Catalogna libera! Ma la democrazia è un’altra cosa

di Lucio Fero
Pubblicato il 21 Settembre 2017 - 10:30 OLTRE 6 MESI FA
Catalogna libera! Ma la democrazia è un'altra cosa

Catalogna libera! Ma la democrazia è un’altra cosa (foto Ansa)

ROMA – Catalogna libera! Ma la democrazia è un’altra cosa, proprio un’altra cosa dall’idea che pur sembra così automatica per cui si fa un referendum ed è subito e tutta democrazia.

La democrazia è il rispetto del patto sociale fondativo della comunità e delle sue regole. E negli Stati, democratici appunto per questo, il patto sociale fondativo si chiama Costituzione. E se una Costituzione detta regole precise per i referendum o quant’altro e se una Corte Costituzionale, in questo caso quella spagnola, sentenzia che un referendum secessionista viola ed è contro il patto fondativo, allora questo referendum non è la massima espressione della libertà ma la registrazione di un rapporto di forza.

E’ un concetto difficile, molto difficile da comunicare quello di cosa sia davvero la democrazia quando un’intera classe politica, l’opinione pubblica nella sua quasi totalità e perfino quel che chiamiamo senso comune ragionano seguendo questa sequenza: democrazia è potere del popolo, potere del popolo è pronunciamento elettorale, pronunciamento elettorale è dunque sempre lecito, anzi libero. Chi pone qualunque ostacolo a pronunciamento elettorale è quindi contro la libertà e la democrazia.

La sequenza appare lineare, solare, granitica. E invece è una sequenza che cammina con i piedi all’aria e le mani poggiate in terra. E’ una sequenza a rovescio. La democrazia è e nasce e si fonda sul patto che, in quanto patto, definisce, stabilisce e delimita i percorsi entro i quali si manifesta la volontà popolare. La democrazia è quel patto e quei percorsi, quei “modi e forme” della volontà popolare che sono anche nella nostra Costituzione. Leva quei “modi e forme”, togli gli argini entro cui corre la volontà popolare, rompi il patto fondativo e non hai più la democrazia.

La democrazia nasce ed è argine e percorso per la volontà popolare. Nasce per questo, per porre fine al sistema non democratico che consiste nell’applicazione immediata (senza mediazione di una Costituzione) della volontà popolare. Volontà popolare che, senza modi e forme costituzionali, applica se stessa in piazza, in assemblea, mediante acclamazione, in forma di intesa diretta e identificazione-delega con un capo. O in forma di un referendum da attuare anche fuori e contro la Costituzione. Volontà popolare che applica se stessa in forma non democratica, è successo tante volte, può succedere. Ma è a questo che si plaude quando si tifa o simpatizza per Catalogna libera! Si plaude alla volontà popolare che applica se stessa senza e contro la democrazia. Scelta legittima per carità, ma almeno i politici dovrebbero saperlo che la democrazia è altra cosa da un referendum.

Dovrebbe sapere la classe dirigente di un paese democratico che la libertà è veramente libera dentro le regole e i termini del patto Costituzionale. Altrimenti è forza, consenso, potere. Legittimi in quanto concreti. Ma la libertà politica è quando forza, consenso e potere si muovono negli argini costituzionali che offrono garanzie a tutti i cittadini e non solo ai più, o ai più forti, o ai più applauditi.

Una classe dirigente dovrebbe saperlo, non fosse altro per aver studiato e letto qualche libro o per almeno aver condiviso qualcosa, le cose più elementari, della cultura e tradizione politica cui dice di appartenere. Che la democrazia sia il patto sociale sul come e dove deve scorrere la volontà popolare è la pietra angolare della teoria liberale dello Stato. Quindi, alla grossa, da Forza Italia fino al Pd passando per ogni gruppo centrista e comprendendo chiunque si affidi e si fidi della Costituzione italiana tra questi nessuno dovrebbe schierarsi con Catalogna libera! Ma che ne sanno, che sanno perfino di se stessi…

E anche la cultura politica, la filosofia della storia di matrice e derivazione hegeliano-marxista individua un interesse generale e primario che è la libertà cui gli altri interessi sottostanno in gerarchia sia di valori sia di motori della storia. A rigore, i comunisti consapevoli di se stessi e tutte le varie e distinte famiglie del movimento operaio dovrebbero diffidare alquanto del Catalogna libera!

Catalogna libera! Può coerentemente essere il grido delle forze anti Stato, anti patto sociale e soprattutto diffidenti e insofferenti della democrazia liberale e costituzionale. Quindi, regolarmente, Catalogna libera! Per Salvini, M5S, Sinistra italiana. Gli altri non sanno quello che dicono. Ma non per questo possono evangelicamente essere perdonati.

E la gente, la tanta gente che in perfetta convinzione e ottima fede pensa che referendum anche per secessione è sempre libertà?

Facciano questa domanda: in nome della libertà accetterebbero gli indipendentisti catalani che una parte della Catalogna finalmente libera e da loro governata facesse secessione e restasse spagnola a seguito di referendum organizzato e preteso dagli abitanti delle zone dove l’indipendentismo è minoranza?

Aggiungano quest’altra domanda: il 40/45 per cento dei catalani che secondo stima andrebbe a votare per restare Spagna ha poi il diritto di secedere dall’entità statale autonoma voluta dal 55_60 per cento? Dove finisce la libertà di quel 40 per cento e perché deve finire, avere un limite?

Aggiungano ancora: all’interno di un patto sociale, di convivenza e Costituzione, è infinita, deve essere infinita la libertà di chi non ci sta? I democratici, quelli veri, dicono che la libertà, quella vera, ha limiti, confini e identità. I non democratici vogliono (fino a che non tocca a loro subirla) una libertà letteralmente infinita. La differenza tra democrazia e non è tutta qua. Catalogna libera è un’altra cosa.