Grillo elenca i 43 successi di Raggi sindaca, tu quanti ne ricordi?

di Lucio Fero
Pubblicato il 7 Febbraio 2017 - 14:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Grillo, non è mica uno sprovveduto. Lo sa, eccome se lo sa, che se vien giù santa Raggi vien giù tutta un’ala del tempio M5S. Quindi comprensibilmente le farà da scudo e da palo di sostegno fin dove sarà possibile, e anche oltre. Grillo la Raggi non la può e non la vuole mollare, qualunque cosa accada o sia accaduta a Roma.

Grillo è anche un generoso, prodigo di frasi e parole. Il suo precedente mestiere era di affabulatore e continua in questa sua indubbia professionalità. Si innamora delle parole delle immagini che conia e lancia. Talvolta per entusiasmo addirittura le infarcisce di una sorta di “grande nutella” celebrativa e se ne lecca i baffi. L’ultima volta è stata quando ha elencato i 43 successi 43 di raggi sindaca. Successi, ben 43, negli ultimi otto mesi di governo di Roma. Non la vittoria elettorale, 43 successi dopo essere stata eletta.

Tu, abitante e residente a Roma o tu cittadino italiano così, all’impronta, quanti ne ricordi? Forza, se sono ben 43 qualcuno ne verrà in mente. Dunque, uno…Deve essere in corso un incantamento, una malia maligna che induce amnesia. Di successi, si badi bene successi non buone intenzioni, nei trasporti pubblici, pubblica igiene, cura delle strade, del verde…insomma di miglioramenti tangibili nella vita quotidiana di Roma non c’è memoria di uno che è uno. Deve essere una fattura stregonica che offusca le memorie.

C’era una volta una città…non funzionava quasi nulla (se non le tasse) e la città se la spartivano e mangiavano “quelli di prima”. Venne la squadra nera al potere e la città se la cucinarono a affettarono in famiglia. Venne la squadra rossa e la città la spolparono. Un caporale di pasta frolla e un narciso molesto erano rispettivamente i capi della squadra nera e di quella rossa al Campidoglio.

Comprensibilmente gli abitanti-elettori di quella città decisero che era l’ora della squadra degli onesti. E la squadra degli onesti aveva per la sua battaglia una Giovanna d’Arco, una pulzella degli onesti. Ma non era Giovanna d’Arco, era la Monaca di Monza che non sapeva resistere…

Non seppe resistere a circondarsi di un clan, al piazzare e promuovere i membri e i familiari del clan. E non seppe resistere al non raccontarla mai giusta e intera. Nascose dove e per chi e facendo cosa aveva lavorato. Non proprio nascosti incarichi e impegni ed esperienze con quelli vicini, molto vicini alla squadra nera. C’erano stati, ma la Monaca di Monza al Campidoglio li omise. Dimenticanze, minuzie…

Negò in pubblico la rabbia e l’insofferenza perché quelli della casa madre degli onesti le avevano inviato dei consiglieri/guardiani. Rabbia e insofferenza che però a quelli del clan rendeva note. Omise in pubblico (non al clan) la gioia per essersene sbarazzata.

Disse la Monaca di Monza di non sapere nulla di un  guaio giudiziario della guardiana dei rifiuti da lei voluta. Non era vero, lo sapeva eccome. Però, diciamo, omise di saperlo. Negò in pubblico di conoscere molto da vicino quello che era il suo braccio destro, lo negò il giorno in cui il braccio destro finì in galera. Negò contasse qualcosa in Campidoglio. Non era vero, facevano lei e il braccio destro insieme tutto quel che potevano. Ci sono gli atti, i documenti. Ultimo ma non ultimo la carta che promuoveva il fratello del braccio destro. Promosso dove? Ma che domanda…in Campidoglio.

Non resisteva la Monaca di Monza all’aumentare gli stipendi pubblici di quelli del clan, li aumentò, sono ancora lì. Infine, l’ultima ma non l’ultima, la Monaca di Monza al Campidoglio si trovò insidiata nella sua virtù dalla inconsueta abitudine del suo capo segreteria di sottoscrivere legalissime polizze vita con beneficiari amici di M5S, tra cui lei stessa. Non c’è reato, si può fare. Ma perché lo facesse, nonostante il farlo sia strano assai, è domanda che non puoi neanche porre, altrimenti la squadra degli onesti ti querela.

Adesso infatti la frittata è stata completamente rovesciata, la squadra degli onesti pretende pubbliche scuse da chi dovesse chiedere: scusi, è proprio ovvio, usuale che un capo della segreteria nomini beneficiario (a sua insaputa) la sua sindaca? E altri della squadra degli onesti? Non è reato certo, ma fare clan, promuovere quelli del clan, scambiarsi favori nel clan somiglia tanto a quello che facevano “quelli di prima”. Che, guarda caso, in qualche caso intorno alla mancata Giovanna d’Arco sono proprio…quelli di prima.

C’era una volta una città…tutto o quasi era cadente, sfasciato, invivibile. Gli abitanti di quella città si rivolsero, anzi si rivoltarono contro quelli di prima. E apparve una Fatina. Sorrideva, benediceva, aveva un’aureola nella chioma. Poi la Fatina si seppe che diceva bugie sullo scudiero e anche sul gran ciambellano del castello e anche su una dama di corte…Una Fatina che dice bugie?

A guardarla bene la Fatina, tanto dolce nel tratto e nell’eloquio non è. Quando parla ripete quasi ossessivamente formule non tanto magiche quanto elusive “stiamo lavorando”, “rispondo ai cittadini”. Quando sorride la piega della labbra non è benevola. A guardala bene la Fatina non è Cenerentola, è una delle sue due sorellastre della favola. A Palazzo, alla festa del principe Potere si comporta proprio come una delle due astute sorellastre, non come l’ingenua Cenerentola.

E i cittadini di quella città si trovano dunque abbandonati senza neanche avere avuto il modo di essere sedotti (altro che i 43 successi). Però restano innamorati di ciò di cui erano innamorati, restano innamorati dell’idea che li aveva fatti innamorare: una squadra degli onesti guidati da una fatina. Nella squadra c’era qualcuno di non tanto onesto, la squadra degli onesti è immobile e gioca solo alle belle statuine dell’onestà e la fatina ricorda un po’ Grimilde.

Però gli abitanti della città non ce la fanno a sopportare che il loro amore appena nato è già finito, come diceva celebre canzone. Da bravi abbandonati in amore si raccontano che no, adesso il partner torna, ci ripensa, non è tutto vero quel che è successo, si riparte. Vanno capiti, alzi la mano chi ce l’ha fatta subito e tutta a ragionare lucido dopo essere stati mollati da quello che doveva essere l’amore (il governo) della vita.