Via il politico condannato, c’era una legge… Abbiamo scherzato

di Lucio Fero
Pubblicato il 31 Ottobre 2014 - 15:23 OLTRE 6 MESI FA
Via il politico condannato, c'era una legge... Abbiamo scherzato

Luigi De Magistris (Lapresse)

ROMA – Finezza, erudizione e competenza giuridica sono certamente patrimonio dell’ultimo Tar, quello che ha sospeso la sospensione di Luigi De Magistris dall’incarico di sindaco di Napoli. Sanno quello che fanno i giudici amministrativi dai vari Tar d’Italia, non è che lo fanno per caso. E l’ultima che hanno fatto, l’ultima di un Tar è spiegare a tutti come è davvero fatta l’Italia, come funziona davvero. C’era abbastanza fresca di stampa una legge, detta legge Severino. Legge che, per dirla alla buona, metteva fuori da incarichi istituzionali e istituzioni i politici condannati per determinati reati. Grazie al Tar ora sappiamo che scherzavamo, abbiamo scherzato. E che vogliamo davvero? Via il politico condannato, ma mica per davvero!

Infatti l’ultima di un Tar (chissà poi perché i Tar si occupano di tutto, proprio tutto quanto avviene in Italia) è ritenere fondato, anzi “non infondato” il seguente ragionamento. L’esclusione dei politici condannati vale, ma non vale se il politico è stato eletto o nominato prima della legge che mette fuori i politici condannati. Sublime scienza giuridica che si avvale anche del nobilissimo argomento delle non retroattività della pena rispetto all’entrata in vigore della legge. Tutto chiaro, tutto a posto? Sembra, ma è un raggiro logico, un gioco delle tre carte sul tavolino della minima etica civile, un arazzo di azzeccagarbugli. Una pernacchia alla legalità sostanziale, e anche alla evangelica “buona volontà” degli uomini.

Lasciamo stare il suddetto De Magistris pronto a invocare misura restrittiva con grande dovizia quando era magistrato e soprattutto partecipe di una propaganda e pubblicistica che esige dimissioni immediate dell’uomo pubblico non appena sfiorato da indagine. Lasciamo stare De Magistris che era, è stato così fino a che non è stato lui condannato per abuso di ufficio. D’improvviso ha cambiato idea De Magistris e ha scoperto che sì, insomma, lui è stato eletto dopo, la legge ancora non c’era e comunque…Lasciamolo stare De Magistris nella sua conclamato smentire se stesso. La questione, cari Tar, non è la data della legge. La questione è: può o non può un sindaco condannato per abuso d’ufficio continuare a fare il sindaco? Una legge italiana in teoria dice di no. In pratica si può, eccome se si può.

Giustamente, comprensibilmente Berlusconi dice: e perché io no? Espulso dal Parlamento in base alla stessa legge che per De Magistris non vale, Berlusconi ha ragione nel chiedere “azzeccagarbuglio”  per tutti. Se così stanno le cose, perché Berelusconi no?

C’era una legge, dopo tanti anni e tanti politici condannati e condannati per reati contro la cosa pubblica che restavano tranquillamente seduti sulla “res publica”. Non sarebbe, in una società civile e civilizzata, un problema di leggi, Tribunali e Tar. In una società civile e civilizzata il politico condannato per reati contro la cosa pubblica si dimette da solo o viene spinto a dimettersi dalla pubblica opinione. Da noi no, da noi tutti gridano ma nessuno davvero spinge fuori. Nessuno lo fa davvero in nome del grande principio, della stella polare che guida i comportamenti di tutte le caste e di tutte le genti italiane: hai visto mai domani dovesse toccare a me?

Meglio, molto meglio avere una severissima legge (siamo o non siamo il paese dove si legge “è severamente vietato”, come se fosse logicamente possibile un divieto indulgente) che proclama: via il politico condannato. E, insieme alla severa legge Severino, avere interpretazioni, codicilli, modalità di applicazione della legge che non mandano via nessuno, almeno fino a che non abbiano “terminato il mandato popolare”. Grazie Tar per averci riconfermato che siamo italiani. Ci stavamo preoccupando con tutte queste leggi “tedesche”.