Terremoto, ricostruzione. Vasco Errani: non c’è organizzazione. Ora sarà peggio

di Marco Benedetto
Pubblicato il 21 Agosto 2017 - 14:09 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto del Centro Italia del 2016, ricostruzione. Vasco Errani: non c'è organizzazione. Ora sarà peggio

Terremoto, ricostruzione. Vasco Errani: non c’è organizzazione. Ora sarà peggio (foto Ansa)

Perché è fallita la costruzione post terremoto in Centro Italia di un anno fa? La risposta la diede, a porte chiuse, mesi or sono, lo stesso uber commissario Vasco Errani:

“ci voleva una governance totalmente differente, bisogna fare un’altra governance se no non ce la faremo

“non esiste che per cominciare a fare le casette si attenda di avere il fabbisogno definitivo di tutte le casette

“non esiste la centralizzazione della ricostruzione si ricostruisce solo nel territorio

“tutto l’impianto non è centralizzato, già da ora non è centralizzato

“anche i sindaci possono diventare stazione appaltante per le casette per il provvisorio per il commercio

“ma bisogna darsi una organizzazione, decidiamo decidetelo”.

La registrazione fu pubblicata sul sito di Panorama ma non ebbe molta risonanza.

Il problema non sono gli uomini né le donne. Il nodo è nella organizzazione, nel sistema, nel metodo. La colpa di Vasco Errani è tutta lì nel non avere saputo costruire un modello decisionale diverso. Anzi, di averlo accettato e subito come un dogma.

C’è stata troppa confusione, troppo intreccio di poteri e di competene, troppi interessi in contrasto dietro il fallimento della ricostruzione post terremoto targata Vasco Errani. Andrà solo peggio se, invece di concentrare il massimo di poteri in una sola persona (non legibus soluta come pretendeva Bertolaso, ma con forte autonomia di decisione, come vuole l’emergenza) il potere sarà ripartito fra gli occupanti di una cabina di regia supervisionata da uno o due ministri e occupata da i presidenti di quattro regioni.

Terremoto, ricostruzione, protezione civile sono tre parole con la macumba. I giornali si fermano a registrare i fatti. Non ci fanno capire. I fatti dovrebbero fare riflettere:

i ritardi: macerie quasi del tutto al loro posto un anno dopo il terremoto di Amatrice, cerimonia per la consegna delle prime casette di emergenza con quasi un anno di ritardo, poche stalle, scuole nel caos, rabbia crescente degli sfollati. «Siamo in ritardo», la litania costante degli ultimi mesi;

gli abbandoni: lascia il super commissario alla ricostruzione, Vasco Errani; un paio di settimane fa si era dimesso infatti all’improvviso per «motivi personali» il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Vale la legge della privacy per un uomo che occupava una delle posizioni più importanti in Italia? Possibile che non ci sia una informazione più precisa anche se dolorosa e impietosa?

Competenze, troppi galli a cantare, ciascuno tira dalla sua parte. Ecco la chiave del fallimento della ricostruzione guidata da Vasco Errani. Vasco Errani non è stato capace di dominare le spinte contrastanti che hanno paralizzato la sua azione. Lo ha travolto la sua impostazione “dal basso”, sua o di chi gliela ha imposta, che lo ha privato dei poteri necessari per arrivare in fondo. È mai possibile che fra i poteri imperiali di Bertolaso e l’attuale caos lor signori non siano stati capaci di trovare una terza via?

