Trump o Hillary, il matto ed evasore o la bugiarda antipatica

di Lucio Fero
Pubblicato il 1 Novembre 2016 - 11:34 OLTRE 6 MESI FA
Trump o Hillary, il matto ed evasore o la bugiarda antipatica

Trump o Hillary, il matto ed evasore o la bugiarda antipatica

ROMA – Trump o Hillary, tra una settimana esatta il giorno del voto finale, il giorno delle elezioni in Usa, il giorno in cui gli americani sceglieranno come presidente o Donald il matto ed evasore fiscale oppure la Clinton la bugiarda ed antipatica.

Hillary Clinton, probabilmente l’Fbi ha “votato per Trump” con la riapertura delle inchieste sulle email di quando era Segretario di Stato (ministro degli esteri nella dizione americana). Probabilmente a Hillary gliel’hanno tirata in coda di campagna elettorale, tirata tra le gambe per farla cadere. Ma in fondo dello sgambetto Fbi (a guida repubblicana) non c’era bisogno. Hillary è antipatica ai più, di lei non ci si fida, e questi anche quelli che la votano.

A Hillary magari ci si affida perché è esperta, competente, tenace, tosta. Hillary presidente è uno stare, andare sul sicuro. Stessa linea economica interna che ha portato di fatto gli Usa a superare la crisi nata nel 2007, un po’ di maggior attenzione federale all’occupazione e al welfare interno appunto, insomma un marcato “cenro sinistra” per dirla all’europea. Un centro sinistra, se così si può rendere l’idea, alla Merkel, non alla Hollande. E almeno nella volontà con Hillary Stati Uniti che tornano a metterla giù dura con Putin e che hanno meno orrore di Obama di sporcarsi le mani con missioni militari (guerre no).

A Hillary magari ci si affida ma di lei non ci si fida. Troppe segretezze per essere tutta privacy, troppe mezze verità per non essere qualche bugia. E non da oggi, Hillary è così, non è una donna del popolo (né di quello vero né di quello dai tratti grotteschi che anima i racconti dei Trump, Le Pen, Salvini…). Hillary è un perno, un prodotto, una struttura del ceto dirigente. E poi è anche universalmente antipatica. Con lei il potere non ammiccherà alla gente e neanche sorriderà più di tanto: se presidente non sarà certo un Kennedy e neanche un Obama.

Trump Donald invece è il matto. Non solo il matto come carta del mazzo. No, proprio il matto. Dice infatti cose da matti, da matti nel senso che la loro trasformazione da parole in fatti semplicemente non può essere. Il “risbattimento” a casa di 14 milioni circa di immigrati latinos, l’ispezione ideologica su ogni musulmano che volesse non solo vivere ma anche passeggiare negli Usa, il totale chi se ne frega della questione clima, il niente tasse o quasi ai ricchi e i salari più alti per i non ricchi…

Non si possono fare, sono cose da matti. O meglio non si possono fare entro determinati confini della realtà. Se invece…Anche i dittatori degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso quando non erano ancora al potere dicevano cose da matti. Poi cambiarono i connotati dei loro Stati e le cose da matti le realizzarono. Infatti deportare 14 milioni di persone oltre confine tecnicamente con i vagoni piombati e i mitra si può fare, dichiarare i muslims subumani si può fare, la guerra per le materie prime si può fare…

Donald il matto piace perché dice cose politicamente scorrette, perché dice quel che la gente (certa gente soprattutto del popolo arrabbiato) dice. Anche Hitler e Mussolini piacevano e tanto da giovani e anche dopo perché dicevano cose che piacevano alla gente. Il politicamente scorretto, il dire il contrario è da secoli un’arma politica che funziona. Quindo Donald il matto piace perché fa il matto.

Peccato però che non solo lo fa il matto ma anche ci è. Fieramente incompetente su tutto, politica estera, economia, perfino storia e geografia, Trump presidente sarebbe appunto il matto che da paziente diventa primario. Inoltre, e in America non è poca cosa come sarebbe qui da noi, Trump è anche un evasore fiscale. Un “furbetto”, anzi un “furbone” delle tasse. Noi qui in Italia faremmo una gran distinzione tra elusione ed evasione fiscale, negli Stati Uniti non usa fare così. Trump dal 1990 nasconde al fisco milione e milioni di dollari, ogni anno.

Negli Usa questo è peccato mortale, civico peccato mortale. Ma Trump è sopravvissuto anche a questo, feriscono l’elettore democratico più le email sospette di Hillary di quanto il supporter di Trump non sia scalfito dal non pagare le tasse di Trump. Perché Trump è la parabola compiuta, l’apogeo del rifiuto. Rifiuto, non dissenso. Trump ha detto che le elezioni sono valide solo se vince lui, altrimenti sono truccate. I più militanti tra gli elettori di Trump vanno dicendo che se Trump perde sarà rivolta organizzata, in armi (negli Usa le armi ce l’hanno davvero, non come i “fucili bergamaschi” della Lega). Con Trump il rifiuto del sistema, dello Stato, della democrazia è coerentemente e compiutamente eversione.

Per questo se vince Trump il pianeta fa il classico salto nel buio, anzi viene spinto in un salto nel buio, in una incognita che pari e tale dal dopoguerra non c’è stata. Se vince Trump non è che vince un repubblicano, vince un potenziale sterminatore della politica conosciuta. Se invece vince Hillary, vince in qualche modo la normalità e la stabilità, vince il potere antipatico, vince il sistema appunto. E il pianeta tira un sospiro di sollievo pensando: questa almeno l’abbiamo scampata.

Tra una settimana esatta il pianeta scarta di qua o deraglia di là…e noi qui stiamo a menarcela con come votano Cuperlo o Bersani al referendum, su c’è o no il quorum al non statuto M5S, sul quanto Parisi sta sullo stomaco a Salvini e viceversa.