Repubblica a Renzi: “Camusso e Landini non tuoi nemici”. Sicuri? In Emilia…

di Lucio Fero
Pubblicato il 24 Novembre 2014 - 14:10 OLTRE 6 MESI FA
L'editoriale di Repubblica

L’editoriale di Repubblica

ROMA – Era venerdì e con un “editoriale” non firmato in prima pagina, quindi con il massimo dell’autorevolezza che una testata assegna a se stessa, il quotidiano La Repubblica invitava/ammoniva Matteo Renzi a non considerare Susanna Camusso e Maurizio Landini, insomma la Cgil e la Fiom, come avversari. La frase più o meno testuale de La Repubblica, quella che concludeva l’editoriale era più o meno questa: quando Renzi capirà che alle elezioni i suoi avversari non saranno Camusso e Landini ma Berlusconi e Verdini?

Era sabato quando Matteo Renzi rispondeva a La Repubblica con una lettera in cui, tra l’altro, rivendicava al Jobs Act il carattere di una legge “di sinistra”, anzi la “più di sinistra” contenendo la legge quello che nello Statuto dei lavoratori di prima, di mezzo secolo fa, non c’era: i diritti sul lavoro anche per chi non ha un contratto a tempo indeterminato.

Era tra sabato e domenica quando il leader della Fiom emiliana, Bruno Papignani, ordinava ai suoi il boicottaggio elettorale del candidato del Pd: “Fate una sorpresa a Renzi, non votate Bonaccini”.

Dunque La Repubblica si sbaglia, almeno per metà del suo assunto si sbaglia di grosso. Alle elezioni Matteo Renzi ha ed avrà come avversari Berlusconi e Verdini, e Salvini e Grillo e un sacco di altri. E avrà, ha già come avversari, anzi nemici proprio nemici, Susanna Camusso, Maurizio Landini, Stefano Fassina, D’Attorre, Bindi, Cuperlo…E questo lo si vede non solo nell’episodio di Bruno Papignani che poi un episodio non è. Lo si respira, lo si avverte, lo si ascolta nelle piazze e nelle manifestazioni organizzate dalla sinistra Pd e dalla sinistra alternativa insieme. Lo si legge nella strategia della Cgil così come nelle parole di Pippo Civati…Sì, Matteo Renzi sì è fatto nemici a sinistra.

Nemici tosti, anche se non si può ancora dire quanti nemici. Nemici e non solo avversari perché stanno nello stesso partito e, fino ad ieri, nello stesso elettorato. Nemici che si sentono usurpati e traditi dall’usurpatore e traditore. Nemici così faranno di tutto per far perdere Matteo Renzi, per portarlo alla sconfitta e rovina. A partire, ma non è che l’inizio, dal boicottaggio elettorale in Emilia.

E in fondo ci sta, non è così strano come a prima vista appare che le Camusso e i Landini e anche i Civati e le Bindi e i Fassina e i D’Attorre e anche decine, centinaia di migliaia di cittadini “di sinistra” siano non solo contro Renzi ma vedano in Renzi il peggior pericolo immaginabile. Ci sta perché quella sinistra orgogliosamente rappresenta e difende tutto ciò che è in grado prima di arginare e quindi di stroncare e infine di disperdere senza che ne resti traccia sia Renzi che il “renzismo”.

Quella sinistra è al fianco dei dipendenti del Comune di Roma furibondi perché la parte “accessoria” del loro salario la si vorrebbe d’ora in poi legata a prestazioni e mansioni appunto “accessorie” rispetto all’usuale impegno lavorativo. L’idea stessa appare ai dipendenti comunali (quasi trentamila) scandalosa. Che quella sinistra stia con questa e non altra “cultura del lavoro” è l’esito probabilmente ineluttabile di quando la sinistra tutta si incistò nella retorica e soprattutto nella pratica dei governi locali. ebbe così modo la sinistra tutta di identificarsi con la distribuzione irresponsabile di pubblico denaro. Una mutazione genetica, una deriva etica tanto evidenti quanto inconfessate.

Di quella sinistra tracce ne trovi anche nei primari d’ospedali e sindaci di territorio che In Piemonte fieramente si oppongono ai “tagli” alla Sanità. Piemonte, sanità…solo l’ultimo dei mille episodi di un colossale fare a non capirsi. Per l’italiano, anche se di sinistra vera e verace, riforma significa solo e soltanto fare le stesse cose di prima però con più soldi a disposizione. Al di fuori e al di là di questa configurazione (tutto uguale ma più soldi) riforma non è tale ma è “liberistica macelleria sociale”.

