Produttività: 20 anni di calo. Cresce la peggio Italia, ora sono due

di Lucio Fero
Pubblicato il 3 Agosto 2015 - 14:17 OLTRE 6 MESI FA
Produttività: 20 anni di calo. Cresce la peggio Italia, ora sono due

Produttività: 20 anni di calo. Cresce la peggio Italia, ora sono due (foto Lapresse)

ROMA- Si apprende dall’Istat che son 20 anni, un ventennio filato che la produttività in Italia va giù. Al ritmo dello 0,3 per cento all’anno che par poco, poco non è e se moltiplichi per venti fa un botto. Produttività e allora? E che sarà mai? E’ la misura del valore della merce prodotta e del lavoro che si impiega per produrla. Da venti anni l’Italia abbassa la sua misura, la sua statura, il valore della sua produzione. Da venti anni, da prima dell’euro, da prima della crisi finanziaria, da prima di Renzi, da prima di Letta e di Monti, da Berlusconi che era appena arrivato, da Grillo e Salvini che ancora non erano “in mente dei” della politica. Da venti anni: prova provata che c’è un guaio, un tarlo, un difetto che non viene da fuori, dall’Europa, dalla Merkel, dagli immigrati. E neanche viene dalla Casta politica. Viene da noi, dal nostro sistema sociale ed economico.

C’era una volta la “peggio Italia” e c’è ancora. I ladri, soprattutto di denaro pubblico. I traffichini e trafficoni di influenze, mance e pizzi. Gli evasori fiscali per grandi patrimoni e inveterata abitudine. Insomma i predatori delle risorse pubbliche. O nella forma dell’imprenditore tutto sussidi pubblici e amicizie bancarie e niente capitale o nella forma del professionista dalle tariffe d’oro e dalla dichiarazione dei redditi di latta o nella forma del venduto e comprato da tangenti o in infinite altre forme assunte dalla “peggio Italia” che faceva malamente i soldi.

Questa Italia peggiore c’è ancora, eccome se c’è. Se ne è però aggiunga un’altra di Italia peggiore. La peggio Italia…sono due. L’altra “peggio Italia” pratica ad esempio la secessione degli ignoranti, sono quei professori, studenti e famiglie che boicottano i test di valutazione delle scuole. Oppure si ribella a dover lavorare senza poter auto certificare quanto e come lavora: i Cobas della scuola (ma anche i sindacati confederali della scuola), gli autisti Atac, i custodi Pompei, i piloti e dipendenti Alitalia…E’ una peggio Italia davvero brutta che si proclama in diritto di far tutto, di praticare ogni prepotenza in nome del fatto che non è ricca.

Legioni di pubblici dipendenti, soprattutto pubblici dipendenti, con salari tra i 1.500 e i 2.000 euro netti ritengono che questi (pochi) debbano essere loro corrisposti a prescindere dal lavoro e dal servizio prestato ed erogato. Insomma che la scuola eroghi o no competenze a chi studia, che bus e metro vadano o no, che il Colosseo o Pompei siano o no aperti ai turisti, la paga deve correre alle condizioni, modalità e misura di chi ha in mano le chiavi per chiudere baracca e burattini. All’Alitalia, miracolati prima da miliardi pubblici per pagare la loro infinita cassa integrazione e pensione, poi ad altri pubblici miliardi per non chiudere un’azienda che più volava più perdeva, all’Alitalia fanno sciopero durante la stagione turistica! E i dipendenti Atac (azienda trasporti Roma), l’azienda sempre in perdita, con il massimo dell’assenteismo e il massimo delle assunzioni, si rifiutano di lavorare con il badge e difendono il diritto di guidare i mezzi per quasi la metà delle ore cui lavorano a Milano e meno perfino delle ore di guida a Napoli.

E’ una Italia peggiore diffusa, numerosa, organizzata, a suo modo potente. Mentre la primigenia “peggio Italia” votava e aveva audience politica soprattutto a destra, la sopravvenuta se seconda “peggio Italia” è difesa, protetta e incistata nell’elettorato e opinione della sinistra politica. In modo che al peggio si aggiunge il peggio. E, purtroppo, la peggio Italia 2.0 trova naturale megafono e rifugio anche in M5s e peggio ancora in Salvini.

E queste due “peggio Italia” tocca mantenerle entrambe. Quella che si accaparra e gonfia l’appalto e poi distribuisce pezzi di tangente e quella che per una vita non paga tasse né contributi previdenziali se non in maniera microscopica e poi invoca e intasca pensione. Entrambe le “peggio Italia” godono di amnistia fiscale permanente e di totale indulto sociale e di licenza di irresponsabilità. La produttività che cala da venti anni filati, un caso quasi unico al mondo, è un modo per raccontare la stessa cosa, lo stesso spread con la sopravvivenza. Un paese può sopravvivere al peggio di se stesso, nessun paese può farcelo se il peggio è moltiplicato per due.