Pensioni e vitalizi parlamentari: quel che Di Maio nasconde e depista

di Lucio Fero
Pubblicato il 2 Marzo 2017 - 14:59| Aggiornato il 6 Novembre 2020 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pensioni e vitalizi dei parlamentari, contro tutto questo (anzi solo contro i vitalizi, la parola pensioni non a caso non la pronuncia) Luigi Di Maio ha intimato al Parlamento di arrendersi. Altrimenti lui e M5S guideranno il popolo all’assedio (assalto?) della Bastiglia della Casta e soprattutto pubblicheranno le “foto segnaletiche” di chi vota contro il dettato M5S.

Già, ma qual è il dettato M5S? A parte l’abitudine che va sempre più facendosi moda di minacciare assedio e assalto a Camera e Senato (Salvini, M5S, ieri a Roma è toccato ai pescatori, l’altra settimana ai tassisti…) cosa comanda il MoVimento di votare?

L’abolizione dei vitalizi dei parlamentari, che diamine e che domanda. Di quali parlamentari? Basta porre questa domanda e si apre l’elenco non piccolo delle cose che Di Maio nasconde e depista.

-1 Per i parlamentari in carica i vitalizi non ci sono, non esistono, sono stati aboliti. Il cittadino indignato e disinformato potrà non crederci ma carta canta: gli attuali deputati e senatori il vitalizio non ce l’hanno, non lo prendono, nessuno glielo pagherà. E’ stato abolito il vitalizio a partire dal primo gennaio 2012, dopo cinque anni Di Maio dovrebbe saperlo (dovrebbero saperlo anche gli organi di informazione, ma sapere qualcosa ormai per gli organi di informazione è inutile, ingombrante e scarso optional). Di Maio dovrebbe saperlo, ma lo omette, nasconde, sulla circostanza sorvola. E lascia che la gente, la sua gente, si scagli contro il privilegio insopportabile, e abolito, del vitalizio.

-2 Il vitalizio era (era!) una somma di denaro percepita a vita (appunto vitalizio) dal parlamentare non appena smetteva di essere in carica. L’ex parlamentare poteva intascare il vitalizio appena ex, qualunque fosse la sua età anagrafica. E lo intascava a vita. Inoltre il Fondo che pagava i vitalizi era sostenuto in infima parte dai contributi pagati dai parlamentari. Per capirci su 193 milioni che oggi costano i vitalizi, 150 ce li mette il contribuenti e solo 43 vengono dal Fondo fatto con i soldi dei parlamentari. I vitalizi erano (e vedremo dove e come ancora sono) autentico privilegio di casta a carico dei cittadini, i parlamentari non se li pagavano.

-3 Gli attuali parlamentari hanno diritto a una pensione. Pensione! E non vitalizio. Se la pagano con l’8,8% sull’indennità di contributi, pagano di contributi 918 euro al mese. E percepiscono la pensione a 65 anni, non quando smettono di essere parlamentari. Sono pensioni alte perché hanno retribuzioni alte. Ma sono pensioni contributive, con le stesse regole delle altre pensioni. Non le rubano queste pensioni, se le pagano.

-4 Pensioni che non prevedono cumulo con altri redditi e vengono sospese se il beneficiario viene rieletto o fa altri lavori. Che vengono sospese al parlamentare condannato per gravi reati. E che vengono riconosciute dopo 4 anni e sei mesi di legislatura (per gli indennizzi bastava la metà). Insomma pensioni. Magari pagate un anno e mezzo prima che ai comuni lavoratori (65 anni invece che 66 e 7 mesi). Magari da pagare anche queste a 66 anni e sette mesi. Ma pensioni pagate dai contributi. Pensioni che si percepiscono dopo una certa età. Non assegni a vita solo perché sei parlamentare.

Perché Di Maio nasconde questa sostanziale differenza? Teme che a dir la verità diminuisca la rabbia anti casta che fa tanto successo elettorale M5S? Teme che a dire la verità riesca meno l’appello all’assedio al Palazzo? Teme che a dire la verità le minacciate “foto segnaletiche” risultino quelle niente meno di futuri pensionati?

E perché Di Maio depista? Il problema, l’intollerabile da rimuovere sono i duemila e seicento ex parlamentari che il vitalizio lo percepiscono come diritto acquisito, non i novecento e passa oggi in carica che il vitalizio, giustamente abolito dal 2012, non lo avranno. Ma se Di Maio marciasse e chiamasse all’assedio e assolto dei “diritti acquisiti” si assottiglierebbe il corteo di indignati e furenti che segue lui e M5S.

Il problema, l’intollerabile da rimuovere sono i 400 milioni che costano e pesano sui contribuenti per pagare i vitalizi ai consiglieri regionali. Peggio e più dei parlamentari. Ma se Di Maio marciasse e chiamasse all’assedio dei governi e assemblee locali il corteo furente e indignato si assottiglierebbe ancora di più.

Per ottenere il massimo risultato politico ed elettorale (purtroppo anche per M5S come per gli altri le due cose coincidono) vien meglio non dirla tutta e non dirla giusta e alzare la voce e l’indice contro il Parlamento che di questi tempi i più applaudono al “dategli fuoco”. Per mettere un po’ di giustizia e decenza bisognerebbe distinguere: tagliare o togliere i vitalizi agli ex e non prendersela con le pensioni degli attuali parlamentari. Ma poi come la racconti la favoletta del “non ci fanno votare per prendere il vitalizio”?