Di quella sinistra o meglio della sua cultura tracce ne trovi nella Croce Rossa che fieramente si oppone a chi la vorrebbe non più in perdita per decreto divino. Dalle parti della Croce Rossa (manager e dipendenti) tanto a sinistra in realtà non hanno mai votato ma la cultura è quella del resistere, resistere, resistere…Tracce di quella sinistra dei diritti acquisiti le trovi per eterogenesi dei fini nella sconcia resistenza che consiglieri regionali fanno ovunque ai tagli ai loro vitalizi. Tracce perfino nei comunicati para sindacali con cui i vigili urbani di Roma fieramente indignati si oppongono alla “rotazione”, all’orrore tecnocratico di volerli spostare ogni tanto di quartiere e di ufficio in modo che non “familiarizzino” troppo con commercianti ed eserciti di zona oppure con  costruttori e imprenditori clienti della loro scrivania.

Tracce di quella sinistra sono ovunque e quella sinistra (questo Renzi non lo capisce) è in unione mistica con la stragrande maggioranza del paese. Una ventina di anni fa Berlusconi disse che l’elettorato era un bambino delle medie, di quelli all’ultimo banco. Ecco, nei venti anni da allora trascorsi a quel bambino delle medie sono stati vietati libri e dizionari. Una sola lezione gli è stata impartita, una sola anche se da diversi “prof” in concorrenza tra loro. La lezione era ed è: tu non sei responsabile di nulla, la colpa è sempre di qualcun altro, scova il colpevole e sarai libero, bello e anche ben nutrito senza fatica.

Di buon comando e pronto ad apprendere quel bambino ha creduto che Berlusconi lo avrebbe esentato dai compiti e gli avrebbe garantito giocattoli. Poi ha creduto analogo ruolo potesse interpretare magari Grillo. Magari oggi Salvini. Nel frattempo analoga funzione è stata assegnata a Renzi. Un elettorato bambino che rincorre chiunque dica al bambino che è sensato punire il divano o la sedia dove il bambino ha sbattuto ilo piede facendosi male. Un elettorato bambino. E pure viziato dai “grandi” intorno a lui, cioè dai partiti, istituzioni, sindacati, televisioni e giornali. Un elettorato bambino e viziato che si compiace di “capricciare” sempre più velocemente, sempre più compulsivamente.

Ora già si contano e analizzano dopo le regionali in Emilia e Calabria i “delusi di Renzi”. Ci hanno messo meno di sei mesi a formarsi i delusi di Renzi. Romano Prodi dovette aspettare un po’ di più ma i “delusi di Prodi” furono milioni e divennero un modo molto casalingo di reinterpretare la questione morale: di delusi di Prodi la scintilla e poi la culla di M5S. Vennero quindi anche i delusi di Berlusconi e i delusi di Bossi. Sempre più vorticosamente: i delusi di Grillo è cronaca fresca. Ora i delusi di Renzi: fanno più o meno tutti insieme metà dell’elettorato. Decine, decine di milioni di italiani cittadini elettori delusi che si astengono dal voto. Delusi dal fatto che nonostante un quarto di secolo di garanzie e assicurazioni in proposito nessuno abbia fatto le riforme in Italia come la maggioranza degli italiani le intende: tutti al posto loro, tutto come prima, però più fondi, più soldi,, anzi “risorse” che a dirla così suona meglio.

Così è il paese e vale la pena di arrendersi alla realtà. Il peggior nemico è in piazza e nei cortei la Bce. La stessa Bce cui la piazza e i cortei chiedono, chissà quanto consapevolmente o no, di stampar moneta. Insomma: che muoia al più presto colui che invochiamo come il salvatore. La peggior nemica è la Germania, cui chiediamo di farsi garante del nostro debito… Occorre arrendersi di fronte a tale logica consequenzialità…

Non è vero che l’opinione pubblica sia come il cliente al negozio, che abbia “sempre ragione”. Un’espressione colorita ma efficace del Sud d’Italia vuole che l’organo sessuale maschile “non voglia pensieri” per funzionare. Ecco anche l’elettorato e la pubblica opinione qui e oggi “non vogliono pensieri”. Ma non per creare al meglio, solo per occultare e scaricare altrove la propria sopravvenuta impotenza.