Referendum, il suicidio: Voto No perché Renzi è antipatico

di Marco Benedetto
Pubblicato il 1 Dicembre 2016 - 08:02 OLTRE 6 MESI FA
Referendum, il suicidio: Voto No perché Renzi è antipatico


Referendum, il suicidio: Voto No perché Renzi (nella foto con BArbara D’Urso) è antipatico

Renzi o non Renzi? Questo è il problema, se sia più nobile dare una spallata a questo sbruffone toscano, arrogante e presuntuoso, oppure dargli fiducia e continuare nel tentativo ormai estremo di raddrizzare la nostra povera Italia.
I tanti Amleti italiani che hanno Matteo Renzi sulle scatole ci dovrebbero pensare bene prima di votare No al Referendum costituzionale di domenica 4 dicembre.
Siamo tanti cui Renzi sta antipatico. Ma non ci dobbiamo andare a letto e nemmeno a pranzo. Da lui ci aspettiamo solo che porti a termine il compito che si è auto assegnato proponendosi, con un piccolo golpe di partito, capo del Pd e del Governo.
A detestare Renzi in Italia sono legioni, sono milioni. Non capiscono niente di procedure e di Costituzione, pensano che i politici siamo tutti ladri (e non è vero, per la maggior parte), pensano che siano tutti incapaci (e è vero, per la maggior parte) ma non si rendono conto che
1. quei politici sono il nostro specchio, la nostra controfigura, se noi fossimo al loro posto non faremmo meglio, anzi, chissà, la prova che dà il Movimento 5 stelle ci dovrebbe fare riflettere,
2. Renzi è il primo politico italiano, dalla fine del comunismo e della guerra fredda, a guardare la realtà italiana senza ipocrisia o auto illusione e, resosi conto del disastro verso cui siamo avviati, cerca di cambiare le cose,
3. se Renzi fallisce, l’Italia scivolerà sempre più verso un destino di decadenza e di marginalità. Eravamo un Paese di poveretti, ancora mezzo secolo fa, vivevamo delle rimesse degli emigranti, appena raggiunto un posto dignitoso nel sistema industriale internazionale abbiamo subito la rivoluzione più lunga di tutte, un ’68 durato 15 anni, seguito da 15 anni di espansione e 10 di crisi, alternati.
Per 20 anni siamo stati in balia di un signore che pensava solo al bene delle sue tv e dei suoi nemici che non hanno usato ritegno alcuno né pudore per umiliarlo.
Il cinismo di quel signore ci ha abbandonati alla deriva che dal socialismo ci ha portato al peronismo, peronismo che, anno dopo anno, ci sta spingendo nell’abisso in cui Peron spinse l’Argentina.
Renzi sta provando, a mani nude, solo contro tutti, a fermare la slavina. Non è detto che c’è la farà, ma almeno ci sta provando.
Se vince il Sì, avrà un chiaro mandato per continuare nella erculea impresa di rimettere in piedi l’Italia e avrà da sei mesi a un anno e mezzo per continuare, con risultati si spera sempre migliori, le cose già avviate. Non tutto sarà perfetto, molti prezzi dovrà pagare al suo partito e ai suoi alleati, ma se proiettiamo i risultati di un anno e mezzo di lavoro possiamo sperare in qualcosa di positivo.
Se vince il No, qualunque cosa succeda nel frattempo, alle prossime elezioni, nel 2017 o nel 2018 ch sia, vincerà Beppe Grillo e per noi, per tutti quelli che abbiamo lavorato una vita e partecipato alla trasformazione da nazione contadina posto medievale a Stato industriale moderno e democratico, sarà la fine.