Roma, Agenzia Entrate: caro Befera, ai suoi hanno staccato il telefono?

di Lucio Fero
Pubblicato il 26 Gennaio 2012 - 14:06 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un successo la prima giornata del “Telefisco” organizzata dal Sole 24 ore in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate. Centomila persone che si sono collegate per avere informazioni e chiarimenti, 150 le sedi collegate, tremila i quesiti posti. Insomma una grande e riuscita lezione fiscale, una riuscita operazione di educazione, informazione, divulgazione. E, dentro il successo, anche l’annuncio di un probabile, prossimo decreto governativo di semplificazione fiscale. Insomma meno burocrazia, adempimenti perché pagare le tasse è un dovere civile ma dover faticare per sapere quanto pagare e per pagarle è una tortura incivile. E, ad esemplificare il senso delle nuove, possibili leggi e lo spirito in cui l’Agenzia delle Entrare intende muoversi, ecco l’auspicio, il sogno di Attilio Befera che dell’Agenzia è il primo responsabile: “Mi piacerebbe arrivare a una dichiarazione dei redditi di quattro pagine”. Perfetto, oggi le pagine sono 140.

Il web di Telefisco, il decreto di semplificazione, il sogno di Befera delle quattro pagine quattro della dichiarazione…Troppa grazia “Santa Agenzia”. Per ora basterebbe che rispondessero al telefono. C’è infatti una domanda che ad Attilio Befera, sia pur tra le tremila poste via web, non hanno fatto: Caro dottor Befera, ai suoi hanno staccato il telefono? Provare per credere. Provate a telefonare alla sede della Agenzia delle Entrate Ufficio di Roma 5, indirizzo Via di Torre Spaccata nella capitale. I casi della vita ci hanno portato a dover telefonare a questa agenzia. Sarà un caso ma dopo aver provato per due settimane, ogni giorno sia di mattina che di pomeriggio, sia a inizio turno che a fine orario e pure in mezzo, i telefoni squillano sempre a vuoto. Provate a contattare quel centralino: 06 2317771. Squilli e musichetta sempre, voci umane mai. Ingenuità di cittadino chiamare un centralino? Siam smaliziati e dopo le prime quattro cifre abbiamo composto i numeri di possibili linee interne. Talvolta erano i numeri giusti, indovinati. Talvolta infatti squillavano, ma sempre a vuoro: nessuno risponde al centralino, nessuno risponde alle scrivanie.

Un’epidemia di sordità, una bolletta non pagata? Può darsi, speriamo. In entrambi i casi passerà: l’epidemia sarà curata e la bolletta pagata. Prima o poi, più poi che prima risponderanno. Ma se fosse invece un’abitudine, una modalità di lavoro, una sorta di circolare interna, informale ma vigente per cui ai telefoni, cioè alla gente, cioè ai cittadini, cioè ai contribuenti non si risponde mai? In questo deprecabile e improbabile caso chiediamo a lei dottor Befera di farla una telefonata. A qualcuno che risponda, a Lei risponderanno. Li preghi di alzare il telefono ogni tanto quando squilla, anche quando si sa che sono quei rompiscatole dei contribuenti che hanno bisogno dei suoi collaboratori, quei rompiscatole che dai suoi collaboratori sono stati convocati con tanto di foglio in cui si indica il numero di telefono da chiamare, il numero muto. La prossima giornata di Telefisco è fissata per venerdì 17 febbraio, c’è tempo. Richiameremo l’Agenzia delle Entrate di Roma quel giorno, sicuri che nel frattempo Lei, caro dottor Befera, abbia sbloccato le linee chiuse (d’ufficio?) al cittadino contribuente, al vostro cliente ignorato al telefono peggio di un postulante all’angolo di un semaforo.