Case popolari ai ricchi, medici “romeni”, welfare a ultra..

di Lucio Fero
Pubblicato il 16 Febbraio 2016 - 14:40 OLTRE 6 MESI FA
Case popolari ai ricchi, medici "romeni", welfare a ultra..

Case popolari ai ricchi, medici “romeni”, welfare a ultra.. (foto di repertorio Ansa)

ROMA – Case popolari ai ricchi perché ricchi sono quelli che hanno un conto in banca da 250.000 euro, 250 mila solo nel conto corrente. Il Corriere della Sera informa che nei 14 (solo 14!) sfratti finora decretati nei confronti di migliaia e migliaia di occupanti abusivi delle Case Popolari a Roma ci sono anche ricchi, palesemente ricchi.

Se è per questo c’è di tutto:quelli che la casa popolare se la sono “comprata” versando una somma neanche tanto piccola alla criminalità che controlla e detiene il racket delle occupazioni-assegnazioni. Una criminalità alquanto particolare perché ha il suo lato brutto e cattivo, quelli che “menano”. E altri segmenti che lavorano in sinergia: i comitati anti sfratto e inquilini vari sul cosiddetto “territorio”.

Sono molteplici a Roma le organizzazioni e i gruppi che strenuamente difendono il dato di fatto e cioè decine di migliaia di immobili del Comune abitati e utilizzati in prevalenza da chi paga poco o nulla, da chi non paga proprio, da chi non avrebbe diritto a starci. Organizzazioni e gruppi che nulla hanno di criminale ma molto hanno di indecente, come quelli che sostengono il diritto ad avere legalmente la casa a prezzo di favore visto che ormai da anni ci sto dentro illegalmente.

Come quelli che si oppongono ad ogni sfratto raccontandola che lo fanno perché la povera gente non vada per strada, in realtà perché se si comincia a sfrattare loro perdono la clientela, ci rimettono un bel po’ di soldi se passa questa strada idea che le case popolari le gestisce, dio non voglia, il Comune e la legge.

Come quelli nei partiti e nei sindacati che sempre spalleggiano i comitati e i movimenti. Nulla hanno di criminale ma molto di indecente, primo fra tutti la sinergia di fatto con un racket criminale della case popolari.

Qualche centinaio di chilometri più a sud di Roma, ad Enna. Dove è partita la fabbrica dei medici rumeni. In realtà non sono rumeni, non vengono dalla Romania. Sono italianissimi giovanotti italiani che volendo da grandi fare i medici ma non avendo passato l’esame per accedere ad una Facoltà di Medicina in una università italiana, si vestono da romeni. Imparano il romeno, o fanno finta di impararlo, e per la modica retta annuale di diecimila euro abbondanti imparano l’arte e la scienza della medicina da trapiantata (meglio dire inventata Università rumena in Italia).

Spalleggiata dall’immancabile Tribunale Civile locale e dal ras politico locale (tutti sensibili alla ricaduta di sviluppo economico per l’area…) l’Università romena di Medicina ci ha fatto la birra con il divieto del Ministero della Repubblica italiana e ci fa meno che la birra con l’idea che i medici che domani opereranno in Italia debbano essere formati e laureati secondo standard buoni e eguali per tutto il paese. Da Enna fanno marameo a quei fessi che vanno all’esame di ammissione, loro fanno i “romeni” e domani ce li troveremo negli ospedali o negli studi medici. Auguri, non a loro, a noi stessi. La storia la racconta La Stampa che ci va a fare anche un tragicomico reportage, tragicomico non certo per colpa del giornalista, tragicomica è la realtà.

Il Corriere dello Sport ne racconta un’altra e anche questa è meravigliosa: la Curva Nord, il tifo più acceso laziale, insomma gli ultras della Lazio vogliono un maxi schermo in piazza per vedere le partite della squadra. E lo vogliono perché allo stadio non ci vanno più in fiera e sdegnosa opposizione, polemica e boicottaggio con la Lazio società e soprattutto con la Prefettura che ha osato mettere in curva il principio che ti siedi al posto assegnato così ti riconosco se magari fai qualcosina di non proprio carino.

E fin qui…se gli ultras della Lazio non vogliono andare (quelli della Roma fanno altrettanto, hanno tutti come nemico lo Stato che vuole dettare legge nelle “loro” curve) liberi di non andare. Ma ora gli ultras Lazio vogliono il maxi schermo in piazza. Pagato e autorizzato da chi? Ma che domanda…dalla Lazio società, dal Prefetto, è ovvio. Meraviglioso: io ti boicotto e tu mi paghi, anzi mi risarcisci di tasca tua il fastidio di boicottarti.

Le case popolari ai ricchi, i medici “romeni”, il welfare pubblico per gli ultras e vasti schieramenti politici, sindacali, di stampa e di opinione a tutela di ognuna delle tre meraviglie: è davvero l’Italia del faccio come c…mi pare.