Assenteisti e caporali: rivolta contro leggi e polizia

di Lucio Fero
Pubblicato il 27 Febbraio 2017 - 07:54 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Assenteisti, quelli che si assentano dal lavoro ma non dallo stipendio pubblico. E caporali, non quelli in divisa nelle caserme, ma quelli che arruolano a nero e portano a lavorare a nero nei campi: zero diritti, paga misera, maltrattamenti abbondanti. Assenteisti e caporali uniti in una rivolta contro le leggi e la polizia. Scoperti, accusati, incriminati ci si aspetta, se non confessione e pentimento, almeno il silenzio. Il silenzio almeno, se non la vergogna. E invece no, danno vita ad individuali e collettive ribellioni organizzate alla legge, alla magistratura, alla polizia. Si dicono vittime, niente meno.

Le cronache di un solo giorno (entrambi articoli del La Repubblica) permettono di allineare sul fronte della rivolta sia quelli dell’ospedale Loreto a Mare di Napoli, sia quelli del neo formato Movimento per l’agricoltura di bari e dintorni (Noicattaro, Rutigliano…). Quelli per capirci nelle cui aziende agricole i caporali portano a lavorare i braccianti sottopagati e ogni tanto ci scappa una Paola Clemente, la donna morta di fatica lavorando in una condizione che i magistrati hanno definito “semischiavile”.

Dunque quelli dell’ospedale, anzi quello dell’ospedale che timbrava nel posto pubblico a andava a giocare a tennis oppure a lavorare nel centro medico privato di famiglia. E’ un radiologo, si chiama Tommaso Ricozzi, Repubblica lo intervista. E lui ne produce una meravigliosa: “Nella struttura privata, nelle clinica di famiglia ci andavo, ci vado sì, ma solo per interessi emotivi”.

Interessi emotivi, immaginiamo il dottor Ricozzi tra le mura dell’ospedale pubblico, quello che gli paga lo stipendio. Uno struggimento, una melanconia, un affetto che d’improvviso spesso lo colgono: la mancanza della clinica di famiglia. E lui che quindi ci va a trovarla quella clinica che gli è cara, ma per affetto. Per amore, cui non si può resistere e comandare. Come si fa a non capire che era solo “interesse emotivo” e non materiale interesse a far soldi violando la legge che lo vorrebbe a lavorare in ospedale quando il badge dice che sta lì lavorando?

Non era “emotivo” invece l’interesse che lo legava al Loreto Mare, erano più o meno 45mila euro netti l’anno che correvano anche se lui non c’era. E che gli sembrava una follia mollare, anche se il Loreto Mare non l’amava certo come la clinica di famiglia. Ovviamente il nostro medico radiologo postava indignate proteste “contro i taglia alla Sanità di Renzi e Lorenzin!”. Ovviamente.

A domanda il dottore non ricorda di quelle volte che aveva strisciato il badge e non c’era. Di una cosa è sicuro: “E’ un equivoco”. Anzi un “attacco mediatico” della stampa sempre bugiarda (Trump non ha inventato nulla). Infine non lo dice apertamente ma lascia intendere all’interlocutore che insomma se non agiva di necessità, quasi. Però il nostro non è noto in città per le sue ristrettezze economiche, tutt’altro. Ma saranno malignità, invidie, “interessi emotivi contrari”.

Quindi il nostro medico non riconosce legittimità alcuna alla legge, ai regolamenti e ai contratti che lo obbligano in cambio dello stipendio e del ruolo. E nessuna legittimità a chi lo ha indagato, denunciato, incriminato. “Attacco mediatico”.

Nello stesso giorno da Bari giunge notizia della mobilitazione arcigna e irata del Movimento per l’agricoltura. Affollata e indignata assemblea di imprenditori agricoli che si sentono minacciati e si dichiarano potenziali vittime della legge che…punisce il caporalato. Sono lì perché i sei arresti per la morte della donna morta di fatica li preoccupano e li considerano un danno. Un danno alla loro attività.

Cosa trovano intollerabile orribile nella legge? Che se un caporale porta semi schiavi a lavorare nella loro azienda, nei loro campi, allora la legge li ritiene anch’essi responsabili. Vogliono continuare ad avere il diritto di dire: chi, io? Loro responsabili di quel che avviene nei loro campi? Ma questa è dittatura e attentato alla libera impresa!

E poi sdegnosamente rifiutano quella parte della legge che pretende loro paghino secondo paga contrattuale. Noi pagare secondo contratto? Ma andiamo in rovina!

Quindi minaccia di sciopero bianco e rifiuto della legge, dei contratti, della polizia, dei magistrati. Rifiuto pubblico, organizzato (e, ma questo è contorno, spalleggiato dai locali Forconi).

Ed è quella degli assenteisti, dei caporali e di chiunque venga trovato ad agire fuori dalle leggi, una rivolta senza timidezze e pudori. Una rivolta che apertamente rivendica la superiore legittimità di farsi gli affari propri e i propri comodi e peggio per chi ci va di mezzo. Una rivolta tesa a rivendicare, reclamare e ottenere impunità. Impunità in nome del valore supremo di fare i soldi comunque.

Una volta si scriveva di “razza padrona” per indicare chi davvero comandava in Italia. E sembrava fossero pochi e nascosti. Ora come si vede, dai campi alle corsie, la specie dominante, è quella della razza insolente. Sono tantissimi e visibili. Il cambio è stato in peggio.