Elezioni le vinco…per legge: come mettere le braghe ai voti

di Lucio Fero
Pubblicato il 7 Novembre 2012 - 14:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Voglia matta di vincere le elezioni…per legge. Voglia insana di una legge elettorale che consenta di mettere le braghe ai voti degli elettori prima, molto prima che si voti davvero. Ce l’hanno tutti questa voglia, coltivano tutto questo vizio ed è uno spettacolo deprimente perché stavolta non è vero che mal comune…mezzo gaudio. Stavolta, e non è la prima volta, la legge elettorale, quella che dovrebbe essere la regola comunemente decisa e accettata, si prova a scriverla per fregare il vicino, azzoppare il concorrente e rincorrere il sondaggio.

Sondaggio, o meglio catena progressiva di sondaggi attesta che Bersani più Vendola più Psi fa 35/37 per cento? E allora in perfetta simmetria tutti gli altri, Pdl, Lega, Udc, votano in Commissione parlamentare che il premio di maggioranza, cioè i seggi parlamentari in più a chi prende più voti degli altri, scatta solo se raggiungi il 42,5%. Cioè mai, nelle elezioni del mai e nella legislatura del poi.

La legge di prima, quella che c’è, garantisce a chi prende anche solo il 30% dei voti, anzi anche meno basta che sia il primo dei concorrenti, il 55% dei seggi alla Camera? Si può dunque arrivare primi con il 20/25% e prendere più della metà dei deputati? Si si può e quindi in malcelata simmetria il Pd questa legge o almeno il suo effetto moltiplicazione per chi arriva primo se la terrebbe.

Destra e Centro, Alfano e Casini vanno dicendo che non vogliono consentire a Bersani/Vendola di avere il 55% del Parlamento con il 35% dei voti. Bersani va dicendo che, sapendo di arrivare secondi, terzi o quarti nella gara per il governo, vogliono di fatto abolire l’oggetto della gara, il governo. Governo che non sarebbe più il democratico premio al vincitore ma una cosa da condividere a fine corsa tra più o meno tutti i partecipanti.

Non è la prima volta che la legge elettorale viene piegata o si tenta di farlo per l’immediata convenienza di schieramento travestita da interesse pubblico. L’ultima volta fu il centro destra a inventare una legge, la “porcata” di Calderoli, che aveva eccome una sua logica. Il centro destra al governo sapeva da sondaggi che il centro sinistra avrebbe probabilmente vinto le successive elezioni. Quindi fece una legge elettorale che obbligava alle “ammucchiate” per prendere il premio di maggioranza: e fu, drammaticamente per la sinistra, l’Unione di Prodi che divorò Prodi. Ora c’è chi sostiene che una legge proporzionale ci porta alla Grecia ingovernabile, oppure al Monti bis unica garanzia di governabilità: tutte e due insieme? Si mettessero d’accordo con se stessi. E c’è chi sostiene che una legge maggioritaria si mangia ogni porzione di democrazia, più o meno gli stesi che ieri spiegavano che la democrazia o è bipolarismo (cioè due partiti e più o meno basta) o non è.

Propaganda, anzi manfrina, anzi sceneggiata. Si può votare in tanti e diversi modi e comunque sempre rispettare la volontà popolare. Con una legge sostanzialmente proporzionale (tanti voti raccogli, tanti parlamentari hai) come in Germania. Dove però c’è e viene rispettata la soglia di sbarramento: sotto il 5 per cento neanche un seggio. Figurati, in Italia rischierebbe l’Idv, Sel, la Lega. Da noi la “soglia” si fa, ma con l’eccezione per chi prende voti al Nord, per chi si coalizza con… O si può votare all’inglese: i primi due partiti prendono più o meno tutto il Parlamento e il terzo, anche se ha il 20 per cento, in Parlamento ha pattuglia di testimonianza. Figurati da noi, un po’ ci abbiamo già provato e i due partiti finti, il centro destra e il centro sinistra allestiti per vincere le elezioni, regolarmente subito dopo la vittoria si sono sfasciati.

