“Sabato ronda”. Ma non subito, non tanti, non nei “ghetti” e “santuari” del crimine. Serviranno a gridare: “Al ladro”

Pubblicato il 6 Agosto 2009 - 16:39| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Sull’agenda del governo c’è scritto “Sabato Ronda”, a partire da domani. Ma è un po’ come i menù delle trattorie e osterie dove c’è, anzi c’era, scritto: “Sabato trippa”. Difficile trovarle davvero, le ronde e la trippa. La trippa perchè di fatto non c’è quasi più. Le ronde perchè di fatto non ci possono ancora essere. Tra richiesta dei sindaci (senza non possono partire e molti sindaci, soprattutto quelli delle grandi città non hanno nè fretta nè voglia di farla la richiesta), vaglio delle associazione da cui trarre i volontari e verifica dei Prefetti della congruità dell’arruolamento, di ronde a norma di legge e regolamento davvero in strada se ne vedranno in autunno. D’altra parte è agosto per tutti, anche per le ronde.

Ma è solo questione di tempo e poi il “sabato ronda” sarà pietanza quotidiana? Mica tanto, perché gli ingredienti richiesti scarseggiano in dispensa e in cucina, sul mercato e nella società. Devono essere composte da incensurati e fin qui ci siamo. Ma gli arruolati e arruolandi non devono far «parte e riferimento ad associazioni, movimenti e gruppi» in nessun modo riconducibili alla politica o a gruppi di interesse di qualsiasi natura. Se questa norma viene davvero rispettata, se non la si aggira, se movimenti e associazioni non si truccano e travestono da volontari, resta poco. Infatti le “ronde padane” che da domani non dovrebbero girare più stanno lavorando di fantasia per come continuare senza vestirsi di verde. E non solo i “padani”: senza l’arruolamento e la mobilitazione su base direttamente o indirettamente politica, i cittadini rondisti saranno scarsi di numero e di organizzazione. Se invece fatta la legge si trova l’inganno, le ronde scivolano sul piano inclinato della milizia di parte. Un bel problema che però sarà risolto, “all’italiana”: chiudendo un occhio, arrangiando un po’, “mediando”.

Una volta in strada, che faranno le ronde? La ronda deve essere formata da tre e non più di tre: niente armi, auto, moto e divise. Non possono chiedere documenti o fermare la gente per controllo. Ci mancherebbe altro. Lo facessero, il cittadino fermato potrebbe reagire con timidezza e soggezione, perfino timore. Ma potrebbe reagire anche con nervosismo, a buon diritto visto che la ronda diritto di polizia non ha. Facile immaginare quanto si gioverebbe la tranquillità pubblica da questi “incontri ravvicinati”. Senza contare che “l’odore” politico della ronda potrebbe non piacere al cittadino fermato e viceversa. E allora…

I tre rondisti tre potranno chiamare la polizia se vedono compiere reati. Chiunque lo poteva fare anche prima, peccato che il cittadino medio in questi casi tende a “farsi i fatti suoi”. I tre rondisti tre potranno anche “arrestare” in flagranza di reato. A parte il non piccolo dubbio su chi e come giudica la “flagranza”, ogni cittadino, se ne aveva cuore e coscienza civile, poteva farlo anche prima. Dunque, i tre rondisti tre saranno destinati al passeggio nei parchi pubblici a diffondere immagine di sicurezza, immagine e solo quello. Un po’ meno di quello che fanno i nonni volenterosi davanti agli asili.

I tre rondisti tre non avranno i mezzi, l’autorità e, diciamolo, neanche il coraggio per entrare nei “ghetti” di violenza urbana. Né a Milano, né a Roma, figurarsi a Napoli e a Palermo dove la “ronda” la fanno con rigore e severità camorra, mafia e ‘ndrangheta. Ci sono “macchie nere” di criminalità nel territorio urbano che Polizia e Carabinieri stentano a presidiare, figurarsi le ronde.

Saranno allora inutili le ronde? Contro il crimine sì, assolutamente inutili. Sia che si tratti di crimine organizzato che controlla il territorio, sia che si tratti di crimine endemico in alcuni “santuari”, sia si tratti di crimine episodico contro il quale le ronde potranno al massimo scagliare il fatidico: “Al ladro”. Ma a qualcosa le ronde saranno utili, è quello per cui in fondo sono state pensate. Saranno utili contro la paura. La paura infondata, smentita dalla cifre dei reati commessi, in netto calo, e smentita anche dall’esperienza quotidiana delle nostre città. Eppure paura diffusa e coltivata, inestirpabile e avvinta al sentir comune: la paura che “esci di casa e non sai se torni”.

Nei parchi cittadini e nelle strade dello shopping, davanti ai condomini tranquilli e nelle piazze di grande traffico i tre rondisti tre faranno “decoro urbano” ed effetto placebo alla paura di chi il crimine lo vede in tv e raramente nella vita. Davanti a un campo nomadi, in una piazza di paese calabrese o siciliana, nella periferia orientale di Napoli, nei capannoni depositi industriali dello spaccio, perfino davanti ai quartier generali del teppismo notturno i tre rondisti tre non li vedrà nessuno. Non fosse altro che per la sicurezza, la loro.