Radio Maria licenzia per un’opinione? Ecco perché difendo il prete che non la pensa come me

di Marco Benedetto
Pubblicato il 10 Novembre 2016 - 09:10 OLTRE 6 MESI FA
Radio Maria licenzia per una opinione, ecco perché difendo il prete che non la pensa come me

Radio Maria licenzia per una opinione, ecco perché difendo il prete che non la pensa come me (nella foto padre Giovanni Cavalcoli, il domenicano al centro della controversia)

Radio Maria licenzia Giovanni Cavalcoli, il commentatore che ha collegato i recenti terremoti alle unioni civili e nessuno reagisce, anzi la reazione di molti è quasi compiaciuta, il provvedimento era atteso, un atto dovuto.

Siete sicuri che non ci sia qualcosa di sbagliato in questo? Siete sicuri che la stessa libertà di espressione garantita a Beppe Grillo e ai suoi discorsi eversivi non debba essere garantita a un prete che dice scemenze ma le attinge a fonti liberamente in circolazione come la Bibbia?

Un prete, un domenicano con illustri predecessori come Savonarola, dice fra i denti, sapendo di dirla grossa, proprio la butta là, una frase infelice, che i terremoti sono un segno che Dio è irritato per i nostri peccati, ad esempio le unioni civili.

Nessuno se ne accorge fuori dai numerosi ascoltatori della Radio Maria. A metterla nel ventilatore ci pensa monsignor Angelo Becciu (nome infelice per un vecchio orecchio genovese), uno dei nuovi consiglieri di Papa Francesco, con un debole per la demagogia e un occhio attento al consenso dei giornalisti.

Per qualche giorno siamo tutti come impazziti per l’oltraggio perpetrato da Giovanni Cavalcoli, fino al suo licenziamento da commentatore della radio. Una caccia alle streghe quasi come successe con i pedofili. A questo punto siamo tutti soddisfatti.

Mi chiedo se sia giusto. Non condivido la tesi di Giovanni Cavalcoli, per varie ragioni che spiego meglio sotto, non mi piacciono molto i domenicani, troppo legati all’Inquisizione, vergogna della Chiesa e della umanità, modello di quella Polizia del pensiero che, per quanto debilitata dalle recenti prove date nel ‘900, trova sempre nuovi adepti e mi pare in grande ripresa proprio in questi giorni e mesi.

Mi chiedo se non sia un altro, piccolo, passo verso il coprifuoco della libertà, di stampa è solo un accessorio.
Con l’aria che tira in Italia non è più in gioco solo il conformismo, sport nazionale da sempre. Con l’aria di sanculottismo e di peronismo che Grillo alimenta e diffonde e cavalca è un altro piccolo segno di cui avere paura.

Dire che Dio manda i terremoti perché non ha gradito le unioni civili è offensivo per Dio, che ha dimostrato avere una mira migliore. I predecessori pagani del Dio ebraico e cristiano avevano un senso di giustizia molto intenso e le tragedie greche ne rappresentano sublime e poetica testimonianza. Anche il Dio degli ebrei aveva una mira più precisa. Non se la prese con tutto il Medio Oriente per punire i peccatori di Sodoma e Gomorra, mirò giusto e distrusse solo quelle sue città. Anche Pompei, secondo un anonimo predecessore di padre Cavalcoli e di Radio Maria, rientrò in questo filone di tiro al bersaglio divino.

La storia offre altri esempi, notevole quello di Bernardo di Chiaravalle. Sosteneva che le nozze fra Eleonora d’Aquitania e il re di Francia non davano figli maschi perché avvelenate da incesto: Eleonora era vedova del fratello del re. Per completezza di informazione, come si usava dire, aggiungo che divorziarono (cioè le nozze furono annullate dal Papa in cambio della seconda crociata) e dalle rispettive successive nozze nacquero figli maschi e più di uno.

Saremmo al confine dello scherzo, se non fosse il momento. Il clima in Italia oggi mi mette a disagio. La parola d’ordine è “vaffanculo”, la parola d’ordine è no, proprio come per Jannacci: “Perché No”. Non servono motivazioni, c’è aria di manganelli.

Niente di allarmante? Invece molto. La libertà è un bene assoluto, non ci sono limiti. Certo è facile dirlo quando si tratta della tua, quando gli altri la esercitano su di te lo è un po’ meno, vedi, sempre in tema di terremoti, come gli italiani si sono raffreddati con Charlie Hebdo. In Italia esiste ancora il vilipendio, in teoria ti possono mandare in galera anche se insulti i vigili urbani.

Mi sento qualificato a difendere il principio: ho accettato insulti e vilipendi senza fiatare, la tua libertà è pari alla mia.

Mi sento a disagio in questo momento di Trump, Grillo, Salvini. Sento aria di manganelli. Ci hanno fatto studiare Manzoni non per nulla: sui banchi del liceo abbiamo imparato, quelli che lo hanno imparato, che la massa, la folla, è come un toro inferocito. Non è liberatoria, è nemica della libertà. Ho vissuto abbastanza per vedere gli effetti devastanti del mitizzato ’68, della mitizzata Rivoluzione culturale di Mao: non c’era signora bene di quegli anni che non fosse maoista. È un fiume avvelenato che ha distrutto l’Università, la scuola.

Se le leggi sono scritte male e vi inducono a votare No, l’origine è nei miti seguiti e inseguiti sulla spinta della stessa folla che oggi vota Trump e Beppe Grillo. Dove sono oggi quegli avvelenatori di pozzi? I più capaci li ritrovate tutti ben piazzati a destra, tutti in posizioni chiave, i loro nomi li ho tutti davanti.

Quel fiume avvelenato ha inquinato un po’ tutto in Italia. Ha corroso i giornali, ha corroso uno dei fondamenti della libertà, la libertà di stampa. Dopo la caduta del Fascismo era stata garantita, ancor più che dalle leggi, dalla sponda offerta da una magistratura coerente e attenta. Il potere giudiziario faceva da baluardo al quarto potere. Negli ultimi anni qualcosa è cambiato, hanno avuto inizio i distinguo, si ma e oggi può succedere di tutto. Ho scoperto che una cosa è il diritto di cronaca, una cosa è il diritto di una opera d’arte. Credevo che l’articolo 21 della Costituzione tutelasse ogni manifestazione del pensiero, ora la Corte di Cassazione ha detto che non è proprio così.

Che c’entra con tutto questo un prete che attribuisce a Dio la responsabilità dei terremoti? C’entra, c’entra…