La migliore sarebbe, e lo sanno anche quelli che fanno finta di non saperlo, votare alla francese. Proporzionale al primo turno, dove ciascun partito si presenta da solo per quel che è e l’elettore sceglie il più vicino a sè. Poi, al secondo turno, i più votati, in Francia il limite da raggiungere è il 12,5%, concorrono e solo loro concorrono. E l’elettore sceglie tra le opzioni di reale governo. Così si ottiene la rappresentatività del proporzionale, cui si può assegnare una quota di seggi parlamentari, e la governabilità del maggioritario, ma un maggioritario non feroce, non obbligato e soprattutto non fittizio. Il premio di maggioranza e quindi la governabilità stanno nel meccanismo del secondo turno, non c’è bisogno di gonfiare e drogare il risultato parlamentare di chi è arrivato primo che nel caso italiano altro non sarebbe che la più ampia delle minoranze.

Adesso pare, ma non è sicuro, che forse il 42,5% necessario per avere il 55% dei seggi diventerà il 40% così che Bersani più Vendola più il Psi possano almeno sognare di arrivarci anche se sanno che non ci arriveranno. E che, in cambio della irraggiungibile soglia e irraggiungibile premio di coalizione ci sarà un premio del 5/10 per cento al partito che arriva primo. Quindi se il Pd fa 28 più 5 fa 33 e non ci siamo, se però 28 e poi aggiungi dieci, allora fa 38 e Bersani ci può stare perché aggiunge il 5 di Vendola e fa 43. E anche se il premio al partito è 7, allora 28 più 7 e 5 di Vendola fa 40. Ci devi aggiungere il 10 di Casini e soci e tutto torna, è la maggioranza di parlamentari per fare un governo. Ma se poi alla fine Pd fa 25? E se davvero Grillo facesse 20? Contare, ricontare su come mettere le braghe ai voti prima che si voti.

Votare per chi, per cosa? Oggi la destra vale circa il 25% dei voti. Quel che resta del Pdl, più o meno il 16%, la Lega al 6 abbondante, Storace quasi al tre. Di destra bisogna parlare, sì, proprio e solo di destra. Infatti annovera e allinea Daniela Santanché nel cuore del Pdl e Francesco Storace solidali con quelli che hanno gridato “Badoglio” a Gianfranco Fini. Badoglio, cioè la quintessenza del tradimento, l’archetipo del traditore. Quello che fece il più grande  dei tradimenti possibili che quelli alla Santanché e alla Storace ancora non perdonano: il tradimento nei confronti di Hitler e dei “camerati tedeschi”. Come se qualcuno oggi desse del traditore, del “Badoglio” a Bersani perché ha tradito Stalin. Forse qualcuno così ci sarà pure ma non sta nei partiti, nei vertici e nell’elettorato nè del Pd, nè di Sel. Invece sta nei partiti, nei vertici e nell’elettorato della destra italiana che oggi vale il 25%.

Il Centro vale un undici per cento circa, nulla di più e oltre Casini e Fini. Tanto agitarsi di ipotesi, sigle, comitati, associazioni, ma nessun affollarsi di potenziali elettori.

La sinistra vale il 37 per cento circa, quasi il 30 il Pd, intorno al 5 Sel, appena sopra un per cento il Psi.

E infine l’area “contro” che vale circa il 26 per cento: Grillo sopra il 18, Di pietro al tre, comunisti un po’ sopra il due e piccolo magma di liste alternative altrettanto.

Con un doppio turno chiaro e onesto senza premi e dispersioni i quattro “poli” avrebbero la possibilità di contarsi al primo turno e di allearsi o no al secondo. Chiaro, onesto, rappresentativo e capace di produrre maggioranza e governo. Quindi non si farà.