Lo scenario che sembra prospettarsi, anticipa Giovanna Casadio su Repubblica, è una task force composta da Nicola Zingaretti, il governatore del Lazio, da quello dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso, da Catiuscia Marini alla guida della Regione Umbria e da Luca Ceriscioli delle Marche. Ma a supervisionare l’operato dei governatori potrebbe essere il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi o il ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti.
Errani ha pronti i dossier e decine di progetti per la ricostruzione che consegnerà a Gentiloni e ai presidenti delle Regioni.
Ma leggere le righe qui sopra vengono i brividi e i più funesti presagi. E anche a leggere qui sotto la cronaca di Alberto Gentili per il Messaggero.
Matteo Renzi non ha mandato giù la decisione di Errani di lasciare il Pd e di passare con Articolo 1-Mdp. L’addio di Errani apre la strada a uno scontro tra palazzo Chigi e i governatori Nicola Zingaretti (Lazio), Luciano D’Alfonso (Abruzzo), Catiuscia Marini (Umbria) e Luca Ceriscioli (Marche). Il commissario straordinario, memore di ciò che era accaduto dopo il sisma del 1997 in Umbria e Marche e il terremoto del 2012 in Emilia Romagna, ha più volte suggerito di assegnare i poteri straordinari per la ricostruzione alle Regioni. Obiettivo: ritornare alla «normalità» delle funzioni dei governatori, anche in considerazione delle scelte urbanistiche che andranno affrontate nei territori.
I presidenti regionali, dopo l’addio di Errani, assumerebbero il ruolo di commissari alla ricostruzione. A palazzo Chigi resterebbe un mero potere di coordinamento affidato a un ministro o a un sottosegretario. Questa impostazione non piace a Gentiloni. Il premier intende procedere alla nomina di un nuovo commissario. «I nomi? Vedremo. E’ presto per farne. Decideremo a ridosso del 9 settembre. E se Errani volesse essere rinnovato, porte aperte. Se invece confermasse l’addio, com’è probabile, lo ringrazieremo per il grande lavoro svolto e nomineremo il suo successore». Spiega chi ha in mano il dossier: «Se si affidassero i poteri straordinari ai governatori, nominandoli commissari, si sconvolgerebbe il quadro normativo e si perderebbe un sacco di tempo. La ricostruzione, invece, deve marciare a passo spedito».
Un pezzo del futuro politico di Gentiloni e anche del Pd si gioca sulla ricostruzione.

La torta della ricostruzione dopo il terremoto è un affare gigantesco. Anche dando per scontata la onestà personale di tutti i personaggi interessati, non si può fingere di ignorare che legittime ambizioni politiche, elettorali, economiche di partiti, amministrazioni locali, imprese. Errani non  stato capace di governarle.

Le dimissioni di Vasco Errani da Commissario alla ricostruzione post terremoto ripropongono la domanda da un milione: come è possibilie che un anno dopo il terremoto di Amatrice solo una minima parte delle macerie sia stata rimossa e solo pochissime casette siano state piazzate?

Vasco Errani si offende quando lo accusano di lasciare per rincorrere una candidatura col compagno Pierluiggii Bersani: “Vi sembro persona da inseguire le poltrone?”. Dopo avere occupato la massima poltrona in Emilia Romagna, una delle regioni più ricche e prospere in Italia; dopo essere stato gran khan della ricostruzione, a quali poltrone poteva aspirare? Primo ministro? Ministro degli Esteri? Presidente della Camera o della Corte Costituzionale?

La domanda suona un po’ fuori bersaglio. Meglio si capisce la situazione ascoltando la registrazione, pubblicata mesi fa da Panorama, dello sfogo di Errani a una riunione di ricostruttori.

L’audio citato da Panorama: ascoltate qui. Questa la ricostruzione del Sole 24 Ore. Errani, nel chiuso di una stanza con gli altri amministratori, avrebbe sottolineato «il fallimento dello Stato, che lui stesso rappresenta, nella gestione delle fasi successive alle terribili scosse che hanno messo in ginocchio diversi paesi di Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio». «Errani ha detto più volte ‘non esiste’, di fronte all’evidenza della consegna delle casette, della quasi totale inagibilità delle stalle. Rivolgendosi ai sindaci – prosegue l’articolo – Errani ha testualmente parlato di un quadro drammatico a cui si aggiunge la beffa dei sopralluoghi»”.