Banche, senza decreto succedeva che…era peggio, per tutti

di Lucio Fero
Pubblicato il 11 Dicembre 2015 - 14:53 OLTRE 6 MESI FA
Banche, senza decreto succedeva che...era peggio, per tutti

Banche, senza decreto succedeva che…era peggio, per tutti

ROMA – Sul Corriere della Sera Daniele Manca intervista Salvatore Rossi direttore generale della Banca d’Italia. Appuntatevi questa frase: “L’alternativa al decreto era la liquidazione delle banche, 12 miliardi da cancellare anziché 800 milioni, coinvolti sarebbero stati non solo gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati ma tutti gli obbligazionisti e anche i depositanti. E quando una banca fallisce chi ha chiesto un prestito o un mutuo viene chiamato a restituirlo immediatamente, immaginate le migliaia di imprese…”.

No, purtroppo nessuno immagina e tutti sembrano voler con forza, determinazione e passione ignorare che il decreto salva banche ha letteralmente salvato il sedere di decine di migliaia che in Banca Etruria, Carife, Banca Marche, Cari Chieti hanno un deposito, un conto corrente, un fido. Senza parlare di quelle migliaia che nelle quattro banche lavorano. Salvato il sedere, anzi salvati ben più sederi, se vogliamo stare alle quantità, di quanti sono stati gli investitori e i risparmiatori chiamati a pagare la loro quota di responsabilità o di rischio nel crack delle quattro banche.

Quel decreto che ha salvato il sedere a tanti oggi viene narrato e dipinto come una tortura e un supplizio inflitto a molti. Politicamente il governo non ha fatto certo un buon affare. Cinicamente si può dire che dal punto di vista della comunicazione e del consenso conveniva al governo lasciare andare tutti a bagno e poi intervenire con qualche scialuppa a raccogliere naufraghi e applausi. Invece il governo, sovranamente ingenuo e malaccorto, ha fatto col decreto salva banche quel che tutti, la gente in primo luogo e Beppe Grillo e Matteo Salvini a cavallo della gente, chiedevano, esigevano appena ieri fosse fatto.

Già, perché la parola d’ordine basta soldi pubblici, soldi dei contribuenti alle banche è stata per mesi la parola d’ordine dei cortei dei meet-up, dei blog, dei tweet, dei convegni, dei manifesti. Ed è stata la parola d’ordine di Beppe Grillo M5S e di Matteo Salvini Lega: basta coi soldi della gente alle banche, basta salvare i banchieri con i soldi dei contribuenti.

Già, il decreto salva banche proprio questo fa e lo fa anche con estrema dolcezza. Stabilisce che basta salvare le banche che buttano soldi dalla finestra e buttano soldi nelle tasche degli amici e buttano soldi nelle tasche dei clienti con le tasse di tutti i contribuenti. Questo fa ed è giusto che così si faccia.

Perché la raccontano proprio storta. Non c’è un’Europa cattiva. Sono stati i governi europei e i Parlamenti europei, quindi tutte le forze politiche, anche italiane, compresi i partiti di opposizione, a dire sì, o al massimo astenersi, alla regola che quando una banca salta pagano almeno un po’ anche quelli che con quella banca ci hanno guadagnato o quelli che su quella banca hanno scommesso. Finalmente, come anche la gente chiedeva, un principio di responsabilità. Basta con le banche che fanno default come gli pare tanto poi arriva Pantalone a pagare. Finalmente…dicevano tutti. E per mesi (mesi!) in ogni giornale e televisione articoli che informavano che in caso di crack bancario pagavano gli azionisti, gli obbligazionisti, quelli con il conto corrente sopra i 100 mila euro. Saranno stati 100 mila articoli.

Così dicevano tutti: finalmente è finita con le banche che si ripianano con i soldi della gente. Poi è successo davvero. E il governo ha pensato di essere astuto nell’esentare tutti conti correnti, pensava sarebbe stato ricoperto di lodi e grazie perché offriva uno sconto all’italiana alla regola continentale. Si sbagliava il governo, Matteo Renzi l’Italia vera non la conosce. Appena è successo davvero, tutti, mica solo Grillo e Salvini, anche giornali e televisioni…tutti quelli che avevano detto basta soldi pubblici alle banche hanno subito detto: soldi pubblici alle banche!

Anzi, si è andati oltre: a gran maggioranza, con l’ausilio di organizzazioni di consumatori, si è arrivati a sostenere e si sostiene che se hai comprato un’azione in Borsa di una banca che fallisce e quindi la tua azione non vale più un centesimo qualcuno ti deve risarcire. Cioè si sostiene quindi che le azioni in Borsa devono far guadagnare sempre chi ce l’ha e, se non ci riescono, la differenza a tuo vantaggio ce la deve mettere lo Stato. Se passa questa…i manicomi diventano luoghi di pacata riflessione al posto della propaganda politica, dei talk show e della vita pubblica italiana.

Si è sbagliato e illuso il governo, Renzi dell’Italia vera e profonda sa poco. Non è stato apprezzato il sedere salvato ai più e neanche lo sconto alla regola, qui si vuole sedere salvato a tutti ed esenzione generale dalla regola. Qui si vuole che chi ha sbagliato investimento, chi ha rischiato il suo risparmio per averne in cambio il massimo in rendimenti e interessi, venga garantito che se va male la differenza ce la mette il vicino di casa che non ha rischiato con le sue tasse. Questo e non altro si vuole.

Non si può però fare e non perché lo dica l’Europa (discretamente penosa anche da parte di grandi firme/economisti, è l’argomento secondo cui siccome la Germania l’ha fatto quando si poteva fare…che è come dire visto che Tizio ha presi a calci una finestra e la stava sfasciando, un calcio, per giustizia, fatemelo dare anche a me). Non si può fare perché se si stabilisce un principio del genere in capo a pochi mesi si abolisce il credito, la moneta, l’industria, il commercio e si torna al baratto.

Non si può fare e però siamo italiani: quindi d’accordo che non si può fare. Non si può dare soldi pubblici a chi ci ha provato a guadagnare con una banca fallita. Però se quel chi è stato raggirato, se gli hanno venduto un prodotto finanziario ingannevole, se lo trasformiamo da investitore in investito da altrui malevola circonvenzione? Allora lo si può “ristorare” con denaro pubblico. Basterà andare davanti a un Tribunale/Arbitro a dimostrare di essere stati fatti fessi e qualche soldo arriverà. Poiché siamo il paese che siamo vogliamo scommettere che i “fatti fessi” risulteranno alla fine la stragrande maggioranza? A partire, è ovvio, dai meno fessi perché siamo maestri nell’arte di “fare gli scemi per non andare in guerra”.