Sgarbi fa il cafone in ospedale, grande successo di stampa

di Lucio Fero
Pubblicato il 18 Dicembre 2015 - 14:16 OLTRE 6 MESI FA
Sgarbi fa il cafone in ospedale, grande successo di stampa

Sgarbi fa il cafone in ospedale, grande successo di stampa (foto di repertorio Lapresse)

ROMA – Vittorio Sgarbi è un grande professionista, anche nelle situazioni più difficili non molla la parte. La parte del cafone che per lui è una seconda pelle (o la prima?). La parte del cafone magistralmente interpretata è valsa a Sgarbi l’unanime riconoscimento dello status di personaggio. Per le televisioni è un personaggio, un arricchimento di qualunque talk-show. Per la carta stampata è un personaggio, uno che regala comunque titoli. Per la cultura, leggi dell’arte, è un personaggio. Magari strambo, magari intriso di simil futurismo assai vintage, magari farcito di dannunziane movenze, ma comunque un personaggio. Capace insieme di un parere colto (talvolta simil colto ma chi vuoi colga la differenza?) , di un sasso nello stagno, di un pitale rovesciato in piazza…

Per la gente Sgarbi è un personaggio, uno che sta in tv, uno che dà del tu ai politici e poi li manda anche (in pubblico non in privato) a quel paese, uno che ha fatto successo e soldi. Insomma Sgarbi è per la pubblica opinione proprio un bel tipo, il tipo contrario dello sfigato. Lo sfigato, la figura che la pubblica opinione più volentieri lapida e fugge insieme. No, Sgarbi è con tutta evidenza uno che ce l’ha fatta. E per raggiungere questo traguardo Sgarbi ha con coerenza, impegno e professionalità scelto la strada, il ruolo, la parte del cafone. Gli viene naturale e quel po’ che gli mancava in natura l’ha affinato con ripetuti master in maleducazione pubblica, in cafonaggine civile.

Così che, sia pur in ospedale, sia pur come ha detto lui stesso senza esagerare “a mezz’ora dalla morte” (a proposito sinceri auguri di totale guarigione e soprattutto di piena salute in futuro), Sgarbi con professionalità e impegno non ha smentito se stesso. Neanche per un momento, appena cosciente, ha mollato. La parte del cafone. Ha chiesto infatti, ad alta voce ovviamente, una troupe televisiva in ospedale perché continuasse lo spettacolo…di se stesso. Ha recitato con successo la scena di quello che litiga con gli infermieri e li manda a quel paese quando questi vanno a fare i prelievi per le sue analisi. Da perfetto cafone si è girato dall’altra parte a dormire (recitato dormire). Con piena consapevolezza di se stesso e del suo personaggio aveva salutato il mondo con “Capre, sono ancora qua”.

Il “capre” era affettuoso più che cafone. Ma bisogna capire: quando l’ha pronunciato di fatto Sgarbi era ancora sotto anestetico. Appena lucido ha infilato la cafonaggine prepotente della troupe e del rifiuto dei prelievi. La cosa fantastica è il grande successo di stampa che le due iniziative hanno avuto. Stimoli, incentivi e premi al gesto cafone. Sgarbi quindi non può che soddisfare il suo pubblico, non tanto la gente quanto appunto le tv, i giornali…Sgarbi, il cafone nazionale che ha letto i libri e sa pure parlare, con queste virtù e attitudini può dire ciò che vuole, sarà sempre titolo e quindi anche notorietà/successo/quotazione/carriera/soldi…