Pensioni alte già tagliate da anni, le medie già bloccate. Ma sanno che dicono?

di Lucio Fero
Pubblicato il 18 Agosto 2014 - 13:35| Aggiornato il 19 Agosto 2014 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni alte già tagliate da anni, le medie già bloccate. Ma sanno che dicono?

Foto d’archivio

ROMA  – Giuliano Poletti, ministro del Lavoro: “Stiamo studiando l’ipotesi di un contributo di solidarietà a carico delle pensioni alte…”. Ipotesi? Le pensioni alte, cioè da90 mila euro lordi annui, sono già tagliate da un contributo di solidarietà fin dal 2011. Contributo che poi la Corte Costituzionale ha giudicato appunto incostituzionale e non perché sia giusto o ingiusto. Incostituzionale è tassare più degli altri solo i pensionati sopra i novantamila euro. Se lo Stato vuole può tassare più di quanto non faccia adesso tutti i redditi sopra quella cifra. Vengano da pensioni o stipendi o ricavi, la tassa deve essere uguale per tutti perché ogni reddito è uguale, o dovrebbe esserlo, di fronte al fisco. Questo ha detto la Corte Costituzionale sul contributo di solidarietà, la tassa sulle pensioni alte, varata dai governo Berlusconi e Monti.

 

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Poi venne il governo Letta e, per farla breve, il contributo di solidarietà, la tassa sulle pensioni alte è sparita e ora Renzi e Poletti ci ripensano? No, la tassa non è mai sparita, anzi è cresciuta. Sei per cento di trattenuta sopra i 91mila euro e poi 12 e poi 18 per cento al crescere dell’importo della pensione. Dunque il contributo tassa sulle pensioni alte c’è dal 2011 e, carta di legge finanziaria canta, è in vigore fino al 2016. Poletti e gli altri con lui quando parlano di tassare le pensioni alte lo sanno o no che la tassa già c’è? Sanno quel che dicono? O parlano a macchinetta?

Altra “ipotesi”: bloccare la rivalutazione delle pensioni “medie”. Ma il blocco è per legge già in atto: la completa rivalutazione rispetto all’inflazione si ferma alla fascia di pensioni tra 1.500 e 2.000 euro lordi. Sono leggi in vigore, in vigore ogni mese in ogni pensione. Qualcuno vuol prendersi la briga di informare Poletti e magari anche Renzi?

Altra ipotesi, stavolta ipotesi davvero: tagliare solo le pensioni “altine” messe insieme con la tattica della raffica di promozioni prima di andare in pensione. Quando ancora funzionava la pensione calcolata sull’ultimo stipendio era un sistema furbetto molto di moda. Pensioni dette retributive, cioè calcolate sullo stipendio percepito e non sui contributi versati. Pensioni in effetti almeno matematicamente ingiuste. Ma valle a pescare oggi. Pagate in massima parte dalla Pubblica Amministrazione, quella stessa Pubblic Amministrazione che in massima parte non dispone della contabilità dei contributi previdenziali versati per i suoi dipendenti. Insomma stabilire la differenza tra contributi versati e quindi giusta pensione contributiva e pensione retributiva costruita artificialmente è di fatto impossibile, un terno al Lotto. Di che stanno parlando, sanno di che parlano?

No, proprio non lo sanno e sembra inutile informarli. Proprio come sembra inutile informare ogni cittadino che la pensione non sempre sono “soldi suoi” messi da parte. Le pensioni si pagano con i contributi di quelli che sono al lavoro. Chi era al lavoro e poi va in pensione con i “soldi suoi” ha pagato le pensioni di quelli di prima. Funziona così e quindi come funziona in Italia? Funziona che ci sono sempre più pensioni da pagare e sempre meno contributi pagati. Il saldo negativo è di 20 miliardi nel 2012. E chi ce li mette quei 20 miliardi? Ce li mette lo Stato, cioè la fiscalità generale, insomma le tasse.

Le tasse pagano la differenza e pagano quasi quattro milioni (3.869.133) di assegni di pura assistenza (invalidità, guerra, pensioni sociali). Più altri 4.733. 031 “integrazioni al minimo, cioè persone che hanno versato contributi che non garantiscono neanche il minimo della pensione. Dunque ci sono otto milioni e mezzo di pensioni fondate per nulla o solo in minimissima parte sui contributi. Otto milioni e mezzo di pensioni di pura assistenza. In generale ci sono 23 milioni e mezzo di pensioni pagate a 16 milioni e mezzo di pensionati. Ogni pensionato in media riceve 1,4 pensioni. Bisognerebbe tenerne conto quando si riferisce del numero di pensionati sotto un certo reddito.

Se si sommano le spese assistenziali a quelle del disavanzo delle singole gestioni previdenziali (la più scassata e idrovora di risorse  è quella dei dipendenti pubblici, quelle che pagano invece le pensioni agli altri sono quelle dei precari e degli extracomunitari) il conto fa 83,6 miliardi di pensioni pagate per via di tasse e non di contributi. Vogliono aumentare quella cifra, sanno di che parlano?

Con tutta evidenza non lo sanno o fanno finta di non saperlo. Come sul terreno fiscale, anche su quello contributivo la metà della popolazione italiana dichiara di non avere redditi da lavoro. O si aggredisce questa colossale menzogna o si aumentano le tasse, magari chiamandole contributo di solidarietà. Domanda per i Renzi, i Poletti ma anche per i Bonanni, Camusso e i tanti signor Rossi e  Bianchi: meglio far pagare i contributi a chi non li paga o aumentare le tasse ai pensionati da 55 mila euro lordi l’anno (tremila netti al mese)? Ricordandosi per carità quando si concede intervista ai giornali che le pensioni alte sono già tagliate da tre anni e lo saranno per legge altri tre e che il blocco delle pensioni medie c’è già. magari ricordarselo anche il giornalista che intervista…