini armati di kalashnikov.

Poi si sono perse le sue tracce. Inizialmente la sua famiglia aveva scelto di mantenere il silenzio, sperando che la discrezione aiutasse gli sforzi per raggiungere la sua liberazione. Ma dopo numerose settimane di attesa, ha deciso di cambiare strategia e ha creato un sito (www.freejamesfoley.com), una pagina Facebook e un account Twitter dedicate al rapimento. Ha iniziato a diffondere foto in cui lo si puo’ vedere al lavoro, con il giubbotto antiproiettile e una telecamera, tra edifici distrutti dalle bombe, o anche in famiglia, a natale, con un cappellino rosso e bianco.

E ha messo un contagiorni: da quando e’ scomparso ne sono trascorsi, fino ad oggi, 636. La notizia della sua decapitazione si e’ diffusa come un lampo nei media Usa. In molti hanno ricordato come con determinazione fosse partito per la Siria nonostante nell’aprile del 2011 era gia’ stato rapito nell’est della Libia, da un gruppo di sostenitori del regime di Gheddafi. Un’esperienza che non lo ha indotto a cambiare lavoro.