Fabio Fazio, la recita del “lascio” e la sostanza del “raddoppio”: 40 mila a serata.

di Lucio Fero
Pubblicato il 26 Giugno 2017 - 09:54 OLTRE 6 MESI FA
Fabio Fazio, la recita del "lascio" e la sostanza del "raddoppio": 40 mila a serata.

Fabio Fazio, la recita del “lascio” e la sostanza del “raddoppio”: 40 mila a serata. (foto Ansa)

ROMA – Fazio Fazio, non sono tanti o troppi gli undici e passa milioni di paga in quattro anni, media annua due milioni e ottocentomila euro. Di certo di troppo è stata la pubblica recita condotta da Fazio con il suo “se sono un problema lascio la Rai”. Troppo simile a un “che faccio, me ne vado?” del piazzista che sta appunto piazzando la merce.

E di certo è di troppo, di un troppo che stroppia, la motivazione ufficiale addotta dalla Rai per il rinnovo del contratto e per quel milioncino annuo in più pagato a Fazio rispetto all’1,8 annuo di prima. Eccola “chi offre intrattenimento generale o crea o aggiunge valore editoriale in termini di elaborazione del racconto nelle sue diverse declinazioni” può essere pagato fuori da ogni tetto e come e più di prima.

Mattia Feltri su La Stampa con eleganza la giudica “una frase che vuol dire niente, quindi tutto”. Con meno eleganza si può rilevare come la motivazione addotta per i 2,8 annui a Fazio dalla Rai sia una perfetta, classica, tornita “supercazzola”.

La sostanza era fin dal principio che Fabio Fazio e molti altri che lavorano per la Rai non vogliono tetti alle loro retribuzioni e vogliono magari aumenti ai rinnovi dei contratti (individuali ovviamente). Era più decente, sì dicente, dirlo subito e chiaro. Senza la recita del “me ne vado perché in Rai comanda la politica e la politica non sa decidere”.

Questa recita, tra il grottesco e l’indecente è ancor più presentarla come difesa niente meno della “libertà artistica”, della “libera professione”, del “pluralismo” addirittura e vuoi far mancare “l’autonomia dell’informazione”? No, non è corretto (e scorretto è dire il meno) usare questi “scudi” assolutamente impropri al proprio lavoro e retribuzione. Ricorrere  a questo stratagemma tonitruante ha un retrogusto squallido ma molti dei più raffinati palati non lo avvertono più per la consuetudine dell’uso e consumo.

Sentire un professionista di cultura, successo ed esperienza pigolare una “sorta di non lo fo’ per piacer mio ma per far piacere alla società” è troppo, decisamente troppo. La sostanza era difendere e possibilmente raddoppiare o quasi quel che si guadagnava prima. Non sappiamo, non vogliamo, non possiamo dire se una sessantina di serate Rai a 2,8 milioni l’anno, circa 40 mila euro a serata, sia troppo o tanto.

Se sono pagati alla bravura, alla fortuna, alla capacità contrattuale, alla valutazione di mercato…buon pro gli facciano a Fazio e comunque nessuna sponda a chi si indigna, si indigna ma in realtà è solo stizza e invidia per i soldi altrui.

Ma se Fazio o chi per lui continua a raccontare che lo fa e lo pagano per la libertà della Rai, dell’informazione, della cultura, della democrazia, allora Fazio ci prende per i fondelli e c’è qualcosa che offende non nei suoi soldi ma nelle sue parole.

Ultimo ma non proprio ultimo: va per le stampe e le chiacchiere come cosa acclarata e visibile e tangibile e solidissima ai cinque sensi che Fabio Fazio è “di sinistra”. Di grazia, in cosa, dove e quando nella sua tv si vede, si tocca, si percepisce questo “essere di sinistra”? Urgono esempi concreti e recenti, così d’un colpo non vi viene in mente niente? Ecco, appunto.