Peccato originale delle Regioni: la destra mangia, la sinistra apparecchia

di Lucio Fero
Pubblicato il 24 Settembre 2012 - 16:12 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il peccato originale delle Regioni abita con e tarla la “banda degli onesti” oppure grufola e ingrassa con la “fattoria dei maiali”? Che un peccato originale nelle Regioni ci sia è fuor di dubbio, peccato di superbia e ingordigia.

Di “superbia” perché il Titolo V della riforma varata nel 2001 fa delle Regioni praticamente degli Stati, messi alla pari di dignità e poteri di fronte allo Stato centrale. Tanti poteri, nessuna responsabilità fiscale. Di qui un mostro, un mutante giuridico, politico e sociale: le Regioni possono spendere, impedire che qualcuno decida per loro ma, se vanno in bancarotta, portano i conti allo Stato. Regioni che decidono sulla Sanità, e perché mai poi il potere locale dovrebbe essere più esperto in materia di salute pubblica? Forse lo è se parliamo di “politica sanitaria”, cioè di soldi da spendere e assegnare, ah, ecco…Regioni che dovevano essere più “democratiche” e “controllate” perché “più vicine ai cittadini”. Più vicine alle corporazioni e alle lobby senz’altro, al punto anzi che corporazioni e lobby sono direttamente, questo sì, nei consigli regionali.

Peccato di “ingordigia”: negli ultimi dieci anni le Regioni hanno aumentato la loro spesa del 75 per cento, tre volte l’inflazione. Hanno aumentato la spesa, il maneggio dei soldi di 89 miliardi, ne spendono ogni anno circa 220, cioè poco meno di un terzo di tutta la spesa pubblica nazionale. E questa marea di soldi è in mano, passa per mano, viene distribuita dalla mano e spesso si attacca alle mani di un ceto affaristico/impiegatizio che ha fatto dell’essere eletto nelle assemblee locali il suo mestiere e la sua speculazione.

Il peccato originale c’è ed è evidente: hanno contribuito la retorica leghista, l’idolatria della sinistra per i governi locali, la velocità di assorbimento da parte della destra dei gruppi e singoli “arraffanti”. Ciò che fu Forza Italia e ciò che fu An sono stati contenitori perfetti, e relativamente vuoti, per accogliere tutti i Fiorito e gli Abbruzzese d’Italia, un’intera antropologia si è trasferita armi e bagagli dal territorio alla politica di territorio. E’ la destra che alla greppia delle Regioni mangia a quattro palmenti. In Sicilia, Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Sardegna…Ma è la sinistra che ha apparecchiato a suo tempo la tavola, proprio con quel miope, pavido e furbastro Titolo V fatto diventare legge da un governo di centro sinistra. Pensavano di far concorrenza alla Lega, di aiutare se stessi sempre più forti nelle amministrative, pensavano di essere abili. Ancora e sempre e, purtroppo non a caso, apprendisti stregoni. A sinistra e non altrove hanno tenuto a battesimo il Gram Mutante divoratore di denaro pubblico.

Errare humanum est…Ma invece insistono: nei progetti, nella cultura, nelle abitudini della sinistra che potrebbe vincere le prossime elezioni c’è evidente, marcata, recidiva l’intenzione di “potenziare gli enti locali”, anzi di far passare da lì niente meno che la ripresa economica. Insomma inondare Regioni e Comuni ancora più di quanto non si sia fatto finora di pubblico denaro.  Invece di “affamare la Bestia” che ormai si sta mangiando il paese e lo stesso ultimo brandello di carne di dignità delle stesse forze politiche, la sinistra pensa di ammansire la Bestia, addomesticarla, trasformarla in compagna e amica di vita.

La destra mangia, la sinistra apparecchia. La voracità scomposta della destra della società che si fa ceto politico è nel ritratto della festa con otri di vodka e maschere di maiale. Ed è in una graduatoria delle spese dei suoi eletti alla Regione Lazio: per un euro speso per scrivere, dieci per leggere, mille per mangiare. E’ questa la proporzione fissa tra spese di cancelleria, documentazione, ristoranti. Mangiare e dar da mangiare, è questo senza dubbio il “rapporto con l’elettore” secondo la destra.

Ma che faceva la sinistra alla Regione Lazio? Mangiava, portava la gente al ristorante, distribuiva mazzette, intascava bonifici? No, non rubava. Ma faceva il palo. Per anni non una parola, un’opposizione sui soldi ai gruppi regionali che crescevano. Per anni anche al sinistra tutta, Pd e Sel e Idv e Verdi hanno intascato i soldi, i troppi soldi che non erano neanche per loro mai troppi. Mai hanno trovato il coraggio civile e la dignità politica per dire quello che il capogruppo Esaterino Montino oggi dice a labbra strette e a babbo morto: “Quei soldi erano troppi”. Troppi ma il Pd li prendeva e li prendevano anche gli uomini di Di Pietro e Vendola. Non per ingozzarsi direttamente, per “fare politica” come usa dire, cioè convegni, manifesti e sovvenzioni. Cosa diversa dai “rutti in tavola”, dalle malversazioni della destra a quel tavolo. Ma da quel tavolo nessuno delle opposizioni si è alzato.

E ora che di alzarsi nel Lazio hanno fatto la mossa, saranno credibili se e quando diranno che sono troppi i soldi alle Regioni anche se nessuno rubasse un euro. Se non lo fanno, e non lo fanno, il peccato originale dannerà anche la “banda degli onesti” come Francesco Merlo ha definito la sinistra e affini alla Regione Lazio. Mentre la “fattoria dei maiali”, cioè la destra romana, laziale, ciociara, reatina, sarda, sicula, campana, calabra, lombarda troverà sempre un “porcile” (definizione di Taormina avvocato di Fiorito) dove sguazzare, fino a  che ci saranno Regioni-Stato potenti come uno Stato, irresponsabili come una lobby, voraci come un predatore, utili come una pestilenza.