La “rivoluzione” che ha tradito Quirico tradirà anche Obama

di Lucio Fero
Pubblicato il 9 Settembre 2013 - 14:16 OLTRE 6 MESI FA
La "rivoluzione" che ha tradito Quirico tradirà anche Obama

Domenico Quirico dopo il rilascio in Siria (foto Ansa)

ROMA – “La rivoluzione siriana mi ha tradito”, amarissime parole e amarissima constatazione di Domenico Quirico, la prima e la più urgente dopo essere tornato libero. Nelle sue cronache da inviato speciale in Siria e prima ancora in tutta quella parte del mondo dove sono in corso le varie forme e moti di quella che solo noi occidentali chiamiamo “primavera araba”, Quirico aveva sempre mostrato attenzione, empatia, perfino un comprensibile pregiudizio favorevole a chiunque si ribella, chiunque fa opposizione. Moto dell’anima e movimento della ragione che Quirico condivide con gran parte dell’opinione pubblica europea, americana, canadese, australiana. Là dove c’è da tempo la democrazia si tende a pensare che chi si oppone e si ribella ad un potere costituito, ad uno Stato, figurarsi a poteri e Stati tutt’altro che democratici, sia ipso facto dalla parte giusta. Il ribelle insomma è il “buono”: è quasi un’equazione che è stata valida per una parte di mondo e una parte di tempo, il nostro mondo, il nostro tempo.

Fuori dal nostro mondo e dal nostro tempo, nel mondo e nel tempo dell’Islam, dell’Africa del nord, del Medio Oriente l’equazione non scatta, quasi mai funziona: il ribelle non è il “buono” per l’ovvio e semplice fatto di essere ribelle nei confronti di un “cattivo”. Quirico l’ha scoperto, anzi vissuto, nei suoi infernali cinque mesi di prigionia in mano ai ribelli. Ha visto da vicinissimo come i ribelli contro il cattivo Assad non siano per nulla buoni, anzi siano a loro volta “molto cattivi”, anzi di una “cattiveria” inusuale e sorprendente per gli standard culturali e civili del nostro mondo, di quel che si chiama occidente. E’ questo il tradimento che Quirico soprattutto lamenta e un po’ denuncia: partito per raccontare una rivoluzione, parola che nel nostro mondo ha valenza positiva, si è trovato a guardare da vicinissimo una macelleria di umani. Macelleria dove i ribelli, i presunti buoni, sono e godono, ci tengono ad essere degli scanna cristiani, dove cristiani sta nell’accezione di esseri umani e non solo e non tanto in quella di membri di una comunità religiosa.

Tanto cattivi e scanna cristiani i ribelli visti da Quirico che il suo compagno di prigionia, il belga Pierre Piccinin, non esita a dirci che sono stati loro e non Assad a gasare i quartieri periferici di Damasco. Piccinini non ha prove, se non ciò che ha ascoltato e visto durante la lunga prigionia. Ma davvero Obama e Kerry hanno prove più circostanziate che sia stato Assad? La verità è che gasare civili per avvantaggiarsi in una guerra che entrambe le parti concepiscono come di reciproco sterminio è alla portata della volontà e della “cattiveria” sia dei governativi che dei ribelli. Però l’Occidente “tifa” per i rivoluzionari contro il dittatore. Peccato che il dittatore ci sia, un normale conosciuto dittatore come in ogni tempo e luogo. Non ci sono però i rivoluzionari: in Siria non c’è un Garibaldi o un Guevara e neanche un Masaniello o un Washington e neanche un Robespierre o un Cromwell. In Siria non fanno rivoluzioni, fanno macello e strage della tribù religiosa e/o etnica concorrente e nemica. E lo fanno sicuri che un dio scanni insieme con i loro coltelli il nemico.

Se e quando Obama bombarderà i “cattivi” di Assad in Siria farà poi presto a sentirsi “tradito” anche lui. Proprio come Quirico ma su scala infinitamente più grande. Obama scoprirà di aver dato una mano agli scanna cristiani “cattivi” almeno quanto i bombardati, anzi di più. Non ci sono dubbi al riguardo, uno solo ne resta di dubbio: è già andata così in Libia, sta andando così in Tunisia, era andata così in Iraq e ancor prima in Iran. Cos’è mai questa coazione a ripetere, davvero non riusciamo ad elaborare nulla di meno banale e automatico dell’equazione ribelle-buono in ogni luogo, per ogni dove e per ogni tempo?