Affitti a sbafo Roma: 100 mln. Pagati con tasse degli altri

di Lucio Fero
Pubblicato il 3 Febbraio 2016 - 14:47 OLTRE 6 MESI FA
Affitti a sbafo Roma: 100 mln. Pagati con tasse degli altri

Affitti a sbafo Roma: 100 mln. Pagati con tasse degli altri

ROMA – Affitti a sbafo a Roma: sono seicento, forse mille, forse più. Sono gli affitti da dieci, venti, cento euro al mese. Spesso neanche pagati dagli inquilini. Inquilini che al settanta per cento non sono neanche quelli che la casa avevano avuto dal Comune. Inquilini due volte a sbafo: per il nulla che pagano e per aver di fatto occupato senta titolo la casa, l’immobile, l’appartamento. Spesso uno sbafo lungi decenni e diventato tradizione, addirittura “diritto acquisito”.

Acquisito, si fa per dire, e di fatto riconosciuto da Amministrazioni Capitoline (rigorosamente al plurale, da Alemanno a Marino e anche prima) pigre, complici, pavide. Nessuno aggiornava mai i canoni di affitto. Nessuno verificava mai chi abitava l’immobile. Nessuno chiedeva conto del perché e dello a chi. Uno sbafo accettato più che subito da generazioni di funzionari pubblici. Uno sbafo che ha avuto, ed ha, come complici forze politiche e sociali.

E già, perché i colpevoli non sono solo gli inquilini a sbafo e chi la casa a sbafo l’ha data loro. I colpevoli sono…

1) Quello che i soldi degli affitti mancati in fondo chi se ne frega ed è inutile affrontare questa grana tanto mettiamo una tassa

2) Quelli che vogliono si continui così e quindi lanciano “allarmi” e pronunciano il rituale “ben altro…”.

Ad un primo, sommario, incompleto e sotto stimato calcolo il mancato introito per le casse del Campidoglio, il danno pubblico degli affitti a sbafo è di 100 milioni di euro l’anno.

Ogni anno da decenni cento milioni in meno per il Comune. Ma il Comune non si dannava per recuperarli, anzi. Per un ottimo motivo: quei cento milioni ogni anno li pagava chi paga le tasse a Roma. A Roma dove si pagano le tasse locali, le addizionali più alte d’Italia. Per questo il Comune se ne fregava di recuperare i suoi crediti, i suoi affitti. Se n’è sempre fregato perché pagavano gli altri, perché bastava alzare un po’ le tasse locali e chi se ne frega degli affitti.

A difesa di fatto di questa politica per cui tassa sana ogni sbafo tutti quelli che si affrettano a precisare: “Gli elenchi di Tronca incompleti e vecchi“. Probabile, anzi più che probabile. Ma ribadirlo serve di fatto solo ad allungare all’infinito il brodo della verifica dello sbafo e degli sbafatori. Alfio Marchini candidato sindaco (per ora candidato solo di se stesso, domani forse anche di Berlusconi) ha appena fatto questo errore.

Ancor più a difesa di fatto del tassa sana ogni sbafo i Verdi e la Sinistra Italiana e Cgil verrà e Comitati per la Casa già ci sono che lanciano “allarme svendita”. Cioè l’allarme contro il rischio il Comune venda quegli immobili e ci ricavi soldi. Orrore, privatizzazione. Lasciare dunque gli affitti a sbafo come stanno, questa è giustizia sociale (il dio della politica perdoni a se stesso quel che ha consentito diventasse la sinistra quando si tratta di denaro e patrimonio pubblico).

A difesa del tassa e sana ogni sbafo presto arriveranno gli avvocati e i Tar a dimostrare che 15 euro al mese di affitto saranno fuori decenza ma non sono fuori legge.

Sarà alta e munita la muraglia a difesa del tassa e sana ogni sbafo. A dimostrazione, per chi voglia vedere, che l’unico taglio di soldi a Comuni e Regioni di cui pentirsi è il taglio non ancora fatto. Sommate i soldi dei rimborsi fasulli alle legioni di Batman-Fiorito con i soldi degli affitti a sbafo, con quelli delle assunzioni clientelari ad Atac e Ama, con quelli degli appalti gonfiati, tutti, anche senza arrivare a Mafia capitale…Abbozzate la somma e avrete un ordine di grandezza che è quello delle iper addizionali regionali e comunali Irpef e Irap. Come sempre, se non si capisce chi paga e chi no, non si comprende davvero nulla. Neanche la storia degli affitti a sbafo che sembra patologia e malattia della cosa pubblica e invece è normale fisiologia della cassa pubblica sorretta dal tassa a prescindere e senza limiti.