Incendi tutti dolosi: parabola della nazione

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Luglio 2017 - 09:50 OLTRE 6 MESI FA
Incendi tutti dolosi: parabola della nazione

Incendi tutti dolosi: parabola della nazione (foto Ansa)

ROMA – Incendi tutti dolosi: dal 15 giugno per diciassettemila (17 mila!!) volte in Italia è divampata una fiamma, sono stati chiamati i Vigili del Fuoco e praticamente sempre gli stessi Vigili hanno constatato che era stata la mano di qualcuno e non la disgrazia o il fato a mettere a fuoco la terra, la stessa terra che quegli umani abitano. Ieri 11 luglio c’erano accesi circa 1.500 focolai in tutta Italia, in ogni Regione, unica eccezione la Val d’Aosta. Mai così tanti da dieci anni e più che altrove, non a caso e come da tradizione, in Puglia, Sicilia, Lazio e Campania. E sempre il fuoco è stato appiccato da mano umana. E non distrazione, imperizia, incoscienza. Ma per precisa volontà di dar fuoco alla terra, di cambiarle i connotati con il fuoco.

Li chiamano, li chiamiamo piromani ma è una sciocchezza chiamarli così. Non sono amanti del fuoco, non sono schiavi della compulsione a veder ardere e bruciare. Sono maestranze e imprenditori di un’attività criminale abbastanza di massa come tante altre in Italia: si dà fuoco alla terra e se ne ricavano soldi. Con la bonifica, la riforestazione, l’indotto di entrambe e anche con la classica riconversione del bruciato ad edificato. Si fa, si fa…alla fine si riesce a fare nonostante le leggi. In Comune si trova sempre una piega nel Piano Regolatore che consente un’eccezione di abitudine o necessità fa lo stesso. Soprattutto al Sud che infatti brucia di più.

Non sono piromani, li chiamiamo con il nome sbagliato, non sono pochi disturbati mentali come ci piace raccontarci. Sono, quelli che danno fuoco alla terra che abitiamo, un pezzo ormai radicato del nostro panorama sociale. Ci sono, fanno i loro affari, fanno più o meno come gli pare. Questo paese è anche casa loro, alla fine nessuno li scaccia davvero.

C’è nel gesto, nel piano, nell’attività di dare fuoco alla terra che si abita qualcosa, più di qualcosa, che intreccia i fili di una  parabola del paese intero: mettere a fuoco la terra, mettere a fuoco la terra comune, mettere a fuoco la cosa comune e pubblica. In fondo e al fondo il dare alle fiamme la cosa pubblica per trarne un qualche immediato vantaggio è ciò che ogni giorno si fa nella vita pubblica del paese.

Intorno alla cosa pubblica intesa come pubblico denaro e pubblica cassa, come intorno al pubblico bosco o pineta o collina cui si dà fuoco, si va di innesco e rogo. Intorno ai soldi e al bilancio pubblico costante assalto, ressa e calpestio e distruzione…fosse un bancomat lo smonteremmo e poi ci disputeremmo di mano in mano le banconote sputate, fino a strapparle. E’ questo quello che il paese reale fa con soldi e bilancio pubblici. Diamo fuoco alla cassa.

E a fuoco mettiamo e mandiamo ogni giorno al convivenza, il rispetto, la decenza, la ragione, la misura. Con una comunicazione, dai blog a Tg, insieme acida e ignorante, incompetente e presuntuosa.

E a fuoco mettiamo la salute, i trasporti, la raccolta di rifiuti, il welfare e i servizi sociali. Con inneschi, sotto forma di “diritti” di corporazione, “autonomie” di lobby e campanili e assoluto, eterno quanto infondato credito da vantare contro lo Stato, accesi e buttati lì ad incendiare.

Diamo dolosamente ogni giorno fuoco alla cosa pubblica incitati e guidati da bande di figuranti e clown ignoranti. Ignoranti e crudeli, crudeli tanto quanto possono esseri solo gli ignoranti protervi. Ogni compagnia di giro esercita la propria prepotenza dichiarandosi vittima. Questa è la scuola, la lezione quotidiana che viene dalla politica. La società tutta l’ha bene appresa. O è stato viceversa?

Diamo a fuoco ogni interesse collettivo. Non fai fatica a trovare nel ceto politico chi baratta la salute dei bambini per qualche refolo di voto in più (vaccini). Né fai fatica a trovare chi per tenersi e aumentare i voti e i consensi dall’opposizione di fatto lavora a che le banche in fallimento sia meglio farle chiudere così aumentano i furenti e i furiosi anti sistema. Questo è l’innesco sotto il grido-denuncia “regalo alle banche”.

E non fai fatica a trovare chi lancia l’innesco della irresponsabilità finanziaria, tanto chi se ne frega del debito pubblico, gli diamo fuoco? E chi lancia l’innesco massimo e combinato: tutti in pensione prima e prima del lavoro comunque reddito garantito da cassa pubblica.

Fin qui il ceto politico, tutto. Ma contribuiamo con entusiasmo e dedizione a dar fuoco, i clown ignoranti hanno tutti gran seguito ultras. E quindi fuoco per mano di popolo e palazzo alla storia, ai Tribunali, all’acqua…fuoco ad ogni pezzo di cosa comune che non ci dia personale vantaggio qui e oggi. Fuoco a tutto per guadagnarci qualcosa. Sì, gli incendi tutti dolosi di questa estate sono davvero una parabola della nazione.