Tsipras, Putin: due ultimatum. Le 48 ore che decisero dei nostri soldi

di Lucio Fero
Pubblicato il 9 Febbraio 2015 - 14:08 OLTRE 6 MESI FA
Tsipras, Putin: due utimatum. Le 48 ore che decisero dei nostri soldi

Tsipras, Putin: due utimatum. Le 48 ore che decisero dei nostri soldi

ROMA – Vladimir Putin “non accetta ultimatum” sull’Ucraina, cioè forse neanche va al vertice fissato a Minsk con Hollande, Merkel e Poroschenko. Fissato per mercoledì 11, tra 48 ore. Entro queste 48 ore sapremo se sarà tregua, in qualche modo, in qualunque modo tregua. Oppure se sarà guerra, guerra in Europa. La tregua, qualunque tregua, garantirà quel minimo di ripresa e respiro economico che si intravede faticosamente per il 2015. La guerra, la guerra in Ucraina tra l’Occidente e la Russia garantirà invece un’altra tremenda botta alla situazione economica e al benessere economico di cui ci sentiamo già orfani senza ancora averlo perduto.

Alexis Tsipras ha detto che “la Germania deve pagare i danni di guerra alla Grecia” e che la Grecia vuole dall’Europa un prestito-ponte fino a giugno anche se non c’è accordo nel se e come si ripagano i prestiti che l’Europa ha già fatto alla Grecia. Non solo, Tsipras ha detto davanti al Parlamento greco che riassumerà i dipendenti pubblici. Una chiara indicazione di cosa il suo governo farebbe con nuovi prestiti. Non solo riattaccare la luce a chi non paga bolletta per povertà, ma anche riattaccare e riannodare i fili dello Stato assistenziale e clientelare. Se questa posizione verrà portata integra e integrale tra 48 ore, l’11 di febbraio, al vertice dei capi di Stato europei, allora tutti saranno al bivio.

Da una parte prestare e “salvare” per la quarta volta la Grecia. Salvarla alle sue condizioni e quindi con la certezza che presto sarà necessario il quinto salvataggio. Oppure accettare “Grexit”, l’uscita della Grecia dall’euro con tutti i suoi danni economici, sociali e politici. Bivio tra due drammi, a meno che in queste 48 ore non si trovi una soluzione terza per cui l’Europa sborsa per aiutare la Grecia ma Tsipras racconta alla Grecia che il problema greco non è solo l’Europa, che il problema greco si chiama Grecia.

Arrivano 48 ore che decideranno dei nostri soldi per il 2015 e oltre. Decideranno, influenzeranno i nostri soldi sotto forma di posti di lavoro, redditi, pensioni, tasse, investimenti, esportazioni, valuta…Sono 48 ore da guardare con effettiva suspence, sono 48 che muovono e smuovono la vita quotidiana di tutti noi. Ma non l’interesse quotidiano, almeno quello della comunicazione politica e dell’informazione di massa. In Italia si scruta, si analizza, si scava, si racconta dei “responsabili”, cioè dei veri o presunti parlamentari soccorritori di Renzi dopo essere stati eletti con altre liste. Illustri editorialisti discettano dell’effetto “carro del vincitore”, popolari talk-show cercano gli “Scilipoti”.

C’è un che di umiliante in questo rotolarsi, acciuffarsi, rincorrersi nel cortile di casa. Un che di asfissia in questo rimestare sempre lo stesso corto respiro. Un che di disperante nella incapacità contemporanea sia dei ceti dirigenti sia della pubblica opinione di questo paese a realizzare, a mettere a fuoco almeno le cose che davvero contano e quelle che davvero decidono, anche e solo del proprio portafoglio anche se solo del proprio portafoglio ci si interessa.