M5S onda alta come Berlusconi 20 anni fa: l’esempio Torino

di Lucio Fero
Pubblicato il 7 Giugno 2016 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA
M5S onda alta come Berlusconi 20 anni fa: l'esempio Torino

M5S onda alta come Berlusconi 20 anni fa: l’esempio Torino (nella foto Ansa, Fassino e Appendino)

ROMA – M5S onda alta, lunga quanto non è dato sapere, ma alta e impetuosa di sicuro. Qualcosa che si muove con la stessa imponenza, draga il fondale con la stessa potenza, investe la costa e la terra ferma con la stessa intensità di quanto fece Berlusconi e il berlusconismo nella società e storia dell’Italia nella prima metà degli anni ’90. Con la stessa imponenza, potenza, intensità.

Ovviamente M5S e Berlusconi, la ideologia di un “bene” in lotta contro il “male” della politica e la disinvolta etica civile dell’arrangiatevi e se possibile arricchitevi ognuno un po’ come gli pare non sono la stessa cosa. Però i due fenomeni condividono l’elemento di fascino profondo sulla psiche pubblica e sulla pubblica opinione italiane a cavallo tra i due millenni. Entrambi i fenomeni hanno quel che ci vuole per piacere e sedurre, entrambi forniscono la risposta desiderata.

Entrambi i fenomeni infatti promettono di esentare, sollevare dall’incombenza della contemporaneità. Entrambi dicono che se il mondo è diventato troppo competitivo e questo chiama, ad esempio, maggiore produttività, beh se ne può fare a meno, si può essere esentati. Esentati dalle conseguenze del debito pubblico e dell’economia basata sul debito. Esentati dal dovere dell’efficienza della Pubblica Amministrazione. Esentati dalla responsabilità e dal danno.

Ed entrambi i fenomeni garantiscono l’esenzione, la rimozione dei peccati e delle pene, come seguito e conseguenza ovvia e immediata dell’abbattimento della “vecchia politica”. Abbatti il tempio insomma e sgorgherà l’età dell’oro sequestrata e negata al popolo dai cattivi sacerdoti. Venti anni fa Berlusconi la raccontava così e l’Italia se ne innamorò. Ora M5S la racconta così e l’Italia di M5S si è invaghita.

Il caso Torino, ad esempio. Torino, non lo scempio e la vergogna di Roma. Torino bene amministrata eppure Fassino sindaco Pd perde da un’elezione all’altra 90 mila voti su 255 mila. Di questi voti ex Pd il 34 per cento sono andati a Chiara Appendino candidata M5S. A Torino non c’è stata Mafia Capitale, a Torino non c’è l’impresentabilità amministrativa del Pd. Eppure un elettore su tre del Pd se ne va e di questi uno su tre va a votare M5S. Perché M5S garantisce che la crisi economica è colpa dei banchieri o comunque dei “cattivi” e che, fatti fuori i politici e possibilmente la politica, d’incanto si vivrà meglio.

Era già accaduto, venti anni fa o giù di lì. Elettori allora di partiti molto più “rossi” di quanto non sia oggi il Pd erano andati a votare Forza Italia. Nelle cinture operaie delle città, nelle periferie. Qualcuno stupisce oggi con molto ritardo del fatto che a Roma il Pd sia primo rispetto a M5S solo nei quartieri della borghesia. E ne trae la conclusione che il Pd dovrebbe ascoltare di più la richiesta che viene dai ceti meno abbienti e garantiti. Ma che vuol dire ascoltare di più? Nessun partito o governo può competere o emulare quel che seduce, affascina e conquista in M5S oggi e in Berlusconi ieri: l’esenzione, la deroga, il rovesciamento del reale.

Se questo elemento che è il Dna oggi di M5S e ieri di Berlusconi sia il sale della terra , la speranza che la feconda, il seme e la pianta che rendono abitabile la condizione di cittadino o al contrario sia il virus che corrode e demolisce il concetto stesso di cittadinanza, qualunque cosa sia, seme o virus, è quello di oggi una mutazione più forte e aggressiva rispetto alla variante di 20 anni fa.