Vanessa e Greta, rapimenti e riscatti: fanno bene gli americani a non pagare

di Lucio Fero
Pubblicato il 16 Gennaio 2015 - 16:17 OLTRE 6 MESI FA
Vanessa e Greta, rapimenti e riscatti: fanno bene gli americani a non pagare

Vanessa e Greta, rapimenti e riscatti: fanno bene gli americani a non pagare

ROMA – Il ministro Paolo Gentiloni ha detto di fronte al Parlamento che il pagamento di un riscatto per la liberazione di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli è solo “illazione”, cioè notizia, ipotesi senza fondamento. Difficile credere al ministro. Talmente difficile credergli che egli stesso dà mostra di non “credersi” fino in fondo. Infatti non dice “invenzione”, dice “illazione”, insomma del riscatto non c’è prova. Ma indizi ce ne sono, fin troppi, decisamente troppi.

L’Italia e non solo l’Italia paga riscatti per i suoi connazionali vittime di rapimenti fuori dei confini, vittime di rapimenti che rischiano seriamente di finire uccisi dai rapitori. Lo fa l’Italia, lo fa la Francia, lo hanno fatto i tedeschi, lo hanno fatto gli spagnoli. Anzi, a voler essere pignoli, l’Italia è quella che ha pagato di meno finora, forse perché meno sono stati i sequestrati italiani. Come che sia, l’Italia paga i riscatti. Lo ha fatto e lo ha sempre ufficialmente negato. Con quasi certezza lo ha fatto anche stavolta e anche stavolta nega o almeno non ammette. Non si comprende del tutto perché neghi o non ammetta.

Se è per non farlo sapere ai potenziali rapitori che l’Italia paga, allora ci si risparmi la fatica della dissimulazione: sul mercato dei rapimenti e riscatti tutti gli operatori sanno che l’Italia paga. Se è invece per una sorta di fronte interno, per non incorrere nelle critiche di una pubblica opinione che potrebbe non essere favorevole al pagamento, allora anche qui fatica sprecata: i più tra gli italiani sono convinti che l’Italia paga e se si devono dividere su questo lo sono già divisi, ferocemente divisi. Sarebbe quindi più apprezzabile e anche più pragmatico un ministro che dicesse abbiamo pagato e lo dicesse con l’orgoglio per la scelta fatta. O forse non lo diciamo pubblicamente noi italiani per paura che gli americani e gli inglesi ci critichino, ci giudichino inaffidabili e quindi qualche volta possano “mollarci” sul terreno?

Già noi italiani ed europei paghiamo i riscatti, gli americani e gli inglesi non pagano. Americani e inglesi non pagano non perché siano “tirchi”. Si sentono in questi giorni in Italia e si sono già sentite voci e umori furiosi contro il pagamento perché sono “soldi nostri”. Dunque non si dovrebbe pagare per riavere indietro un ostaggio perché costa troppo, non è un buon affare. Come se esistesse una tariffa giusta e un’altra fuori mercato. Molti, purtroppo molti di quelli contrari al pagamento di un riscatto lo sono contrari per un riflesso di protezione della “roba”, per una arcigna, miope e un fondo taccagna diminuzione della vicenda ad una questione di borsellino.

Dodici di milioni di euro per Vanessa e Greta? O di meno? O di più? In realtà non importa, non c’è prezzo giusto o sbagliato con cui pesare una vita umana. Se una vita umana può essere salvata il prezzo anche in denaro non conta. Il problema, il drammatico problema è che pagando salvi una vita oggi, magari due domani e metti a rischio se proprio non condanni dieci, venti vite dopodomani. E’ questa la contabilità di cui tener conto, altro che quella dei milioni.

Gli americani non pagano e non perché siano poveri o perché rigidi amministratori di denaro pubblico mentre noi siamo spendaccioni e pronti a ricomprarci vite a suon di milioni. Gli americani non pagano per lo stesso motivo per cui noi in Italia abbiamo una legge contro i rapimenti e i rapitori. Dice la legge italiana per i rapiti in Italia che va fatta qualunque cosa perché il riscatto non sia pagato, fino al sequestro dei beni del sequestrato e dei suoi familiari. La legge italiana di fatto ostacola e vieta il pagamento dei riscatti perché sa, valuta e pesa che un rapimento finito con l’incasso del riscatto genera altro rapimento e altro ancora e ancora…Non pagare, non far pagare vuol dire spezzare la catena. E se il rapito, l’ostaggio ci rimette la vita non pagando? Grande dolore e grandi polemiche da sopportare ma il bilancio complessivo dell’azione anti rapimenti resta positivo: i rapitori potenziali non si sentiranno incoraggiati a rapire se il bottino finale è un cadavere.

Questa legge vale solo per gli italiani rapiti in Italia? Perché di fatto non vale se italiani vengono rapiti in Libia, Siria, Iraq..? Oh bella, che domanda: perché lì se non paghi li sgozzano. Anche quando c’erano rapiti in Sardegna qualcuno finiva cadavere in grotta se è per questo. La legge del non pagare il riscatto per gli italiani rapiti dai terroristi di fatto non vale perché la pubblica opinione italiana, la cosiddetta gente, è tanto pronta e determinata nell’indignarsi se si paga riscatto quanto determinata e scattante nel gridare al governo incapace se tornano indietro cadaveri e non ostaggi liberati. La pubblica opinione, insomma la gente, non può far da bussola ad azione di governo. Perché la bussola pubblica opinione ha tutti i punti cardinali magnetizzati  l’ago ruota ovunque e comunque.

Un’azione di governo valuta secondo altri parametri. E nel caso di rapimenti di connazionali da parete di terroristi talvolta si può anche pagare, raramente e comunicando che di eccezione si tratta. Ma il più delle volte pagare non si deve. Perché un riscatto pagato è un rapimento finito e insieme cinque rapimenti futuri innescati. E perché, particolare ultimo ma non ultimo, in casi come quelli di Vanessa e Greta paghi, finanzi, alimenti, letteralmente armi non solo assassini e tagliateste ma un vero e proprio esercito che ti ha dichiarato guerra e te la sta portando in casa. Proprio sul piano della aritmetica, se mai può esistere aritmetica delle vite umane, proprio per salvare più vite umane in casi come questo non si paga.