Le Ronde sono di destra? Sono di sinistra? Non è solo una questione semantica

di Licinio Germini
Pubblicato il 4 Luglio 2009 - 18:58| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Se il Vaticano, come è stato scritto su questo giornale, parla con voce ”una e trina” riguardo al controverso ddl sulla sicurezza, non di meno sembra fare la sinistra quando si tratta di ronde. Infatti, scrive il Corriere della Sera, prima ancora dell’approvazione del ddl voluto dal centrodestra e in particolare dalla Lega, diverse amministrazioni guidate dal Pd hanno dato il via libera a squadre di volontari per la sicurezza, per il presidio del territorio o per il decoro urbano.

Non è che la destra sia da meno nelle ambiguità. Basta pensare alle recenti polemiche tra Msi-Dn e Lega e alle sprezzanti dichiarazioni del ministro dell’Interno Roberto Maroni nei confronti degli estremisti di destra che hanno dato vita alle “ronde nere”: “Anche a Milano ci sono i pirla.  Questi di Milano non possono andare da nessuna parte se non stare dentro casa a fare i loro giochini tra le mura domestiche”.

A sinistra,  anche se, forse per non interferire con le partite politiche nazionali, preferiscono chiamarle con altri nomi, talvolta fantasiosi, tipo ”nonni-vigili”, ”ronde istituzionali” o ”associazioni civiche”. Almeno in linea di principio, spesso sembra solo una questione di etichette, o di semantica.  Ma, ad occhio e croce, si può quasi dire che sostanzialmente se non è zuppa è pan bagnato.

Vero è, d’altra parte, che nellle “ronde di sinistra” sembra essere assente quella carica aprioristicamente razzista che pervade le ronde  ispirate dall’altra parte. Il caso delle “ronde nere”, con la chiara anche se un po’ goliardica ispirazione nazista, qualche brivido lo fanno venire, nonostante la patente di “pirla” che gli ha dato Maroni.  

Ci sono delle sfumature, a volte tutt’altro che marginali, tra i differenti modi di affrontare il problema della sicurezza e di tentare di dare una risposta al bisogno dei cittadini di sentirsi sicuri. Resta però il fatto che c’è una strana corrispondenza tra i migliori risultati della sinistra alle recenti elezioni amministrative e la messa in campo di forze di cittadini capaci di integrare lo sforzo delle forze di polizia nel controllo del territorio. Cioè, appunto, le ronde. 

Il laboratorio delle ”ronde buone” di sinistra è l’Emilia Romagna. Qui una legge regionale voluta dal governatore Vasco Errani nel 2003 ha spianato la strada alle ”associazioni civiche” che mandano i volontari davanti alle scuole, nei parchi, addirittura nei cimiteri.

Questo non ha però impedito a Errani di dirsi contrario alle ”ronde per la sicurezza” quando il ddl del governo è arrivato al Senato per l’approvazione definitiva. Perchè? Perchè le ronde che vuole la Lega ”non puntano alla coesione e alla solidarietà sociale. E’ un presidio del territorio con finalità quasi intimidatorie”. 

Errani ha però dimenticato che anche in Emilia Romagna c’è chi nel Pd aveva intravisto nelle ronde un aiuto alla sicurezza: nientemeno che Sergio Cofferati, quando era sindaco di Bologna, nello scorso febbraio aveva affermato che i cittadini ”possono dare un contributo al presidio del territorio”, purché le iniziative non assumano ”colore o valenza politica”.

E anche nella Lombardia dominata dal verde della Lega e dall’azzurro del Pdl, ci sono stati amministratori di spicco del Pd che hanno aperto più di uno spiraglio alle ronde: Filippo Penati, prima di perdere, di misura, la presidenza della Provincia di Milano, aveva stanziato 250 mila euro a favore dei Comuni del territorio per finanziare le associazioni di volontari. Una mossa che è andata addirittura oltre quanto stabilito dal governo, secondo il quale le ronde non devono gravare sulle casse pubbliche.

C’è poi il caso Albenga, in Liguria, dove il sindaco Antonello Tabbò, centrosinistra, in attesa di poter installare decine di telecamere per la videosorveglianza, ha lanciato una sorta di ”ronde istituzionali”. Lui stesso, insieme agli assessori della sua giunta e ai consiglieri di maggioranza, è sceso in strada di notte accompagnando nei pattugliamenti polizia municipale e forze dell’ordine, ”per far sentire ai vigili e alla cittadinanza – ha detto – che siamo loro vicini nella lotta per la sicurezza”.

La madre di tutte le ronde è comunque il Veneto. Qui il Carroccio ha organizzato le squadre di volontari in piccoli e grandi centri. Ma anche il Pd si è mosso. Achille Variati, sindaco di Vicenza, ha annunciato l’istituzione di una scuola per volontari della sicurezza. Flavio Zanonato, confermato sindaco di Padova, già in passato ha schierato i ”nonni-vigili” davanti alle scuole e nei parchi. 

”Diciamo che sono delle ronde anche queste, e io sono favorevole a utilizzare la collaborazione dei cittadini per il presidio del territorio. Perché la presenza di una squadra di volontari in un parco può scoraggiare gli spacciatori”. Quando si dice parlar chiaro.