Assunto con sgravi solo se povero e ignorante? Grillo domanda, Letta risponde?

di Lucio Fero
Pubblicato il 26 Giugno 2013 - 17:20 OLTRE 6 MESI FA
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Enrico Letta (foto Ansa)

ROMA – Disoccupato da almeno sei mesi, e sia. Un criterio, un limite, un indicatore ci devono pur essere e spiace per chi è senza lavoro da cinque mesi e venti giorni ma ogni volta che fissi un criterio per definizione qualcuno ne resta fuori. Qualcuno fuori proprio perché qualcuno è dentro, altrimenti non ci sarebbe né il dentro né il fuori. Dunque passi il criterio dei sei mesi senza lavoro per poter essere assunti, se qualcuno ti fa un contratto, con i bonus del governo a favore di chi ti assume. E cioè sgravi contributivi fino a 650 euro al mese per un anno e mezzo. Ma gli altri due criteri, gli altri due requisiti, le altre due conditio sine qua non per essere “assunti con sgravi” si fa fatica a farli passare, a salutarli con un: e sia. Anzi, il criterio numero due e quello numero tre appaiono cervellotici e improbabili.  E non si fa molta fatica a dare una qualche ragione a Beppe Grillo quando lo fa notare.

Criterio numero due: vivere fiscalmente da solo, fiscalmente e non solo. Insomma non risultare a carico di genitori e parenti. O meglio avere invece a carico una o più persone. E’ la condizione numero due cui un giovane disoccupato da almeno sei mesi deve assolvere per essere potenzialmente “assunto con sgravi”. Ma dai 18 ai 29 anni e senza lavoro da sei mesi quanti in carne e ossa vivono da soli, non sono a casa o anche a carico dei genitori e quanti hanno a carico loro un genitore, un figlio, un anziano? Qualcuno ce ne sarà e forse saranno anche molti. Certo è che l’incrocio tra la prima condizione (sei mesi senza lavoro e presumibilmente reddito) con la seconda (residenza autonoma e possibilmente familiari a carico) assottiglia le fila dei potenziali aventi diritto e stringe l’ambito verso l’indigenza e solo l’indigenza sociale.

Non ci sarebbe nulla di male a privilegiare l’indigenza come luogo dove indirizzare le possibilità di lavoro se non fosse per la terza condizione da assolvere per poter aspirare ad essere “assunto con sgravi”: non aver il diploma di scuola superiore, insomma non essere andati oltre la terza media. Dunque, devi essere tra i 18 e i 29 anni, disoccupato da sei mesi, fuori di casa dai genitori, magari con moglie o marito disoccupato a tuo carico e pochissimo “scolarizzato” quindi presumibilmente non dotato di nessuna competenza che non sia estremamente generica. A queste condizioni, anzi a questa somma di condizioni, tutte e tutte insieme puoi, se qualcuno ha bisogno e voglia di te come dipendente, essere “assunto con sgravi”.

Beppe Grillo ci fa sopra pesante ironia, invita Enrico Letta ad esibirsi al circo gridandogli “Facce Tarzan”, stucchevolmente e volgarmente gioca di parole e di immagine sul naso e sullo zio del presidente del Consiglio. Esagera, provoca, recita Grillo. Però una domanda seria la pone: disoccupato e sia e anche privo di studi e anche in mezzo a una strada e anche con qualcuno a carico e tutto insieme: ma davvero sono così mi giovani italiani senza lavoro? Davvero è un intervento contro la disoccupazione giovanile o è una sorta di elemosina sociale ai più poveri e marginali? A Grillo interessa solo mostrare che non è tutto oro quel che luccica nel provvedimento di governo. Agli italiani, occupati e non, giovani e non, dovrebbe interessare capire che se quel miliardo e trecento che il governo spende è una scintilla per far ripartire il motore che produce ricchezza oppure è una qualche aggiornata edizione dell’assegno sociale. Nel primo caso son soldi benedetti e utili, nel secondo caso soldi benvenuti quanto inutili. La differenza Grillo non la apprezza e la risposta forse non gli interessa, ma nessuno all’infuori di lui aiuta neanche a porsi la domanda.