“Grillo smontato in un quarto d’ora se…” Renzi sbaglia ma indovina la “faccia”

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Settembre 2012 - 13:37 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Matteo Renzi l’ha sparata grossa, grossissima: “Grillo si smonta in un quarto d’ora se…”. Un quarto d’ora? “Sparatona” di Renzi che però la va ripetendo davanti ad ogni tv, segno che gli piace l’idea, la battuta e la sparata. “Si smonta in un quarto d’ora se si dimezza il numero dei parlamentari, se si aboliscono i vitalizi e se si abbassano gli stipendi dei consiglieri regionali”. Così dice Renzi, secondo lui a queste tre condizioni realizzate appunto Grillo si smonta e sgonfia e anche molto velocemente. Pensiamo che Renzi si illuda sapendo di illudersi, che ci “faccia” e non “ci sia” ad essere semplicione e sbrigativamente ottimista. Grillo non si smonta né in un quarto d’ora né in sei mesi, neanche dovessero accadere i tre “miracoli” invocati da Renzi.

Se si dimezza il numero dei parlamentari a questo punto alla pubblica opinione italiana incattivita e inacidita verso al stessa istituzione del Parlamento fa più o meno né caldo né freddo, fosse successo solo qualche anno, allora avrebbe potuto placare dissenso, ora non c’è nulla che possa placare il rancore. Rancore che è diventato avversione, ostilità, disprezzo, quasi odio. Che poi la pubblica opinione, insomma la “gente” sia stata complice sempre e a turno beneficiaria della mala politica non fa che accrescere il rancore e l’odio: i testi di storia e di psicoanalisi stanno lì a spiegarne il perché in maniera unanime e convergente come raramente avviene.

Se si aboliscono i vitalizi dei parlamentari, cioè le loro super pensioni…Si stanno già abolendo ma nessuno se lo ricorda. Lentamente, troppo lentamente e con parlamentari che oscenamente resistono e piangono. Ma si stanno abolendo, è pubblica notizia, è un fatto. Ma se andate a chiedere alla “gente” saprete che non c’è occhio che voglia vedere e orecchio che voglia sentire. Troppo tardi, la pubblica opinione non vuole ormai correttezza amministrativa, pudore retributivo dai suoi eletti, chiama invece vendetta.

Se si abbassano gli stipendi dei consiglieri regionali, quelli che portano a casa come e ormai più di un parlamentare…Chi, quelli a cui la “gente” va a chiedere un favore, un finanziamento, un posto? Alla “gente sul territorio” fa scandalo che il politico di territorio guadagni molto se in quel politico non si imbatte direttamente. Se invece la “gente” diventa “parte sociale o professionale” e il politico super pagato diventa “l’interlocutore istituzionale”, allora alla gente dello stipendio non importa nulla purché il politico porti all’indirizzo giusto la quota massima di favore e denaro pubblico.

Quindi, se dimezzi i parlamentari, abolisci i vitalizi e abbassi lo stipendio dei consiglieri regionali Grillo non si “smonta”. Su questo Renzi ha torto e forse sa pure di averlo. Però non tutti i torti: con in mano una legge che taglia i parlamentari, abolisce i vitalizi qui, ora e subito e taglia delle metà gli otto-diecimila euro netti al mese consiglieri regionali, con questa roba in mano un partito ha la faccia per andare in giro, per camminare tra la gente che fa la faccia feroce alla politica e dire : “E allora?”. Senza questa roba in mano questa faccia non ce l’hai.

Il “piccolo” Renzi è tutto qui, in questa “faccia”. Avercela è condizione assolutamente insufficiente per governare un paese come pedantemente fa notare Massimo D’Alema. Ma non avercela, come D’Alema e tanti altri non hanno, non hanno più o hanno loro malgrado perduto, è peggio. Quella “faccia” è condizione necessaria anche se assolutamente insufficiente. Poi, se quella “faccia” ci fosse e fosse la faccia ufficiale di un partito, per smontare Grillo ci vorrebbero mesi, anni, fatti, coraggio, durezza e verità. Ma se quella “faccia” non c’è, oppure è una delle tante del caleidoscopio Pd, allora la condizione necessaria ma non sufficiente non potrà certo venire da…

Da Nichi Vendola che si vuole sposare con il suo compagno gay. Auguri, bene, bravi e complimenti per la loro vita privata. Ma Vendola è candidato alle primarie per individuare il premier del paese e se uno dei pilastri della sua asserita pubblica e politica identità è quel “mi voglio sposare gay”, beh sarà ottimo programma per la vasta e rispettabile comunità gay ma l’identità sessuale non fa un leader, un governo e neanche una ragione di voto.

Da Susanna Camusso che, d’accordo con Rosy Bindi, Stefano Fassina e tanti altri nel Pd, annunciano che dopo la vittoria della sinistra alle elezioni si smonta non Grillo ma la Fornero, si torna più o meno alle pensioni di prima? In questa gara non c’è gara: se partecipa Berlusconi lui dice che cancella l’Imu e arriva primo.

No, quella “faccia” senza la quale in giro tra la gente ora non vai, viene solo da Matteo Renzi. Che lui poi abbia una faccia da schiaffi e ci giochi sopra è tanto vero quanto altro discorso.