Giù viadotti e solai, la colpa? Governo, appalti e gli avvocati che a Napoli…

di Lucio Fero
Pubblicato il 14 Aprile 2015 - 14:07 OLTRE 6 MESI FA
Giù viadotti e solai, la colpa? Governo, appalti e gli avvocati che a Napoli...

Il viadotto crollato in Sicilia sulla Palermo-Catania (foto Ansa)

ROMA – Vengono giù i viadotti di strade e autostrade qua e là dall’Alpi al Lilibeo, preferibilmente al Sud dello stivale, Sicilia e Sardegna al top. Ma anche la Liguria e la Toscana e le Marche in materia non si fanno mancare niente. Piccolo censimento: ponti e ferrovie costruiti dove non si dovrebbe: 720 i punti a rischio crollo, in altri 6.180 sono state rilevate “criticità”. (Copyright La Stampa).

Di chi la colpa della mala costruzione, della mala ingegneria, del malo cemento? Di certo dei governi di Roma che hanno autorizzato e tollerato e dormito. Ma solo dei governi di Roma? E i governi locali che tagliavano nastri e ingrossavano il portafoglio di favori fatti e favori da ricevere? E le locali aziende fornitrici perché nell’edilizia e infrastrutture la concorrenza è poca e la maggior parte dei materiali si acquista in loco? E le aziende di movimento terra e gli studi professionali e i professionisti e i ragionieri e gli ingegneri i e capo mastri non ce li mettiamo?

L’appalto come prima e fondamentale industria italiana, l’industria dell’ottenere l’appalto in cui si è specializzata la cosiddetta società civile è il papà, la mamma è la politica, dei viadotti che vengono giù. E anche dei solai delle scuole che vengono giù. Anzi qui forse siamo a qualcosa di più.

Qui forse, sui solai delle scuole che cedono tre mesi dopo la fine dei lavori di ristrutturazioni (dei solai nelle scuole si sa ma di tanti altri solai mal rifatti non si scrive sui giornali e si parla in tv) c’è probabilmente qualcosa di più e di “oltre” i governi che sbagliano e la società civile che “ci sta”. Qui c’è e ormai trasuda una imperizia, una incompetenza diventate non più eccezione ma regola. Diventate condizione standard dell’operare, del lavorare.

E infine, ma non certo ultima, c’è una cultura. Una cultura, un modo di vivere che costituiscono l’habitat social/istituzionale, l’humus umano perché fioriscono viadotti penduli e solai tremolanti. La cultura che si è vista, è andata in scena a Palazzo di Giustizia a Napoli.

Palazzo di Giustizia, a Milano ingressi laschi quelli degli avvocati e addetti ai lavori e un Giardiello passa con la pistola. E uccide tre persone. Da quel giorno gli ingressi per avvocati et similia diventano in tutta Italia più o meno rigidi ma comunque rigidi. Forse troppo rigidi o forse no. Sta di fatto che a Napoli si formano file per entrare, per aprire borse, mostrare documenti, passare al metal detector. File lunghissime, forse la nuova procedura è troppo rigida o forse no.

La cultura, il modo di vivere è comunque quello che a decidere se la regola è rigida o no lo decide a furor di opinione e convenienza l’interessato. Gli avvocati esasperati per le file lunghissime che fanno? Protestano, scioperano? Si rivolgono ad istituzioni superiori? Chiamano la televisione? No, nulla di tutto questo. Sfondano invece il varco d’ingresso, spaccano una vetrata, feriscono quattro agenti e feriscono probabilmente anche qualcuno di loro stessi. E ovviamente, ritualmente, proclamano la professione “offesa” e “umiliata”.

Offesa e umiliata dunque dall’essere costretta a rispettare una regola introdotta a vantaggio della sicurezza collettiva. Forse, anzi di certo, una regola male applicata. Di certo mancavano metal detector a sufficienza. Ma la carica degli avvocati di napoli contro la regola non ha ottenuto, e non voleva, altri metal detector e altri varchi. Voleva e ha ottenuto l’esenzione per gli avvocati dai controlli. Corporazione e professione divenute gemelle sono salve, anche nell’onore.

Questa cultura, quella in cui ogni regola è ostacolo, anzi sopruso rispetto alla mia opportunità da cogliere, questa è la cultura, il modo di vivere che butta giù viadotti, finge di riparar solai, fa costare strade, ponti, ferrovie da tre a dieci volte più di quanto non costino all’estero, rende pericolosi scuole ed edifici pubblici (non è che quelli privati…). Governi inetti o distratti e tangentari sono specie funzionali e funzionanti in questo habitat umano.