Stupro fatto da migrante più odioso: non razzismo, è etica. Ma Saviano non lo sa

di Lucio Fero
Pubblicato il 15 Maggio 2017 - 08:12 OLTRE 6 MESI FA
Stupro fatto da migrante più odioso: non razzismo, è etica. Ma Saviano non lo sa

Stupro fatto da migrante più odioso: non razzismo, è etica. Ma Saviano non lo sa (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Stupro o comunque altro reato contro la persona fatto da un migrante, da un rifugiato, da un richiedente asilo, insomma da un ospite è più odioso e intollerabile. Non è una frase razzista, non è un riflesso xenofobo, non è un pensiero corrivo verso chi odia gli stranieri. Al contrario è rigorosa conseguenza etica, per chi sa cosa voglia dire questa parola nella cultura degli umani e delle loro civiltà.

Non capita in molti luoghi di quella che chiamiamo etica, e cioè la griglia e la mappa dei valori che vanno condivisi, che pensiero laico e pensiero religioso si trovino concordi. Non capita troppo spesso che pensiero ed etica laici, liberali e illuministi, cioè filosofia dell’immanente, condividano lo stesso valore della morale trascendente mediata dalle religioni. Ne è frequente che un costume, un comandamento etico, lo si si ritrovi tanto nelle società della classicità greco-romana quanto nella cultura europea dei secoli successivi.

Un principio etico che attraversa e abita le società tribali, le comunità contadine, le città-stato dei commerci, le metropoli. Un principio etico presente quasi da sempre nelle filosofie. usi e costumi dell’estremo oriente e delle società americane precolombiane, che è comprensibile e condiviso nelle comunità africane e dell’Oceania.

Un principio che è nel pensiero stoico, epicureo, cristiano, buddista, musulmano, nella filosofia classica tedesca, nel positivismo e utilitarismo anglosassone, in Kant come nella testa del più sperduto capo villaggio e del meno moderno dei clan. E anche sia consentito nel rarissimo ai nostri tempi coincidere tra senso comune e buon senso.

Questo principio, questo valore, questo imperativo etico vuole che l’ospitalità sia sempre dovuta allo straniero, che l’ospitalità sia un dovere appunto etico. Un dovere che se assolto trova ricompensa in sé, nella dimensione di dignità e auto rispetto che conferisce a chi lo assolve. O trova ricompensa nel ben volere della divinità, qualunque divinità, verso chi appunto assolve al dovere dell’ospitalità.

E questo principio etico, questo valore, questo comandamento sia della morale laica che di quella religiosa, sia del mondo antico che del mondo moderno, ha come suo ovvio corrispettivo che l’ospitato mai e poi mai tradisca, oltraggi, sfregi, stupri…l’ospitalità che gli è stata doverosamente concessa.

L’uomo rispetta se stesso e ha stima di sé e misura il suo valore sul parametro dell’ospitalità, l’uomo di valore è sempre ospite, ospita sempre il prossimo, il viandante, lo straniero. In fondo è anche un principio di sopravvivenza. E, contemporaneamente, simmetricamente, ineluttabilmente e doverosamente chi è ospitato decade dalla sua condizione di dignità umana se e quando commette il “sacrilegio” del violare e ferire la casa e la gente che l’ha ospitato.

E’ un unico principio etico quello che lega e fonde l’accoglienza e la riconoscenza in un sistema di valori e doveri. Per questo lo stupro fatto da un migrante, un rifugiato è eticamente più odioso e grave.

Qualcuno individua questa maggior gravità nella donna bianca violata dall’uomo di colore e nel terrore che questo avvenga. Questo è riflesso xenofobo.

Qualcuno non sa di cosa parla e per ignoranza o malizia mischia e confonde gravità etica e rilevanza penale. E’ ovvio che in Tribunale uno stupro da chiunque commesso sia sempre passibile della stessa pena se medesime sono le circostanze del reato. Questo confondere o è sciocco o è ignorante o entrambe le cose insieme.

Qualcuno infine, in un paese senza etica, si è visto conferire una mediatica (e purtroppo anche politica) cattedra di etica pubblica. Senza averne i rudimenti di cosa sia filosofia morale, impartisce lezioni di morale. Usando l’indebita cattedra come pulpito di un’etica nana emette fatwe malamente vestite da dogmi “democratici”.

Roberto Saviano decreta l’iscrizione d’ufficio (l’ufficio, l’unico ufficio preposto alla bisogna è ovviamente lui stesso, da se stesso autorizzato) al razzismo di chiunque pensi ed esponga l’etico principio secondo cui l’ospitalità è dovere condiviso e reciproco di chi ospita ed è ospitato. Lo stesso principio etico secondo cui chi lascia che gli altri gli muoiano sull’uscio di casa senza aprirlo è massimamente riprovevole come chi pugnala e offende l’ospite che gli ha aperto la casa. Ma Saviano di etica (Gomorra a parte) che ne sa?